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Analfabeti d'Italia
Allegato 81807
Cinque italiani su cento sono analfabeti, trentotto su cento leggono con difficoltà una scritta semplice, l’abitudine alla lettura di libri non coinvolge più del venti per cento della popolazione. Alla democrazia italiana mancano le basi.
Qual è il livello dell’istruzione e della cultura degli italiani? Se ne parla poco, eppure la risposta a questa domanda aiuta a capire tanti problemi. Vediamo alcuni dati, tratti da due indagini internazionali i cui risultati sono stati pubblicati a cura della ricercatrice Vittoria Gallina nei saggi “La competenza alfabetica in Italia. Una ricerca sulla cultura della popolazione” (Franco Angeli, 2000) e “Letteratismo e abilità per la vita. Indagine nazionale sulla popolazione italiana 16-65 anni” (Armando editore, 2006).
Cinque italiani su cento tra i 14 e i 65 anni non sanno distinguere una lettera da un’altra, una cifra dall’altra: sono analfabeti totali. Trentotto su cento lo sanno fare, ma riescono solo a leggere con difficoltà una scritta semplice e a decifrare qualche cifra. Trentatré superano questa condizione, ma qui si fermano: un testo scritto che riguardi fatti collettivi o di rilievo anche nella vita quotidiana, è oltre la portata delle loro capacità di lettura e scrittura, un grafico con qualche percentuale è un’icona indecifrabile. Tra questi, il 12 per cento dei laureati. Soltanto il 20 per cento della popolazione adulta italiana possiede gli strumenti minimi indispensabili di lettura, scrittura e calcolo necessari per orientarsi in una società contemporanea.
Sia chiaro: la tendenza al declino delle competenze e all’analfabetismo di ritorno riguarda tutte le società occidentali. Ma in Italia il fenomeno ha un impatto maggiore. Tant’è vero che siamo in coda all’Europa per lettura di libri e giornali. Secondo l’Istat oltre il 60 per cento degli italiani non legge nemmeno un libro all’anno. Soltanto nel 20 per cento delle famiglie c’è l’abitudine alla lettura, mentre l’80 per cento degli italiani (dati della Banca Mondiale) si informa esclusivamente attraverso la televisione. Questa televisione. In compenso gli italiani sono in vetta alle classifiche per uso del telefonino. Inutile dire che l’homo videns, come l’ha definito Giovanni Sartori in un suo saggio, è assai più suggestionabile della minoranza ancora affezionata alla parola scritta. Più vicino al rango del consumatore (o del suddito) che non del cittadino.
Tra i pochi intellettuali che denunciano il rischio della de-alfabetizzazione di massa e le conseguenze per la tenuta della democrazia, c’è Tullio De Mauro, linguista e lessicografo, autore tra l’altro del Grande Dizionario dell’Uso della lingua italiana edito da UTET. “La democrazia vive se c’è un buon livello di cultura diffusa”, afferma De Mauro, “se questo non c’è, le istituzioni democratiche, pur sempre preferibili ai totalitarismi e ai fascismi, sono forme vuote”. Prima ancora del deficit di informazione, dunque, alla radice del “caso Italia” sembra esserci un problema di formazione, o meglio: di istruzione primaria. “Quanti di noi hanno la possibilità di ragionare sui dati di fatto, partecipando alle scelte collettive e documentandosi sul senso di quelle scelte?” si chiede de Mauro. Possibili rimedi? “Rafforzare la scuola pubblica, avviare un sistema di educazione continua per gli adulti, creare una fitta rete di centri di pubblica lettura”. E magari programmare un piano decennale di pedagogia di massa, con nuovi maestri Manzi al posto di Vespa e Maria De Filippi. Pura utopia…
Tullio De Mauro – ANALFABETI D’ITALIA
Personalmente condivido in tutto e per tutto. Avendo viaggiato abbastanza frequentemente ho notato che la situazione, soprattutto in alcune regioni, è veramente catastrofica.
Cosa ne pensate?
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La parola di Tullio è vangelo :D
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Voglio credere che quello sia ironico... O.o
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mia madre è professoressa di diritto alle scuole superiori, ho letto cose che voi umani non potete nemmeno immaginare quindi non mi stupirei se fosse vero.
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Bisogna vedere quei 5 cosa fanno nella vita.
E chi sono i 38 che non sanno leggere bene.
Un tempo pure io stavo sempre lì' a meravigliarmi , a correggere etc etc
Poi ho capito che l'infermiere deve saper fare l'infermiere -non- conoscere necessariamente le regole della grammatica.
Il fruttivendolo deve saper contare. Se poi scrive PESHE invece di PESCHE, lo capisco lo stesso.
Essere analfabeti sarebbe pure plausibile, se chi non sa leggere e scrivere fosse un minimo intelligente, nel senso proprio di capire cose, di fare collegamenti tra una cosa e un'altra. E pure mettere in dubbio le cose, senza abboccare a qualsiasi stronzata venga detta.
Ma a ben vedere ci sono persone uscite anche dai licei scientifico e classico, bravissimi in italiano, greco e latino. Che sanno a memoria i testi di storia e filosofia, ma poi a stringere sono piu imbecilli di mia nonna che sapeva fare al massimo le addizioni e non azzeccava un verbo nemmeno con l'accompagno. E io a 7 anni non mi capacitavo di questa cosa!
