Il sindaco avrebbe ottenuto il porto di fucile senza aver sostenuto l’esame
di Sabrina Tomè
Rilasciata l'abilitazione per il porto di fucile ad uso caccia al sindaco ed europarlamentare leghista Gian Paolo Gobbo senza che il primo cittadino abbia sostenuto l'esame obbligatorio per l'ottenimento della stessa. E' quanto sospetta la Procura che ha aperto un'inchiesta per falso disponendo l'acquisizione di documenti presso gli uffici della Provincia. Il sostituto Antonio De Lorenzi ha già fatto scattare le prime iscrizioni nel registro degli indagati.
L'inchiesta per il reato di falsità ideologica commessa da pubblico ufficiale in atti pubblici è ancora nella sua fase iniziale e gli inquirenti mantengono pertanto il massimo riserbo. Le indagini sono scattate dopo l'esposto di un cittadino che ha messo sotto accusa una parte dell'iter adottato dalla Provincia per la concessione dell'abilitazione al porto di fucile ad uso caccia al sindaco Gian Paolo Gobbo. La querela, presentata tramite uno dei maggiori studi legali della Marca, denuncia il fatto che sia stato seguito per il politico un percorso diverso da quello imposto dalla legge regionale 50/93 e obbligatorio per tutti i cittadini decisi a diventare cacciatori. Per Gobbo sarebbe stata creata una corsia preferenziale (e illegale): gli uffici di via Battisti avrebbero infatti dato il via libera all'abilitazione senza che il primo cittadino avesse prima sostenuto l'esame obbligatorio, molto difficile e selettivo, davanti alla Commissione tecnica provinciale formata da cinque esaminatori.
La querela, molto circostanziata, ha indotto la Procura ad aprire un'inchiesta per verificarne la fondatezza. Così, nei giorni scorsi, i carabinieri si sono presentati all'ufficio Caccia di via Battisti acquisendo una serie di documenti utili a ricostruire la vicenda. A cominciare dall'atto firmato dal competente dirigente provinciale con cui si certifica che il sindaco avrebbe superato l'esame obbligatorio. Ma qui sta il punto: Gobbo, secondo i sospetti della Procura, non si sarebbe in realtà mai presentato davanti alla commissione tecnica per la prova scritta e per quella orale con cui ogni aspirante cacciatore deve misurarsi; sarebbe stato invece esaminato dal dirigente dell'ufficio Caccia secondo una procedura del tutto irrituale e, comunque, contraria alla legge che disciplina la materia. L'atto della Provincia da cui risulta che Gobbo ha superato lo scoglio più difficile per diventare «doppietta», sarebbe pertanto un clamoroso falso. Un documento fasullo compilato da un dipendente pubblico «compiacente» verso il politico. Sono scattate le prime iscrizioni nel registro degli indagati in base all'articolo 479 del Codice penale che fa riferimento alla falsità ideologica commessa da pubblico ufficiale. Il sindaco, almeno per il momento, non risulta indagato.
Il primo cittadino, da parte sua, avrebbe assicurato di aver sostenuto regolarmente l'esame. Alcuni impiegati provinciali, interrogati dai carabinieri ai quali il sostituto procuratore Antonio De Lorenzi ha delegato le indagini sull'accaduto, avrebbero in effetti confermato la presenza di Gobbo negli uffici di via Battisti il giorno delle prove. Una circostanza che però deve essere ulteriormente verificata dagli investigatori, anche attraverso il confronto con gli impegni istituzionali in agenda del primo cittadino per quella giornata. Nel frattempo sono stati acquisiti tutti gli atti sospetti: gli uomini dell'Arma si sono presentati nei giorni scorsi in via Cesare Battisti facendosi consegnare il materiale relativo alla pratica per il porto di fucile del sindaco Gobbo. Il quale, sentito dalla tribuna ha dichiarato: «Casco dalle nuvole, non so nulla dell'indagine di De Lorenzi, né dell'acquisizione di documenti che mi riguardano da parte dei carabinieri». La magistratura farà ora luce su un caso che, se trovasse conferme, rientrerebbe a pieno titolo in un episodio da nuova «casta» politica.
(26 gennaio 2008)
fonte: Gobbo, licenza di caccia sotto inchiesta | la tribuna di Treviso
certe persone continuano a stupirmi