(Molto da leggere ma ne vale sicuramente la pena)
Il signore dell’intorto
Introduzione
Negli annali dei templari che proteggono le lande di Bazzano, viene spesso menzionato il periodo più oscuro della nostra storia, in cui tutta la popolazione femminile era stata rapita da un facoltoso proprietario terriero che abitava i nostri territori. Tutti temevano la potenza di questo essere malvagio, e la popolazione delle lande, tutta al maschile, temeva di estinguersi in poco tempo.
Solo un gruppo di giovani e nobili eroi si oppose alla tirannide, un gruppetto di eroi che con il loro coraggio liberò le lande dalla grande minaccia del Signore Dell’Intorto.
Capitolo 1 - E la storia comincia...
I due soli che illuminavano le lande di Bazzano si alzarono dall’orizzonte, emanando una luce sinistra sulle macerie della Rocca che dominavano le strette viuzze della città. Un araldo di Lord Gibbo l’Oscuro, successore di Lord Socio l’ancora più oscuro, con una voce molto effeminata svegliò gli abitanti con un’annuncio:
“UDITE TUTTE!”
Subito gli uomini tornarono a dormire.
“Lord Gibbo l’Oscuro, rispettato e stimato dominatore di Bazzano Town, invita con obbligo di presenza tutte le fanciulle delle Lande al suo castello, al fine di festeggiare il termine delle guerre per la conquista della roccaforte della Muffa! Siete tutte invitate, dalla più bella alla più brutta, dalla più ricca alla più povera! Verranno distribuiti sesterzi e cibarie a chi verrà ! L’ingresso è severamente vietato agli uomini, i trasgressori verranno puniti con la condanna a morte! Questo è tutto, ho detto.”
Un crescente fermento crebbe tra gli animi delle fanciulle. Dopo tutti quegli anni di guerra, finalmente un po’ di svago, finalmente un po’ di divertimento. Certo, l’ingresso agli uomini era vietato e Lord Gibbo l’oscuro non era quel granché. Però per una sera, mentre i loro mariti si sarebbero recati alla casa d’appuntamenti più vicina, anche le donne anziché marcire davanti ai fornelli, si sarebbero divertite.
Il grande giorno arrivò. Tutte le ragazze del regno, imbruttite dagli stenti della guerra, si erano truccate alla bene e peggio per sembrare più attraenti, anche se in realtà lo facevano solo per suscitare invidia nelle altre invitate, perché l’unico uomo presente era, come ho già detto, Lord Gibbo l’Oscuro e, come ho già detto, non interessava a nessuna.
La marea di ragazze si trovò davanti al portone del castello, e vennero accolte dal chierico cerimoniere Sergay di Stalingrado, fedele servitore di Lord Gibbo. “Per di là” disse “si va nella sala da ballo”. Una volta che tutte le fanciulle si furono ammassate all’interno della sala, Sergay chiuse ermeticamente le porte. Le luci all’interno della sala si abbassarono, e Lord Gibbo fece il suo ingresso.
“Salve a tutte” disse “Vedo che l’atmosfera non è ancora calda. Va bene se vi racconto una barzelletta? No? Beh prima di dire qualcosa sentite questa : Sapete come è nato il fucile? Quando un carabiniere chiese a un altro carabiniere : «mi allunghi la pistola!» Har har har!!! Mi allunghi la pistola !!! beh? Non l’avete capita? Ve la spiego? No? Beh allora sapete che mio cuggino una volta ruttando gli è uscito lo stomaco dalla bocca? Non vi interessa? Guardate che c’ero anche io, l’ho visto! Dovevate vederle, tutte le budella che uscivano... cioè o eh ? Bene... vedo che l’atmosfera ora si è riscaldata... sarà stato che ho scorreggiato, har har har! No? Beh, in ogni caso...”
Ora il tono della sua voce si fece serio.
“...Vi chiedereste perché io vi avrei convocato qui.” Lord Gibbo è uno che sa usare i congiuntivi. “Semplice, perché voglio spupazzarvi tutte quante! Sono stanco di essere stato circondato da valletti castrati e da ricchioni per tutti questi anni! Ora verrete con me, e ci divertiremo un bel po'! Har har har!”
