Originariamente inviata da
alice.it
Chi è
Zhou Xiaochuan? Molto semplicemente il
governatore della Banca Centrale cinese, cioè il signore che di fatto controlla
la più grande riserva valutaria in dollari del pianeta: circa
2mila miliardi.
Zhou, proprio lui,
propone ora di
sostituire il biglietto verde americano come moneta di riserva. Al suo posto, una
supervaluta controllata dal
Fondo Monetario Internazionale, lo
Special Drawing Right (
SDR, "Diritti Speciali di Prelievo", in italiano).
Le dichiarazioni sono state riprese dai
media cinesi, nelle edizioni sia in mandarino sia in inglese, il che significa che Pechino vuole lanciare il sasso
esplicitamente.
Che cos'è lo
Special Drawing Right? Si tratta di un'
unità di conto, introdotta nel
1969 dal Fondo Monetario Internazionale, per
rimpiazzare l'oro nelle transazioni internazionali all'interno dei
rapporti di cambio fissi di
Bretton Woods.
Quando negli
anni Settanta il
sistema collassò e si passò alla
fluttuazione dei cambi, la supervaluta perse la sua ragione d'essere. Ciò nonostante continua ad esistere ed è usato come unità di conto per
alcune convenzioni internazionali.
Si basa su un un
paniere di valute nazionali che comprende il
dollaro Usa, l'
euro, lo
yen giapponese e la
sterlina britannica.
La
Cina adesso vuole estenderne l'utilizzo. Il punto è che Pechino è
stufa di importare inflazione. Le
misure anticrisi dell'
amministrazione Obama possono ulteriormente
svalutare il dollaro e le autorità cinesi non vogliono trovarsi in cassa montagne di soldi che tendono pericolosamente verso la carta straccia. In pratica, la Cina non è più disposta a lasciare che la propria
ricchezza dipenda dalle
scelte politiche, economiche e finanziarie
altrui.
Già pochi gorni fa il premier Wen Jiabao
aveva esortato gli Usa a
proteggere gli investimenti del Dragone, manifestando esplicita
preoccupazione.
La strategia cinese è
graduale e punta inequivocabilmente alla
riforma del sistema monetario internazionale, attraverso l'assegnazione di
più poteri a un
FMI riformato.
Si chiede in primo luogo che venga
allargato il paniere di monete che compongono gli SDR, secondo
quote proporzionali al Pil dei singoli Paesi; in pratica, si vorrebbe che anche il
renminbi - la valuta del Dragone - venisse incluso nel paniere.
In seguito, gli Stati dovrebbero
affidare parte delle proprie
riserve monetarie al
Fmi.
E' una
proposta radicale, che arriva alla vigilia del
summit del G20 in programma per il
2 aprile. Si tratta di un segno del nuovo ruolo che la Cina vuole giocare come
potenza economica mondiale.
E' un'ipotesi che
può funzionare? I
commenti di parte occidentale già fioccano.
Un'obiezione riguarda il fatto che il
renminbi non appare ancora
pronto per essere inserito nel
paniere che compone lo SDR, in quanto
non del tutto convertibile.
Poi c'è da ridiscutere il
peso "politico" della Cina all'interno del FMI, ai cui
fondi contribuisce attualmente solo per il
3%. La Cina sembra disponibile ad
aumentare la propria quota, Usa ed Europa sono d'accordo?
Poi c'è il problema dello SDR stesso: ora come ora non appare in grado di
sostituire il dollaro in quanto a
liquidità disponibile. E' possibile che un giorno lo insidi nel gestire
l'enorme volume delle transazioni internazionali?
Eswar Prasad, economista indiano, propone di
creare una cospicua riserva di SDR come segue: ogni Paese che accetterà di contribuire al fondo dovrà versare una
quota "d'iscrizione" compresa
tra i 10 e i 25 miliardi di dollari. In cambio, in caso di crisi, avrà accesso a un
credito privilegiato.
Detta brutalmente: si fa
colletta per
rivoluzionare il
sistema monetario internazionale.