E’ da poco calato il sipario
sopra il volto, cioè, sul sudario
di quell’uomo che fu segretario,
acclamato con voto primario,
dal suo popolo molto precario
che da anni scalava il calvario
in attesa di un dio straordinario
che su note di unò stradivario
trascinasse il Caimano avversario
negli abissi del Garda o del Lario.
Quando ecco che s’un dromedario
dalle pagine di un sillabario,
propugnando il sistema binario,
pugno e sguardo da bieco sicario
in difesa del suo tafanario
(qual dolòre quellò emorroidàrio!),
linda faccia da bibliotecario,
il sorriso d’un cheto bancario,
con la croce da fido Templario,
senza più l’etichetta ‘vicario’,
stanco d’essere eterno gregario,
svincolato anche dall’ottonario,
dipingendo un radioso scenario
con l’aiuto del fido stradario
sotto i fari d’un bel lampadario,
strappa i giorni dal suo calendario
perché arrivi quel dì leggendario
che sciamando anche dal circondario
con un impeto plebiscitario
senz’ ausilio di alcun tariffario
né risvolto venal-pecuniario,
dato fondo a un normale rimario,
a far parte entrerà del bestiario
in vesté di plenìpotenziario
come in Persia ci fu il sanguinario,
dell’Italia lui il Primo, Re Dario!