Mi concedete un attimo di vanagloria? Ieri, 15 luglio, alla Rocca dei Papi di Montefiascone, si è svolta la premiazione del
1° Concorso letterario Roccarea
organizzato dall’ Associazione culturale Staff.
Erano previste tre sezioni:
1. poesie
2. racconti e saggi
3. libri editi
Con lo spataffio che trovate qui sotto ho vinto il primo premio della seconda sezione.
Vanagloria, ho scritto: i concorrenti erano quattro gatti …..
…. ma fa piacere, dai – sempre meglio che andare dal dentista.



Il Commissario Carletto Brambilla detto Cicianebbia e i delitti del 567

567 colpi di temperimo, inferti con la precisione di un malato di Parkinson in preda a delirium tremens. Il cadavere non aveva un aspetto tanto florido, a mollo in due pozze di sangue rappreso: una del diametro di 53 cm; l’altra ne misurava 56,7. Il commissario Carletto Brambilla detto Cicianebbia - per via delle sue origini meneghine - trascrisse meticolosamente la seconda cifra sul suo taccuino: da tempo annotava i record relativi a vari aspetti della sua professione. Una volta in pensione, li avrebbe raccolti e pubblicati in una sorta di ‘Guinness dei primati polizieschi’. Ignorava che non sarebbe mai giunto a quel mitico stadio della vita umana: sarebbe morto precocemente, stroncato da un’overdose di noccioline americane speziate e cocacola, durante un appostamento notturno. (Glielo anticipo qui per puro sadismo)
Difficile intuire l’identità del cadavere, per via dell’efferato tagliuzzamento; ma il commissario Brambilla non ebbe dubbi: era una donna, come recitava la carta d’identità trovata nella borsetta lì accanto. ‘Segni particolari’ – lesse – ‘Una profonda cicatrice sul mento’. Un destino.
Le note di ‘Gianni il bassotto, che poliziotto’ (la sua mitica suoneria) lo trafissero mentre, a casa, era assorto nella contemplazione del suo tesoro: una collezione mondiale di francobolli dedicati ai più grandi detectives della storia. “Commissario, corra subito in via dei Ciclamini, al 123: è stato commesso un altro efferato omicidio”. Quando chiamavano lui, sbuffò mentalmente, gli omicidi non erano mai serafici o anche solo banali.
In effetti, la donna non era conciata molto bene: l’assassino l’aveva sminuzzata, disossata e ficcata in un tritacarne da macelleria. Sul tavolo della cucina giacevano allineate in 20 file da 28 + 1 da 7 ben 567 polpettine (crude, constatò perplesso). “Questa volta la Scientifica – pensò malignamente - avrà seri problemi a stabilire se c’è stata violenza carnale”.
Che fosse una donna non c’erano dubbi: l’assassino, con molta professionalità, le aveva tolto lo scalpo biondo, lasciato poi lì in bella vista. Era di quelli, pensò il commissario Brambilla, che non sopportano di trovare capelli nelle polpette.
“567 … stesso numero del delitto precedente … particolare interessante” annotò di passaggio.
Nei due giorni successivi, non accadde nulla degno di rilievo, salvo l’inizio della terza serie televisiva di ‘Orgoglio’. Imperdibile, per Carletto detto Cicianebbia.
Si era circa a metà della seconda puntata, quando il vibracall del cellulare fece tremare la scrivania dove l’aveva depositato. Per un paio di secondi sperò fosse il vibratore della moglie; poi, il senso del dovere gli comunicò che cercavano proprio lui.
Un altro (cristo, ci voleva l’apostrofo?) omicidio?! Nemmeno gli orari di servizio, rispettavano! Imprecando come un allenatore di calcio prossimo all’esonero, si recò sul luogo del – manco a dirlo – efferato delitto, in via Paolo Fabbri, 43. La donna presentava un lungo squarcio dal mento al basso ventre: i due labbri della ferita erano stati ben divaricati con lo scotch da pacchi trasparente e all’interno le avevano ficcato 567 baci Perugina. Ne scartò uno: dalla patina bianca depositata sul cioccolato dedusse – argutamente – che il delitto era stato premeditato da tempo. Compiaciuto della sua arguzia, si ficcò distrattamente in bocca il cioccolatino bernoccoluto – ma non erano più i Baci di un tempo.
La causa della morte l’avrebbe stabilita la scientifica. Particolare inquietante: nessun bacio Perugina era stato inserito dove te lo saresti aspettato.
Sul sesso della vittima, anche questa volta non c’erano dubbi: l’assassino le aveva ficcato in bocca la carta d’identità. Della vittima, dico.
Ancora una volta 567; ancora una volta una donna; ancora una volta una tecnica tutta particolare. Brambilla cominciò a sospettare un qualche collegamento fra i tre omicidi.
Leggere le avventure di Sherlock Holmes adagiato sulla tazza del cesso era ciò che lo faceva star meglio quando si trovava al commissariato. Gli lubrificava le giunture tra sinapsi e neuroni. Proprio per questo non tollerava di essere interrotto; men che meno dalla stridula voce di Ciccio Mezzasalma, il suo vice. Nonché aspirante a soffiargli il posto: bastava che il commissario si installasse sulla tazza e recuperasse il punto dove la sua lettura si era interrotta nella seduta precedente, perché subito Mezzasalma – detto Cada’ – sentisse l’impellenza di imitarlo. “Spirito di emulazione” dicevano i colleghi. “Rompicoglioni” tagliava corto Brambilla.