Così dicendo, Lord Gibbo fece un passo e mezzo avanti, una pausa di 7,4 secondi, e un passo indietro, un giro su sé stesso di 230° in senso antiorario, una pausa di 3,5 secondi, 5,32 passi avanti, 2,1 passi di lato come faceva Michael Jackson in "Moonwalker", 1/4 di passo avanti, puntò l'indice della mano destra verso le attonite fanciulle ed in un lampo sparì, con tutte loro.
Intanto, fuori dalla stanza da ballo, Sergay sentendo strani rumori sfondò la porta ed entrò nella sala. Figurarsi il suo stupore quando vide che non c’era nessuno. “E ora?” pensò “Ora che ho perso il datore di lavoro come me lo pago il Trivial Pursuit™ ? E come avrà fatto a sparire con tutte quelle femmine? E a quale scopo lo avrà fatto? E soprattutto, chi cazzo è Michael Jackson?”
Capitolo 2 - La balotta dell’intorto
Intanto che Sergay si poneva questi dubbi amletici, vagava per le lande Ser Battista da Burdigone, per gli amici Batty. Era un giovane mago appena patentato che bighellonava per varie contrade ansioso di provare gli incantesimi che aveva imparato all’accademia. Si era iscritto all’accademia dei maghi per imparare alcune magie che gli rendessero la vita sentimentale più facile (si sa che a quei tempi le fanciulle la davano via molto meno facilmente). Durante la sua permanenza all’accademia scoprì di avere un’autentica passione per l’arte occulta, tanto che passò gli esami finali con il massimo dei voti. Ora che la scuola maghi era terminata, era tornato in lui l’interesse per l’altro sesso e così stava gironzolando per le lande in cerca di giovani fanciulle, anche se con scarsi risultati. Infatti di ragazze non ce n’era neanche l’ombra.
Con una catenella da Water Closed aveva legato il fedele grimorio alla cintura e portava in mano un bastone che al posto del pomello aveva un’immagine terrificante che era il simbolo della sua casata : il burdigone, il noto mostro mitologico che con la sola occhiata rendeva impotenti gli uomini che lo guardavano.
Durante uno dei suoi tragitti senza meta, incontrò un gigantesco guerriero che teneva un grande martello da battaglia sulle spalle. Quando da lontano lo vide, subito tenne pronto il libro degli incantesimi per metterlo fuori combattimento, ma il guerriero si rivelò amichevole.
“Buongiorno a te, gentile amico. Hai per caso qualcosa da mangiare?” chiese il guerriero.
“Beh.. dipende, signore. Come vi chiamate?”
“Signore? Io non vedo nessuna signora, forse hai dei problemi alla vista, dato che ne vedi più di una.”
“Ma no.. quello era un plurale maiestatis!”
“Plurale maiestatis direi proprio di no.. siamo in febbraio, quindi sarà più opportuno il plurale maiinvernis!”
“Lasciamo stare. Come ti chiami?”
“Mi chiamo Ser Montone Farinaceo da Tigella, gli amici mi chiamano Monta, i nemici mi chiamano il Tigellone. A dire il vero io non ho nemici, anche perché coloro che mi chiamano Tigellone li ho uccisi tutti con una gentile pigna sui denti. He he he.”
Il Tigell...volevo dire il guerriero, era armato con un grande martello da guerra che ricordava un batticarne, e come arma supplementare lanciava dei dischi farinacei che si insinuavano nel corpo del nemico e lievitavano così da farlo esplodere. Queste armi speciali venivano usate il meno possibile, perché solitamente Ser Monta se le mangiava.
Considerando che un guerriero del genere era meglio averlo come amico che come nemico, il mago evitò di chiamarlo Tigellone, e questa fu un’ottima mossa perché grazie alla sua accortezza diventarono subito amici. Bisogna anche dire che i due avevano in comune un senso dell’umorismo al limite della demenzialità, che se da loro era apprezzato, da tutti gli altri era considerato terrificante.
I due trascorrevano le loro giornate alla ricerca di qualcosa: Batty di una ragazza, Monta di qualcosa da mangiare. Durante un’escursione in un bosco furono assaliti da un elfo.
“Altolà! State entrando nelle lande del Tavò, identificatevi!” disse l’elfo.
A quest’ordine Ser Montone estrasse dal taschino uno specchietto, e guardandosi disse “sì sì stia tranquillo, sono proprio io!”
