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"Se non si agisce subito tra 20 anni sarà catastrofe"

  1. #1
    ... SteekHutzee
    Uomo 36 anni
    Iscrizione: 19/7/2008
    Messaggi: 16,203
    Piaciuto: 100 volte

    Predefinito "Se non si agisce subito tra 20 anni sarà catastrofe"

    Il principe Carlo lo aveva detto pochi giorni fa in maniera un po' esoterica: "Ci restano solo 99 mesi prima di raggiungere il punto di non ritorno. Poi la storia ci giudicherà. E se non agiremo, i nostri nipoti non potranno mai perdonarci". Qualcuno ha alzato il sopracciglio considerando questo nuovo campanello d'allarme sul cambiamento climatico un vezzo reale. E invece la base scientifica - pur con qualche approssimazione sulle date - c'è. Lo dimostra l'ultimo numero della rivista Nature che in The Climate Crunch mette assieme le ricerche di istituti molto autorevoli (dal Potsdam Institute for Climate Impact Research all'università di Oxford). Conti alla mano, risulta che se non si agisce immediatamente, nel giro di un paio di decenni subiremo un danno di portata catastrofica. Le lancette del count down vanno spostate: l'ora X non scatta più nel 2050 ma tra 20 anni.

    E' un risultato a cui si arriva seguendo due percorsi logici diversi e convergenti. Partiamo dal primo: le emissioni di carbonio. Gli scienziati hanno calcolato che, per contenere l'aumento di temperatura entro i 2 gradi (il livello oltre il quale il prezzo per l'umanità diventa altissimo), bisogna stare ben al di sotto del tetto complessivo di mille miliardi di tonnellate di carbonio. Dalla rivoluzione industriale in poi abbiamo consumato quasi metà di questi mille miliardi. Al ritmo attuale di aumento delle emissioni ci giocheremmo la dote restante in una ventina di anni.

    Quest'ordine di grandezza torna seguendo un altro ragionamento. Prendiamo la concentrazione delle emissioni di anidride carbonica: in atmosfera c'erano circa 280 parti per milione di CO2 all'alba della rivoluzione industriale, oggi abbiamo superato quota 385 e l'incremento è sempre più veloce: ormai ha superato le due parti per milione l'anno e si avvia verso le 3 parti per anno. Con un incremento di 3 parti per milione l'anno per arrivare a una concentrazione di 450 parti, che è il tetto da considerare invalicabile, ci vorrebbero per l'appunto una ventina di anni.


    Tutto ciò ha dei risvolti pratici molto concreti perché l'analisi scientifica lascia aperte due opzioni. O supponiamo che un virus sconosciuto si sia impossessato dei migliori climatologi del mondo portandoli ad affermazioni prive di senso, oppure li prendiamo sul serio e tagliamo subito le emissioni serra che sono prodotte dal consumo di combustibili fossili e dalla deforestazione. La rivista Nature, poco incline a credere all'esistenza del virus che colpisce gli scienziati, arriva a questa conclusione: "Solo un terzo delle riserve economicamente sfruttabili di petrolio, gas e carbone può essere consumato entro il 2100, se vogliamo evitare un aumento di temperatura di 2 gradi".

    E non è detto che anche la stima dei 20 anni non risulti troppo generosa. James Hansen, che per anni ha guidato il Goddard Institute della Nasa, sostiene che il tetto va abbassato e bisognerebbe restare molto al di sotto delle 450 parti per milione. "Anch'io credo che bisognerebbe partire subito e mettere il mondo in sicurezza nell'arco di un decennio perché le capacità di recupero degli ecosistemi stanno arrivando al limite di rottura", precisa il climatologo Vincenzo Ferrara. "Gli oceani e le foreste che finora hanno assorbito circa una metà del carbonio emesso dalle attività umane sono sempre meno in grado di continuare a svolgere questa funzione: se queste spugne di anidride carbonica smetteranno di catturarla il cambiamento climatico subirà un'accelerazione drammatica".


