Fonte: TgCom
Gli Hobbit citati nelle favole probabilmente non sono stati solo il frutto di una fantasia. Alcuni antropologi hanno scoperto i resti di un piccolo umanoide detto appunto Hobbit in una grotta dell'isola di Flores in Indonesia e si ipotizza che appartenesse ad una nuova specie umana.
Gli scienziati sono arrivati a questa conclusione studiando il cranio del cosiddetto Homo Florensiensis, che potrebbe essere vissuto 18 mila anni fa, e paragonandolo a quello dell'uomo moderno, di altri antenati dell'uomo, di una donna pigmea adulta e di varie specie di scimmie.
Lo studio, condotto con l'aiuto di un modello informatico tridimensionale a partire dalle impronte lasciate all'interno della scatola cranica "ha messo in luce caratteristiche anatomiche che indicano capacità cerebrali elevate", ha spiegato in una conferenza stampa lo scienziato australiano Mike Morwood.
Erano alti appena un metro e cacciavano gli animali armati solamente di attrezzi di pietra. Dall'osservazione dei denti si deduce che mangiavano carboidrati, frutti dolci e miele.
Morwood ha definito "unico" il cervello dell'Hobbit come d'altra parte i suoi denti, il bacino e le braccia. Quanto a dimensioni, il cervello dell'umanoide era grande un terzo di quello dell'uomo moderno, ma presenta caratteristiche che lo collegano all'Homo Erectus, antenato dell'uomo attuale, vissuto 1,8 milioni di anni fa in Africa, Europa e Asia.
Il fatto che questa specie non si sia uniformata geneticamente a quella dell'Homo Erectus dipende probabilmente dall'isolamento. Sembra, infatti, che gli abitanti dell'isola di Flore siano rimasti senza contatti con le altre specie umanoidi per circa 800 mila anni, il più lungo periodo di isolamento umano mai registrato. E questo è il primo chiaro esempio del fatto che un lungo isolamento di una specie umanoide può influire sulla riduzione delle dimensioni fisiche.
Lo studio è stato pubblicato sulla rivista americana Science.