“Non in quel senso, imbecilli” Disse l’elfo “ditemi chi siete!”
dopo che i due dissero i loro nomi, lo sconosciuto disse : “Piacere di conoscervi, io mi chiamo Lord Alvaro della Casata dei Tavò, ma gli amici mi chiamano Della”.
“Della?” chiesero gli altri due?
“Sì” rispose Alvaro “E’ usanza di noi elfi usare come soprannomi delle preposizioni articolate.”
“Beh” chiese Ser Montone “e se uno si chiama Nello lo soprannominate In ?”
Nessuno gli diede ascolto.
Il gruppetto era formato da tre baldi avventurieri, alla ricerca di qualcosa : Battista e Alvaro cercavano femmine, il cavaliere delle tigelle andava cercando da mangiare. Un momento, questa frase l’ho già detta una pagina fa.
Beh, durante i loro vagabondaggi i tre si recarono a Bazzano Town. Stranamente i cancelli erano chiusi. Sergay, il chierico cerimoniere di Lord Gibbo l’Oscuro.
“Che volete?”
“Mah, pensavamo che qui nella capitale delle lande ci fosse ciò che stiamo cercando.”, risposero i tre avventurieri all’unisono.
“Beh, certo non c’è quello che sto cercando io” disse Sergay “ma se volete posso vare compagnia a tre bei maschioni come voi, mi volete nel vostro gruppo?”
“Perché no!? Così potrai aiutarci a superare le avversità che ci si pareranno davanti” disse il Tig.. volevo dire Ser Monta.
“Fantastico! Io mi chiamo Sergay il lupo grigio omosessuale plumone ed alopecico da Stalingrado, voi chi siete bei figaccioni? ”
A questa domanda i tre rabbrividirono. Un sodomita nel gruppo non era certo qualcosa di edificante. Allora Ser Battista ebbe un’idea folgorante :
“Lancerò un incantesimo!”
“Wow, finalmente il primo incantesimo di questo libro!” Disse Ser Monta.
Le parole del mago risuonarono nella radura davanti ai cancelli :
“PROTEZIONE ANALE! Ad renovata salutem chiapparum «H» Preparationis Evocatio, vas-des-in-mani... Ah, no scusate, quello è l’incantesimo di cura, aspettate che riprovo.”
Dopo aver consultato rapidamente il suo grimorio, Ser Battista ritentò :
“PROTEZIONE ANALE 2.0 ! Ob timorem fricchettonum ego clamo protectio culibus virorum, In - sanct - des - flam - ylem ! ”
Con un fragoroso “Swoooosh” un’aura azzurrina si depositò sul deretano dei tre avventurieri, ora Sergay avrebbe anche potuto essere l’ultimo della fila, tanto ad ogni tentativo il suo “biscottino” avrebbe preso fuoco.
Capitolo 3 - Un bardo bastardo
Nonostante avesse già raggiunto quattro elementi, il gruppo di avventurieri non aveva ancora una meta, ma l’incontro con uno strano figuro cambiò la situazione. Seduto su di una roccia, vi stava un giovane musicista vestito di pelli di animali, che al fianco teneva una sciabola finemente lavorata e sulla spalla un mandolino di legno pregiato. Sul volto teneva una specie di maschera che gli copriva gli occhi, forse per ripararli dal sole. Quando vide arrivare i quattro eroi, si fermò a parlare con loro.
“Salve!” disse “Qual buon vento vi porta dalle mie parti?”
“Buon vento?” rispose ser Monta “Direi proprio di no, visto che questo imbecille di un mago ci ha fatto un incantesimo che come controindicazione ha degli attacchi improvvisi di meteorismo.”
“Ehi non è colpa mia!” replicò il mago “non c’era scritto sul libro di incantesimi che la protezione anale ti fa scorreggiare come un cane!”
“Probabilmente è che in mancanza di muschio sanguinolento come reagente hai usato fagioli” disse lo sconosciuto. “Anche io me la cavo abbastanza bene con la magia, anche se di professione sono un bardo.”
“Un bardo?” Dissero gli altri “che ca££o è un bardo!?!”
“Un bardo bastardo?” chiese Ser Monta.
“O un bardo codardo?” chiese Ser Battista
“Un bardo dallo sguardo maliardo!?” chiese Ser Alvaro.
“magari è più veloce di un ghepardo!” disse Ser Monta.
“Di certo ha un aspetto goliardo!” disse Ser Battista.
“(e magari ha un parente che si chiama Riccardo?)” Disse Ser Alvaro.
