Chi non ha sbirciato sul foglio del compagno più bravo per passare il difficile compito di matematica? E chi non si è portato da casa foglietti da nascondere negli angoli più reconditi delle tasche o dei risvolti dei pantaloni per tradurre l’ultima enigmatica versione di greco? Tutte strategie messe a bando nel liceo classico Parini di Milano dove tre classi di studenti hanno sottoscritto Un codice di condotta "morale" per impegnarsi a non copiare durante i compiti in classe.
La proposta, come riporta La Repubblica, viene da un insegnante di Storia e filosofia, che ha convinto la prima, seconda e terza C a sottoscrivere questo patto: "Mi impegno a evitare ogni comportamento teso a falsare i risultati miei o di altri in occasione delle prove di verifica, non mosso da speranza di premio o da timore di eventuali punizioni".
Il professore del Parini è ispirato a un’iniziativa simile dell'Università Bocconi, dove un gruppo di docenti sta promuovendo un decalogo di valori che gli studenti dovranno firmare quando si iscriveranno.
Sul patto “vietato copiare” abbiamo chiesto un commento a due ex studenti famosi: la documentarista e conduttrice tv Tessa Gelisio, e il radioconduttore e autore Marco Balestri che ci hanno raccontato le loro esperienze scolastiche.
Tessa Gelisio: mai copiato, avevo paura e studiavo il doppio degli altri - La studentessa Tessa Gelisio non aveva bisogno di copiare perché studiare le è sempre piaciuto. “Qualche volta ho provato a fare copiare i compagni ma ero troppo imbranata e avevo paura di essere scoperta, arrossivo subito e l’imbarazzo prendeva il sopravvento. Imbrogliare non fa parte della mia natura. Ho sempre avuto un forte senso della lealtà e dell’etica. E poi non studiavo per dimostrare qualcosa ma perché mi piaceva. Non rientrava nel mio modo di fare passare i compiti con i sotterfugi. Sono sempre stata una che per gli esami studiava il doppio di quanto fosse necessario. Credo sia importante che i ragazzi non copino perché devono imparare che alla lunga le scorciatoie non pagano. Non per questione etica ma per l’idea che bisogna lavorare sodo per ottenere qualcosa. Quanto al patto del Parini non credo che questo tipo di impegni si possano contrattualizzare. Credo sia questione più di forma che di sostanza. L’invito a non copiare serve perché chi lo fa poi lo paga in futuro.
Marco Balestri: chi non sa si ingegni - Di opinione completamente diversa il conduttore di “Molto personale” su Radio 101. “L’idea del patto mi sembra una stupidaggine. Copiare è un fatto insito nella scuola stessa. Io ne ho avuto esperienza anche dall’altra parte della cattedra perché a 24 anni insegnavo filosofia al liceo ed ero abbastanza comprensivo, anche perché una cosa copiata spesso ti rimane più impressa. Ma quando andavo io al liceo non c’era bisogno di dire ‘non copiate e non fare copiare’, perché i compiti erano diversi fra i compagni di banco e i vicini. Certo poi ci si organizzava con dei foglietti, dei rullini di carta portati da casa. Io mi scrivevo anche le cose sulle mani. Ma è la vita che ti porta ingegnarti: chi non sa deve darsi da fare. I ragazzi di oggi poi hanno dei mezzi che noi non avevamo. Vanno in bagno e col telefonino fanno di tutto. E poi se patto deve essere che sia ‘io non copio ma se non so qualcosa tu me la rispieghi’”. Tiscali News
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Un codice puo servire oppure serve qualcosa d'altro?