Quella volta, però, Cada’ non sollecitava lo sgombero del bagno: “Ciciane’, hai da corre in via dei Matti, al numero zero ….”.
“Un altro efferato delitto (ma ‘sto apostrofo, ci voleva o no …?)!” uscì strozzato dalla gola dell’ormai rassegnato commissario. Lui che non era un cultore della fase anale (ne ignorava persino l’esistenza), era spesso costretto a trattenere le feci e leggere a strapponi gli episodi del suo Sherlock.
La scena dell’efferato delitto era di quelle che tolgono l’appetito anche a un Bistecone Galeazzi: su di un bancone frigorifero da macelleria stavano esposti in bell’ordine, meticolosamente recisi o sezionati, gli organi interni e le membra di un corpo umano. Lo colpirono in particolare le tette: come tutti i maschi italiani, era un mammone. Il sangue era stato raccolto in scurissime bottiglie da vino: “Sta’ a vedere che non sopporta la vista del sangue, il signorino”, cogitò il Carletto.
“La Scientifica ha già scartato l’ipotesi del suicidio” disse con tono grave Cada’. “La Scientifica farebbe meglio a scartare caramelle” ribatté scocciato il Commissario, come sempre quando qualcuno lo precedeva in qualche arguta conclusione.
Poi, un dubbio lancinante contribuì a rimettergli in moto il processo bruscamente interrotto dalla chiamata di Cada’: “Qualcuno ha contato i pezzi esposti? No, non dirmelo: 567!” gemette in preda ad atroci spasmi intestinali.
Corse al gabinetto - un brivido lo trafisse mentre adagiava le sue, là dove avevano giaciuto un tempo le chiappe che ora facevano bella mostra di sè nel bancone frigorifero. Conseguita la fase di plateau (qualsiasi cosa significasse), una verità gli si impose inappellabile: circolava per le strade della sua città un pericoloso psicopatico, devoto del numero 567 e della pratica di ridurre a mal partito le sue vittime.
“BASTARDO, CHI SEI?” urlò dentro di sé, con tale veemenza che i timpani si proiettarono all’esterno. Poi, come 2 più 2 fa 4 e come oggi fa caldo, la verità si fece strada nella Porta Portese del suo cervello sempre in fermento. Una sola persona poteva aver architettato omicidi così raffinati, legati fra loro da una sottile trama diabolica.
Una sola persona, dotata di una cultura mostruosa, spaziante da Orietta Berti a Francesco Guccini, passando per Sergio Endrigo.
Una sola persona ….. una persona sola, un serial killer che agiva in modo incongruo, quasi beffardo …. Un comical killer!
Distrutto, tornò a casa. Sedette, soprapensiero, a contemplare la sua collezione di francobolli; come un automa, iniziò a contarli: 567. Ancora quel numero, porca malora!
Andò allo scaffale della libreria dove teneva gelosamente conservati i volumi di Sherlock Holmes, in edizioni diverse, alcune molto vecchie. Un impulso irrefrenabile lo spinse a contarli, con la mano che vibrava come la voce di Albano all’ultimo Festival di Sanremo: 567!
Brividi lungo la schiena; formicolio di cellule cerebrali, crampi alle meningi.
Si trascinò allo scaffale dei suoi amati LP, dove, tra gli altri, stavano dischi della Berti, di Guccini, di Endrigo. Un rapido conteggio: 567!
Il tarlo del dubbio si insinuò nel suo cervello. Crollò sulla poltrona e lo lasciò lavorare così a fondo, che dopo un paio d’ore gli usciva la segatura dalle orecchie. Infine, la lucida consapevolezza e l’altrettanto spietata decisione. Corse in bagno, aprì l’armadietto dei farmaci, ne tolse tutte le confezioni. Contò 567 fra pillole, pastiglie, compresse e cerotti; inghiottì tutto a manciate, senza preoccuparsi di leggere le date di scadenza.
In quel preciso istante la pendola del soggiorno cominciò a battere le ore: 567 tocchi.
Nel frattempo, il quasi ex commissario Carletto Brambilla detto Cicianebbia rifletteva … riandava all’infanzia … alle cattive suore dell’asilo che lo costringevano a mangiare polpette schifose e gli sequestravano invece i baci Perugina … all’asilo … al numero civico dell’asilo: 567! … alla prostituta che l’aveva violentato a soli 13 anni (lei) …. la mamma che insisteva a volergli sminuzzare la bistecca nel piatto quando aveva 30 anni (lui) ….. e ....
Saranno stati i cerotti acquistati dal solito venditore porta-a-porta oppure i farmaci scaduti; fatto sta che la morte lo colse fulminea, senza spasmi. Nemmeno cerebrali. Nemmeno il tempo di ricordarsi che, l’anno prima, aveva prestato a quel bastardo del brigadiere Strambi due Lp di Little Tony e che tre attempate edizioni di opere di Sherlock erano dal rilegatore.
Cada’, piante le lagrime che aveva da piangere, il dubbio gli venne: 567 mutandine col pizzo, teneva nel comò il povero Cicianebbia. Ma quante cazzo volte se le cambiava, in una settimana?!
Non ebbe la curiosità di contare né i francobolli né i libri né i dischi.
Del resto, lo sapevano tutti che lui non contava niente.