“Che bel maschione” disse Sergay, spaventando notevolmente il musicista che si arrampicò su un albero,
“Io giù non ci torno finché non mandate via quel gay! Che schifo!” disse il bardo.
“Non dicevo a te” disse Sergay “sei troppo giovane per me, invero mi riferivo a quell’omaccione estremamente peloso che ci sta venendo incontro seguito da tanti bei giovanotti!”
I quattro eroi si misero subito sull’attenti, pronti a respingere un eventuale attacco di quel piccolo gruppo.
“Cosa fate qui?” chiese il capo “Non sapete che questa terra appartiene a Lord Gibbo l’Oscuro?”
“Ehi” chiese il bardo dall’alto dell’albero “Credevo che qui si potesse venire quando si vuole!”
“Non in questo periodo. Lord Gibbo non vuole infiltrati perché ha paura che facciano scappare tutte le affascinanti fanciulle che Egli ha rapito.... Accidenti, ho detto troppo, che sia maledetta la mia lingua.”
“Perché ?” chiese Ser Monta “Che ti ha fatto di male la grammatica italiana?”
Senza neanche rispondere il manipolo attaccò.
I quattro eroi se la cavarono abbastanza bene, Ser Monta tirava cazzotti a destra e a manca e a volte usava il suo martello da guerra che ricordava stranamente un batticarne.
Ser Batty lanciava incantesimi contro i nemici : “ACCORCIATORE FALLICO!! Ad longitudinem diminuenda ego recideo fallorum hostium.... Vas - an - xen - ylem - mani! INTERPOLATORE TESTICOLARE! Ut tortio pallarum vortex creatus quod creaturam sine viagram renderet..... Uus - Des - corp - xen!”.
Ser Alvaro, nascosto dietro gli alberi come ogni elfo che si rispetti, colpiva con grande precisione i nemici per mezzo di frecce maledette ricavate dal legno di quercia (pianta che per gli elfi è ritenuta nefasta).
Sergay, invece era in prima linea a fare proposte indecenti ai combattenti avversari seminando lo scompiglio tra di loro. Quel simpaticone del bardo invece si era messo a suonare una canzone popolare delle sue terre seduto sul ramo dell’albero.
Nonostante l’impegno dei quattro eroi, i nemici sembravano avere la meglio. Ser Battista urlò : “Tè sull’albero che non stai facendo nulla scendi ed aiutaci!!!”
“Tranquillo” rispose il bardo e con il mandolino intonò una melodia magica : “OSTERIA NUMERO ZEEEROOOOOO......” Il gruppo di soldati, appena fu raggiunto dalle note di questa canzone, si disintegrò, lasciando al loro posto un mucchietto di polvere.
Il bardo scese dall’albero e disse : “che ne dite? Posso far parte del vostro gruppo?”
“Oh, va bene” disse Ser Battista “ma dovrò lanciarti una protezione anale”.
“Non ce n’è bisogno... vedi io non sono proprio umano, nelle lande di Crespellano mi conoscono come il più grande eroe mai esistito per averli salvati dall’invasione delle Piadine Romagnole Mutanti, e per riconoscenza i più grandi maghi delle lande mi hanno insegnato l’arte della magia, e in più mi hanno donato una protezione perenne”
“Ma come!?” obiettò Ser Montone “non esiste la protezione perenne, semmai la protezione per pi. Se esistesse la protezione perenne sarebbe «nrotezione», che non suona affatto bene!”
Capitolo 4 - Lotta intestina
Il combattimento aveva portato profondi crampi allo stomaco ai nostri valorosi eroi, i quali avevano una fame paragonabile a quella di un abitante delle lande di Bologna trasferito in Somalia. “Tu che sei un mago” disse il simpatico bardo “Vedi mò di lanciare un incantesimo che produca cibo!”
“Che buona idea!” rispose Ser Battista “non ci avevo pensato! Ok... SODDISFATORE STOMACALE! Ob famem necesse est edere quemadmodum pugnare facilior fore ..... In - mani - ylem!”
Con un fragoroso “ZZZZAFF!” al posto delle desiderate libagioni, apparve un cartello su cui era scritto “Peco’s La Pizza Napoletana, 1250 yarde ad ovest”.
“Bell’incantesimo che hai fatto, cazzone!” Disse Ser Monta.