  2. #2
    Scrivano Lucien
    Uomo 40 anni da Imperia
    Iscrizione: 10/10/2008
    Messaggi: 2,441
    Piaciuto: 655 volte

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    20 anni? Solo?
    Siamo fottuti
    I segnali positivi di cambiamento ed interesse per l'ambiente, che è sempre visto un pò come una tematica da hippy, sono troppi pochi. Quando noi avremo appena appena cominciato a far scendere le nostre emissioni, lo sviluppo disordinato dei paesi emergenti le farà di nuovo salire.
    Per me la situazione è senza via d'uscita. E mi fa piacere saperlo, così ora mi dò alla pazza gioia.
    E mi chiedo anche se, piuttosto che il Professore, non mi converrebbe cercarmi un mestiere più solido, che mi possa garantire sopravvivenza anche quando gli stati andranno a bagasce...
    Di certo non metterò su famiglia finché non ci saranno certezze che stiamo cambiando in meglio questa corsa del suicidio

  3. #3
    Dovahkiin
    Utente cancellato

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    20 anni? Magari!

  4. #4
    Overdose da FdT Yoda
    Uomo 30 anni da Trento
    Iscrizione: 13/9/2007
    Messaggi: 5,654
    Piaciuto: 3 volte

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    Imo questi sono i risultati del capitalismo

  5. #5
    Scrivano Lucien
    Uomo 40 anni da Imperia
    Iscrizione: 10/10/2008
    Messaggi: 2,441
    Piaciuto: 655 volte

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    Quote Originariamente inviata da Yoda Visualizza il messaggio
    Imo questi sono i risultati del capitalismo
    Non so Per principio dovrei essere d'accordo. In realtà penso che siamo arrivati a questo punto per i nostri difetti congeniti comuni a tutta la specie umana, che si sarebbero manifestati sotto qualunque regime. L'avidità, in una parola sola.
    Alla prova dei fatti, i paesi del blocco "comunista" inquinavano tanto se non più di noialtri capitalisti. Nessun grande ideale politico d'altronde metteva le tematiche ambientali alla giusta priorità.
    Ovviamente il capitalismo ha una parte molto importante in questa rovina: se prima ha fatto sì che sistemi meno inquinanti venissero tralasciati perché davano meno margine di profitto, ora impedisce l'adozione di tecnologie più sostenibili fino a che queste non diventano perfettamente remunerative.
    Potremmo redimere il sistema se tutti ci mettessimo a chiedere a gran voce una svolta radicale, dalla parte dei governi e dei poteri economici. Ma non siamo maturi per questo. Perché nessuno accetterebbe di fare sacrifici significativi.
    "Salviamo il pianeta", bell'enunciato che mette d'accordo tutti. Sì, ma poi nella pratica bisogna, che so, rinunciare all'automobile. Spendere di più. Impegnarsi in campagne di boicottaggio di beni di prima necessità. Rinunciare al benessere insomma. Chi ci starebbe? Nessuno, neppure un monaco tibetano.
    Non siamo preparati per la caterba di rinunce che un'azione radicale richiederebbe. La sola esile speranza è che la Scienza ci fornisca in tempo utile i mezzi per mantenere il nostro stile di vita rendendolo sostenibile al pianeta. E questo senza contare lo sviluppo del terzo mondo.
    Insomma, secondo me siamo fregati in partenza. Non è una buona scusa per non provarci, io quel che posso lo faccio, trasporti in comune, raccolta differenziata, ciucciare poca elettricità ecc... Così il giorno che scoppierà il casino avrò la coscienza tranquilla.
    Un bell'esame per l'umanità. Vecchia e sapiente di cinque millenni, di fronte a questa prova si metterà a studiare all'ultimo istante come il peggiore degli scaldabanchi, troppo poco e troppo tardi: verrà severissimamente punita dalla sua matrigna Natura.

  6. #6
    Sempre più FdT
    38 anni
    Iscrizione: 25/9/2008
    Messaggi: 2,883
    Piaciuto: 1 volte

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    sìsì è colpa del capitalismo!

  7. #7
    obo
    .
    35 anni
    Iscrizione: 23/9/2005
    Messaggi: 35,505
    Piaciuto: 122 volte

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    Quote Originariamente inviata da Don Rodriguez Visualizza il messaggio
    sìsì è colpa del capitalismo!
    visto che capitalismo è troppo connotato politicamente, mettiamo che è colpa dell'avidità dell'uomo e almeno non vi attaccate al fatto politico!

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