mi balena in testa"



Fare il navigatore solitario è mica ‘sta vita facile e felice che tanti pensano. Lascia perdere che quando giochi a carte puoi fare soltanto e sempre il ‘solitario’; il dramma è che, quando sanno che sei un navigatore solitario, tutti ti guardano con un sorrisetto malizioso … e sai già a che pensano: “Eh, voialtri maestri del vizio solitario…”.
Invece, dopo settimane - a volte mesi - di solitudine, ti scoppia dentro la voglia feroce di un gioco di coppia. Prepotente. Una voglia bestiale, senza freni, senza senso della misura.
Quando sentite un navigatore solitario che, alla domanda: “Dove sei stato?” risponde: “In culo alla luna”, vedete un po’ se non sia il caso di prenderlo alla lettera. E comunque, mai augurare a un navigatore solitario: “In culo alla balena!”.
Sentite un po’ questa….. Ero lì che tentavo di entrare nel Guinness dei primati come il primo navigatore solitario ad aver fatto il giro del mondo senza scalo e consumando il minor numero di rotoli di carta igienica - segno che me l’ero fatta sotto meno degli altri. Il tempo mi era stato ostile, rallentando non poco la mia corsa e costringendomi a razionare la carta igienica.
D’un tratto, nel bel mezzo del Pacifico, cala la bonaccia. Giorni, settimane senza un alito di vento, gli fosse pure puzzato d'aglio come tutti i cinesi messi insieme. La superficie del mare era piatta come l’Elettroencefalogramma di Bondi.
Navigando a vela, non potevo fare niente più che pescare, pulire la barca, riempire schemi di parole crociate. Due balle.
Dopo tre settimane - in viaggio ormai da un paio di mesi – ero caduto in preda all’ozio – che, si sa, è il padre di tutti i vizi. I sogni erotici avevano intriso di lascivia ogni angolo della barca; le mie erezioni facevano sempre più concorrenza all’albero maestro. Naturalmente, nemmeno l’ombra di un naufrago, maschio o femmina che fosse.
Poi, una torrida mattina, mentre languivo supino sul ponte, scorsi in lontananza uno sbuffo: era una balena, che forse aveva adocchiato l’albero maestro e mi lanciava inequivocabili ammiccamenti. Finalmente un mammifero, anche se acquatico!
Calata la scialuppa, mi lanciai all’inseguimento. Non ebbi dubbi sul fatto che si trattasse di una balena femmina, perché la troia – come tutte le femmine – cominciò a sfuggirmi, salvo fermarsi non appena si rendeva conto di essersi troppo allontanata.
Fuori c’era bonaccia, ma dentro di me si era scatenata un’autentica tempesta ormonale: l’odore della femmina in calore mi stava mandando ai pazzi.
Novello capitan Achab, mi lanciai all’inseguimento della mia Moby. Era eccitata anche lei, ne ero sicuro, perché sculettava da provocare un maremoto.
Accelerai. Lei inchiodò – e davvero finii in culo alla balena. Mi ritrassi prontamente, perché: va bene more ferarum, ma là dove dio comanda.
Non fu facile, perché la troia, avida di piacere, si dimenava e mi costava non poca fatica mantenermi aggrappato a lei, mani e piedi.
Ma alla fine – come nei migliori romanzi d’amore - ci riuscii.
E fu fantastico, indimenticabile. Soprattutto per la cetacea, che, poverina, era abituata a fare tutto in un baleno. Io, invece ….
Ancora oggi, quando passo da quelle parti, lei mi corre incontro, mi fa l’occhiolino e mi inonda con uno sbuffo carico di effluvi. Da allora non c’è stato più niente fra di noi, perché ci è stato da subito chiaro che avevamo entrambi perso la testa.
Ora lei è felicemente coniugata con un tipetto dal quale preferisco tenermi alla larga, data la stazza. Ci siamo impegnati a restare buoni amici, ma lei sa di essere stata il più grande amore della mia vita.
“Ambarabà cicì cocò
tre balene sul comò
che facevano l’amore
col solitario navigatore.