“Cazzone? Chi ha detto cazzone? Cazzone! Cazzone! Cazzone! Cazzone! Cazzone! Cazzone!” esplose Sergay.
La situazione si stava facendo critica, la protezione anale in questi casi non sarebbe contata, in quanto Sergay stava cercando un attrezzo con cui trastullarsi. Gli altri quattro rimasero impietriti. Ser Battista aveva finito il mana, ovvero l’energia magica, e anche il suo bastone col burdigone sarebbe servito a poco, in quanto Sergay avrebbe tentato di farci... ehm... si insomma avete capito. Ser Monta stava barcollando dalla fame, Ser Alvaro aveva finito le frecce, quelle che gli erano rimaste se le era fumate e il bardo aveva la sciabola dal carrozziere. “A questo punto” disse quest’ultimo (il bardo, non il carrozziere) “Mi toccherà usare il mio colpo segreto. Voi tre, tappatevi le orecchie, Sergay, ascoltami.”
Preso il mandolino, il musicista iniziò a cantare : “Ci narrano le istorie che Romolo Quirino dopo fondata Roma ci aprisse un bel casino. Poiché le Bolognesi non erano vicine, dovette accontentarsi di tutte le Sabine. Ma tutto questo accadde in un tempo assai lontano, adesso in quei locali ci han fatto il Vaticano. I tre fratelli Orazi, recatisi a duello invece delle spade usavano l’uccello, le spese di quell’atto le fecero i Curiazi che furono squarciati nel culo da quei cazzi! Il prode Muzio Scevola, lanciando il suo pugnale, trafisse nelle chiappe per sbaglio un generale, allora il re Porsenna, per dargli una lezione, gli fece abbrustolire la fava sul carbone! Ma il re distrattamente, essendosi voltato, si prese nel didietro un cazzo arroventato!”
Intanto passavano le ore, e il bardo era arrivato a “Caio Giulio Cesare varcando il Rubicone per non bagnarsi il bischero inculava il centurione. Il povero ufficiale, che se lo prese in culo, per non bagnarsi il suo lo mise in culo a un mulo!” che Sergay cadde svenuto per terra.
“Ottimo lavoro” dissero gli altri “Ora andiamo a mangiare.
Capitolo 5 - Osteria numero zero!
Trascinando abbastanza violentemente Sergay attraverso le lande, i nostri eroi giunsero alla pizzeria di Pecu. Era costui un orco estremamente brutto, mezzo uomo e mezzo pecora, che era solito ripetere frasi incomprensibili tipo “Iamm’bbell’uagliò!” “’ccà nisciun’è ffess’” “Te piac’a pizz?”.
Ovviamente Ser Monta lo prese subito in odio, anche perché faceva parte della famosa Lega AntiOrchi.
Anche ser Batty e il Bardo, che facevano parte della Lega AntiOrchite, presero subito a disprezzarlo perché con le sue stronzate in quella lingua incomprensibile l’orco faceva venire su due coglioni incredibili.
Ser Alvaro si limitò a dire : “allora, quando Ca$$o si mangia!?” Sergay, risvegliatosi dal coma, disse : “Ambrogio, ho un certo languorino!”
“Uéué, che pposso ‘ffà pe’ lorsignori?” Ser Monta ordinò per primo : “Allora, prenderei una tigella di almeno 5000 iugeri quadrati di superficie, farcita con pecorino, caciotta, cosce di pollo, costolette d’agnello, filetto di cavallo, ali di dragone, frattaglie di demone inferiore, rognoni di grifone, anelli di verme della sabbia e poi ordino il primo.”
“Ué” disse l’orco “Chisto mangia come ‘n pozz’e san Gennaro!”
“Si dice San Patrizio, ignorante!” Urlò Ser Batty. “Ora ti faccio vedere io!!! AUTOCOMBUSTORE PILIFERO-TESTICOLARE!!!! (ovvero come bruciare i peli dello scroto con l’accluso perineo!) Ob fracturam pallarum flammas in testiculi stronzium nemo detulit! Vas - por - des - flam!!!”
In uno spettacolo pirotecnico che illuminò a giorno la serata, del povero orco non rimase altro che un mucchio di cornetti e babbà, che inevitabilmente Ser Monta mangiò.
