A tutta caccia
Più specie nel mirino, meno sanzioni per il bracconaggio, licenza a 16 anni. Ecco le proposte di revisione della legge in discussione in Parlamento
di Giovanna Dall'Ongaro
Quel silenzio, durato grosso modo cinque anni, avrebbe dovuto destare sospetti e lasciare intuire che i più battaglieri tra i cacciatori si stessero organizzando per una rivincita. Così infatti è stato. Coloro che digerirono a fatica la sconfitta del 2004, quando il tentativo di liberalizzare il più possibile l’attività venatoria attraverso il disegno di legge dell’onorevole Francesco Onnis di An (Corsa alla legge) cadde nel vuoto, ora tornano all’attacco con una nuova proposta di revisione della normativa sulla caccia (157/92). Gli obiettivi restano gli stessi: depenalizzare il bracconaggio, aumentare le specie cacciabili, permettere la caccia anche in zone fino a oggi off limits.
C’è tutto questo e molto altro nel testo del relatore Franco Orsi (Pdl), che unifica i diversi disegni di legge di riforma della 157 e che muove in questi giorni i primissimi passi di un iter parlamentare presumibilmente non facile. Il testo di Orsi ha già infatti molti nemici, alcuni scontati, altri un po’ meno.
Basta dare un’occhiata ai siti web delle varie associazioni direttamente coinvolte per comprendere che quel disegno di legge scontenta tutti: gli “irriducibili” della doppietta che aspirano a un’ulteriore libertà di movimento e gli ambientalisti che pretendono semmai più restrizioni. Insoddisfatti sono anche tutti quei cacciatori che di fronte alle regole imposte dalla legge hanno da un po' di tempo smesso di battere ciglio.
Ma vediamo nel dettaglio quali sono le modifiche alla 157 che propone Orsi e i motivi di tanta ostilità (il gruppo di Facebook contro il disegno di legge Orsi ha raggiunto in sei giorni 18.000 iscritti). “Già l’incipit del testo depone a suo sfavore”, spiega Danilo Selvaggi, responsabile rapporti con le istituzioni della Lipu (Lega Italiana Protezione Uccelli). “Scompare infatti alle prime righe”, dice Selvaggi, “l’affermazione che la tutela della fauna è di interesse nazionale. Questo è un esplicito tentativo di ridurre il valore attribuito al patrimonio faunistico e di conseguenza i vincoli che lo proteggono, per poterne poi disporre più facilmente”.
Ma i casi di definizioni sparite dalla legge del ’92 non finiscono qui. Già all’articolo 2 se ne incontra un altro: nel documento Orsi non c’è più traccia della dicitura “superprotette”. Sotto quella denominazione sono classificati animali come lupi, orsi, aquile, fenicotteri, cigni, cicogne e tanti altri che nel nuovo testo sono declassati semplicemente a “protetti”.
Orsi non si limita a depennare ciò che meno gradisce della legge, ma introduce importanti novità. Una di queste è il nuovo ruolo attribuito alla caccia. Si legge nel testo che “la programmazione dell’attività venatoria valorizza e favorisce la funzione regolatrice che il prelievo può contribuire a realizzare”. Selvaggi commenta: “Con questa nuova definizione si cerca di dare alla caccia un volto più accettabile che però non corrisponde alla realtà. I cacciatori non contribuiscono in nessun modo a creare un equilibrio tra le specie. Anzi semmai fanno il contrario. L’equilibrio si ottiene solo con sensate politiche ambientali”.
Nei cahiers de doléances delle associazioni ambientaliste - accanto alla Lipu, ci sono Legambiente, Amici della Terra, Fare Verde e Wwf - c’è ancora molto altro. Difficile da mandar giù la totale liberalizzazione dei richiami vivi, gli uccelli utilizzati come esca, per cui non è previsto alcun limite di numero e di specie; la proposta di affiancare all’Ispra (Istituto per lo studio e la protezione dell’ambiente, che fornisce su basi scientifiche indicazioni sulle specie cacciabili) degli organismi regionali con competenze non chiare, la licenza di caccia a 16 anni, il potere attribuito ai sindaci di autorizzare l’abbattimento di animali “fastidiosi”, le sanzioni alle regioni che impediscono la caccia in più del 30 per cento del loro territorio.
Di tutt’altro tenore le critiche dei cacciatori. “Occorrono più giorni alla stagione venatoria, più specie in un elenco che da anni non è mai stato aggiornato se non nelle sottrazioni, meno tasse per rilanciare il settore”, dice Rodolfo Grassi presidente provinciale di Federcaccia di Milano. E gli fanno eco gli iscritti all’associazione che nel blog www.ladeadellacaccia.it chiedono a gran voce la preapertura della stagione venatoria nell’ultima decade di agosto e il prolungamento fino a tutto febbraio, oltre all’abolizione del silenzio venatorio del martedì e venerdì e un maggior numero di ore per cacciare. Tutte speranze disattese dal disegno di legge di Orsi. “Non illudiamoci”, va avanti, “perché durante l’iter parlamentare può accadere di tutto ed è probabile che assisteremo al tentativo di accogliere queste istanze. A quel punto si arriverà allo scontro definitivo”.
Eppure le cose sarebbero potute andare in maniera diversa. Perché questa volta non sembrava del tutto impossibile trovare un accordo tra le 11 associazioni di agricoltori (Cia, Confagricoltura, Coldiretti) ambientalisti (Lipu, Wwf, Amici della Terra, Fare Verde, Legambiente) e cacciatori (Arcicaccia, Italcaccia, Federcaccia) che hanno lavorato insieme per proporre una riforma della 152. Addirittura alcuni dirigenti di Federcaccia, cambiando atteggiamento rispetto al passato e distinguendosi dallo zoccolo duro dell’associazione, avevano dichiarato di essere disponibili al dialogo e deciso di partecipare ai lavori del tavolo. L’obiettivo di questa variegata formazione era, ed è ancora, rinnovare la legge 152 per gli aspetti che hanno funzionato meno: la pianificazione del territorio, gli organi di governance, la raccolta dati. Il testo di Orsi però rema contro.
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cioe ma a cosa serve??