Libertà e web,
la Rete insorge
sull’ipotesi-censura
Maroni: “Non faremo leggi speciali”. Ma Facebook ha già rimosso molti profili (tra cui la fan page di Gay.tv). E il popolo di Internet: “Deriva pericolosa”
L’annuncio, pronunciato nell’aula della Camera, era subito rimbalzato in Rete. Sconvolgendola. “Il governo interverrà per porre fine a quella che è una vera e propria istigazione a delinquere attraverso Internet”. Le parole del ministro dell’Interno, Roberto Maroni, facevano pensare a una vera e propria stretta sulla libertà di espressione su Internet. Stretta che il governo considerava necessaria, dopo l’aggressione al premier Silvio Berlusconi di domenica, seguita dall’apparizione, sul web, di fan club e gruppi di sostegno dell’aggressore, Massimo Tartaglia.
Il piano del Governo
Oggi Maroni ha parzialmente corretto il tiro. “Non c’è nessuna intenzione di fare leggi speciali per il web”, ha detto. Certo, sarà presentato al Parlamento un piano del Governo per applicare alla Rete “gli stessi reati che si applicano per giornali e tv”. Insomma: “Se fondo un gruppo chiamato “uccidiamo Maroni”, siamo di fronte al reato di istigazione a delinquere. E se scrivo “quel tizio ha fatto bene a spaccare la testa al premier, si tratta di apologia di reato”. E ai magistrati daranno dati strumenti per rimuovere le pagine “incriminate” in 24 ore.
La reazione della Rete
Si tratta di idee che la Rete - considerata luogo privilegiato per la libertà d’espressione - accoglie con insofferenza. Tanto che Beppe Grillo - uno dei blogger più seguiti al mondo, non solo in Italia - definisce, senza indugi, le parole di Maroni “tentativi di intimidazione: quando la politica ha paura dei cittadini è una politica morta”. Il blogger Luca Sofri (che cura il blog Wittgenstein) fa una riflessione più ampia, difendendo la libertà di parola in Rete, ma precisando che Internet “ha una potenza quantitativa straordinaria”, non è un mezzo “neutro”. E se Franco Bernabé, amministratore delegato di telecom, ribadisce che “Internet è il regno della libertà e non della costrizione: costringerlo dentro un vincolo di tipo giuridico è una contraddizione in termini, significa non sapere cosa è internet e la sua evoluzione”, l’economista Tito Boeri (Lavoce.info) puntualizza che la Rete è un mezzo di democrazia, ma spesso viene “abusato: su questo c’è il mezzo per intervenire, bisogna impedire l’apologia di reato e l’ istigazione a delinquere ma tutto il resto è parte del dibattito culturale”. L’associazione Articolo21 ha lnciato sul suo sito una petizione per chiedere che la rete non venga imbavagliata.
Fini: “Inutili nuove norme”
E anche la politica, dal Presidente della Camera Gianfranco Fini (“Non vedo la necessità di norme aggiuntive, ma della corretta applicazione delle norme esistenti”) a Pierferdinando Casini (“Censurare internet? È un po’ come se si volesse impedire l’uso del telefono perché ci possono essere telefonate minatorie”) e Paolo Gentiloni (Pd), da FareFuturo (fondazione vicina a Fini) al Secolo (ex quotidiano di An) va contro l’ipotesi di Maroni.
Facebook e gli altri
La “stretta” però, in alcuni casi è partita ancor prima dell’arrivo di norme del governo. È il caso di Facebook, ad esempio, che ha provveduto a far sparire alcuni gruppi. “Su Facebook non è permesso promuovere o pubblicare contenuti violenti e minacciosi”, dice in una nota ufficiale il popolare social network. Ma le segnalazioni che portano all’oscuramento giungono a risultati assurdi. Ad esempio, la fan page di gay.tv, e 4 profili personali di gestori (sui 5 gestori della pagina) sono stati cancellati dal Social Network. “Gay.tv aveva decisamente condannato il gesto di Tartaglia”, scrive Gay.tv in un post che invita a far girare in Rete. “Non esistendo alcuna motivazione specifica per bloccare la visibilità di GAY.tv sul social network (ribadiamo che non è stato espresso alcun sostegno a Massimo Tartaglia), la rimozione della nostra pagina e dei nostri profili non può che configurarsi in una definizione: censura preventiva”. Sembra che il dibattito sulla libertà di espressione sia aperto, dunque. Anche se non proprio su tutta la Rete.
fonte: http://city.corriere.it/2009/12/17/m...22341823.shtml
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Ho come l'impressione che il detto "non condivido quello che dici ma mi batterò perchè tu possa continuare a dirlo" stia diventando un ricordo del passato.
Qui di carne al fuoco ce n'è parecchia, forza coi commenti