“CHE CA££O E’ QUESTO CASINO!!!” Urlò una voce dal retro. Era il pizzaiolo, un uomo estremamente brutto, peloso e visibilmente incazzato a causa del rumore provocato. “Bastardi!!! Avete distrutto l’attrazione principale!!! Adesso non verrà più nessuno!!!! Se volete mangiare ripagatemi!!!”
L' ordine di templari che tiene conto delle cronache di queste Lande narra che quest'uomo fosse così grettamente abile negli affari da essere stato nominato “Cagapalanche”. Successivamente avrebbe comprato un titolo nobiliare e un po' di terre su cui regnare. Ma siccome questa è un'altra storia, torniamo ai nostri cinque eroi.
Siccome erano tutti al verde, perché durante il tragitto avevano incontrato un pub in cui Sergay si era fermato a giocare a Trivial Pursuit™, ser Alvaro prese una decisione. “Bardo, tu sei un musicista vero?” “Certo, sono il migliore.” “E sai intrattenere degli ospiti?” “Beh, sì.” “Bene, allora lavora!” “Ma come!!?” “Lavora, sei o non sei il più giovane?” “Sì ma...” “Ti scateno Ser Monta contro se non esegui!” “Non ho paura di Ser Monta!” “Sicuro?” “Certo! Ho certe conoscenze molto in alto! Conosco personalmente l’autore di questo libro!” “Eh?” “Certo! E se vuole vi può far morire tutti!” “Si ma se ti mando Ser Monta non hai il tempo di avvertirlo, perché sei già morto!” “ah beh, in tal caso....”
E così, seppure a malincuore, il bardo lanciò l’incantesimo “Ingiacchettatore al Poliestere”, e rivestitosi con una giacca bianca e con dei pantaloni a zampa d’elefante, salì sul palco e comicniò a cantare.
Capitolo 6 - Una terribile rivelazione
I successivi 2 giorni furono infernali. Mentre il bardo, sul palco cantava “ah ah ah ah stayin’alive” Ser Montone, Ser Battista e Ser Alvaro mangiavano come dei dannati, e Sergay intortava il pizzaiolo. All’alba del terzo giorno, il pizzaiolo lasciò libero il quintetto, perché ne aveva pieni i coglioni di Sergay.
All’uscita, il bardo si lamentava del fatto che aveva perso 3 chili. “Porca zoccola, non mi avete fatto mangiare niente, e poi ‘ste fibre sintetiche sono peggio di una sauna!” Così ser Montone, per farlo stare zitto gli piantò con non poca violenza una tigella in bocca.
I 5 eroi stavano girovagando per il bosco, quando Ser Alvaro si fermò “Porca troia! Non mi sono fumato la consueta paglia dopo mangiato! Presto, presto, dell’erba!!” Con un feroce impeto sradicò un fascio di erba dalla radura in cui si trovava, lo arrotolò e scoprì che gli mancava da accendere. Come per magia un’anima perduta uscì dal bosco. “Oh fumatore... eccoti la tua fiamma.... io sono lo spirito di questo bosco, e tutto posso.....” “Bene!” disse Ser Battista “Ci dici dove sono le gnocche? Perché qua siamo a pagina sei e ancora non ho chiavato!” “Oh marpione.... le gnocche non ci sono.... le ha rapite tutte Ser Gibbo l’Oscuro.....”
“Sapevo della sua passione” disse il Bardo “ah, si viveva meglio sotto Ser Socio, quello si accontentava di un paio di foto, ma questo vuole rapircele tutte! Per non parlare del re che c’era ancora prima, ma è andato alla crociata a combattere contro i mori!”
“Maaaleee!” fu il coro degli eroi. “Spirito del bosco, sai dirci dove possiamo trovare Ser Gibbo?” “E’ al suo castello... idioti....” e, tossendo come ogni fumatore che si rispetti, sparì nell’oscurità della foresta.
Capitolo 7 - Lo scontro finale
“E’ al suo castello, come abbiamo fatto a non pensarci!?” disse Ser Alvaro “Suppongo che dobbiamo andarci subito, altrimenti il romanzo perde il pathos.” Disse il Bardo.
E senza por tempo in mezzo, si recarono al castello di Lord Gibbo. Questo castello stava molto vicino al cratere di un vulcano, che impediva l’entrata agli sconosciuti. “Poco male” disse Ser Alvaro “aggireremo il cratere” Il fatto era che aggirando il cratere c’era una miriade di guardie. “Poco male” dissero tutti gli altri “Manderemo Sergay a spaventare le guardie!” “Wow!” Urlò Sergay “Finalmente un compito da vero eroe!!! Aspettatemi bei maschioni!!!” E così il chierico si sacrificò per far passare gli altri.
Grazie al sacrificio di Sergay gli altri quattro eroi penetrarono facilmente nel castello di Ser Gibbo. “Cerchiamo le gnocche!” propose Ser Battista. “Meglio di no.. prima il dovere e poi il piacere, prima uccidiamo Ser Gibbo così dopo si può trombare in pace!” rispose Ser Alvaro. “Mi chiedo se questo castello abbia delle cucine” disse Ser Monta. “Vogliamo muovere le chiappe?” disse il Bardo, che stava già infilzando guardie con la sua sciabola appena cromata. “Oh, ok...” risposero gli altri. Grazie alla ritrovata forma fisica dei combattenti, le guardie furono eliminate in quattro e quattr’otto, grazie soprattutto alle frecce di Ser Alvaro, che con sapiente maestria infilava in punti critici degli avversari. Salendo una scaletta i cinque raggiunsero l’ampio balcone che dava sul cratere del vulcano.
“Salve” disse Ser Gibbo “La volete sentire una barzelletta?”
“Eccoti finalmente, Ser Gibbo l’Oscuro!” Urlò Ser Battista. “Hai finito di intortare le femmine delle lande!”
“Tu credi?” chiese Ser Gibbo “Ora butterò questa polvere nel vulcano e così voi maschi morirete tutti, lasciandomi solo con tutte le mie fidanzate!!!”
“Hai fatto i conti senza l’oste” disse Ser Battista agitando il suo bastone “Infatti qui non c’è nessun oste, solo maghi e guerrieri” disse Ser Monta.
“BURDIGONE AFFLOSCIANTE!!!!!! Ob bruttitiam burdigonis mentula flaccida faceo .... Vas Corp Bet Mani!!! Non sapevi che basta l’effigie del mostro mitologico del Burdigone per renderti definitivamente impotente? ”
“NOOOOOOOOOO!!!!! Come hai potuto???” urlò ser Gibbo “Nooo.. e adesso non riuscirò a portare a termine con successo NESSUNO di tutti gli intorti che avevo iniziato!!”
“Ehi un momento!” disse il bardo “Non dirmi che con tutta quella gnocca che hai avuto intorno per così tanto non ne hai toccata nemmeno una!"
“Beh, per fare un intorto fatto bene bisogna lavorare ai fianchi, andare pianino pianino, intorpidire la vittima con lunghissimi discorsi...”
“Basta così, cretino” disse Ser Battista, “Ragazzi, facciamolo nero!”
“Beh facevamo prima a fare nero Ser Socio” disse Ser Monta “Quello è già nero.... Comunque prima di ucciderti, caro ser Gibbo, lascia che ti sveli la mia identità” Tra gli “ooooh” del pubblico Ser Monta mostrò il sigillo reale raffigurante una tigella. “Ebbene sì, sono Riccardo Cuor di Tigella, il vostro legittimo re che per voi era andato a combattere contro i mori infedeli! Guarda come hai ridotto il regno, imbecille! Non hai neanche pensato a riscuotere le tasse sulle piadine!”
Con le spalle al muro, neanche fosse stato assalito da Sergay, Ser Gibbo l’oscuro tentò il tutto e per tutto. “Ok, bastardi... l’avete voluto voi, ora che sono impotente non mi resta che lanciare la magia definitiva!”
E così fece un passo e mezzo avanti, una pausa di 7,4 secondi, e un passo indietro, un giro su sé stesso di 230° in senso antiorario, una pausa di 3,5 secondi, 5,32 passi avanti, 2,1 passi di lato come faceva Michael Jackson in "Moonwalker", e non vedendo che i lavori di ristrutturazione del terrazzo non erano ancora stati finiti, precipitò nel vulcano e si sciolse.
“Wow, è finita!” disse il bardo “Ora Sua Maestà Riccardo Cuor di Tigella potrà ristabilirsi sul suo legittimo trono, e noi finalmente potremo intortare come si deve!!!”
E così fu... tutti vissero felici e contenti fino al giorno in cui, durante un’eruzione del vulcano, una voce sinistra risuonò in tutte le lande. “La volete sentire una barzellettaaaa...........”