L'alfabetizzazione è sopravvalutata. Perché in un istituto professionale dovrebbero bocciare chi non usa le doppie, se poi questo deve andare a fare l'idraulico ? :roll: Non lo capisco davvero.
Alla democrazia italiana mancano le basi? Chi sa leggere non è piu o meno democratico :roll:
Ci vuole saggezza, ma quella non si insegna mica nelle scuole.
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Originariamente inviata da
RudeMood
Bisogna vedere quei 5 cosa fanno nella vita.
E chi sono i 38 che non sanno leggere bene.
Un tempo pure io stavo sempre lì' a meravigliarmi , a correggere etc etc
Poi ho capito che l'infermiere deve saper fare l'infermiere -non- conoscere necessariamente le regole della grammatica.
Il fruttivendolo deve saper contare. Se poi scrive PESHE invece di PESCHE, lo capisco lo stesso.
Essere analfabeti sarebbe pure plausibile, se chi non sa leggere e scrivere fosse un minimo intelligente, nel senso proprio di capire cose, di fare collegamenti tra una cosa e un'altra. E pure mettere in dubbio le cose, senza abboccare a qualsiasi stronzata venga detta.
Ma a ben vedere ci sono persone uscite anche dai licei scientifico e classico, bravissimi in italiano, greco e latino. Che sanno a memoria i testi di storia e filosofia, ma poi a stringere sono piu imbecilli di mia nonna che sapeva fare al massimo le addizioni e non azzeccava un verbo nemmeno con l'accompagno. E io a 7 anni non mi capacitavo di questa cosa!
L'alfabetizzazione è sopravvalutata. Perché in un istituto professionale dovrebbero bocciare chi non usa le doppie, se poi questo deve andare a fare l'idraulico ? :roll: Non lo capisco davvero.
Alla democrazia italiana mancano le basi? Chi sa leggere non è piu o meno democratico :roll:
Ci vuole saggezza, ma quella non si insegna mica nelle scuole.
Sì, però poi quando si va a votare, non lamentiamoci che vinca Berlusconi perché la gente è troppo "analfabeta" per comprendere un testo in modo approfondito o per capire un discorso più complesso e, di conseguenza, vince chi alza di più la voce, non chi punta sul contenuto.
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Forse non hai afferrato il senso del discorso Rude.
Qui non si parla di azzeccare i congiuntivi piuttosto che le doppie.
Si parla di cultura come strumento per comprendere il mondo e non essere "vittima".
Se da un lato regole e burocrazia si fanno sempre più complicate dall'altro la gente ha smesso di informasi e documentarsi (o se lo fa preferisce determinati canali che di informazione hanno ben poco). Questo ci allontana dalla vita politica, dalla partecipazione, ci lascia alla mercè di chi strumenti ne possiede fin troppi al contrario degli scrupoli.
Hai idea da quanti soprusi ci si potrebbe difendere semplicemente "conoscendo le regole del gioco"?
Io sono stanco di vedere il cravattaro di turno che va in tv e dice che abbiamo il 4% del tasso sull'indice ricapitalizzato nello spread (così a caso) quindi bisogna mettere una tassa o fare una guerra o abolire un diritto e la gente che annuisce senza avere la più pallida idea della supposta che hanno appena prenotato.
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Originariamente inviata da
Mister White
Forse non hai afferrato il senso del discorso Rude.
Qui non si parla di azzeccare i congiuntivi piuttosto che le doppie.
Si parla di cultura come strumento per comprendere il mondo e non essere "vittima".
Se da un lato regole e burocrazia si fanno sempre più complicate dall'altro la gente ha smesso di informasi e documentarsi (o se lo fa preferisce determinati canali che di informazione hanno ben poco). Questo ci allontana dalla vita politica, dalla partecipazione, ci lascia alla mercè di chi strumenti ne possiede fin troppi al contrario degli scrupoli.
Hai idea da quanti soprusi ci si potrebbe difendere semplicemente "conoscendo le regole del gioco"?
Io sono stanco di vedere il cravattaro di turno che va in tv e dice che abbiamo il 4% del tasso sull'indice ricapitalizzato nello spread (così a caso) quindi bisogna mettere una tassa o fare una guerra o abolire un diritto e la gente che annuisce senza avere la più pallida idea della supposta che hanno appena prenotato.
A proposito di questo:
l'altro giorno - ho avuto la malaugurata idea di mettere "mi piace" alla pagina di Repubblica - era pubblicata su fb una pagina in cui si parlava del cosiddetto "burocratese" e la gente, al posto di comprendere che è faccenda grave che i testi burocratici siano così inaccettabili, lo difendeva come "italiano corretto".
Per chi è interessato, pubblico questo breve scritto di Calvino: http://www.scriverebene.it/pdf/Antilingua.pdf
Ma in ogni caso, trovo veramente assurdo che se da un lato si tende a semplificare la questione dell'alfabetizzazione, dall'altro lato anche nelle questioni più semplici, l'italiano utilizzato è desueto e a tratti inaccessibile.
Lo sforzo, per come la vedo io, andrebbe fatto in primo luogo "ai piani alti": semplificare la lingua (una lingua semplice può essere corretta e bellissima, Calvino, ad esempio, ne è stato la prova vivente), ma insieme essere molto più fiscali nelle scuole non soltanto sulla grammatica spicciola o sull'ortografia, ma insistere proprio sulla costruzione e la comprensione di un testo, agire sulla "macrostruttura" per educare alla lettura e educare lo "spirito critico".
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Possibili rimedi? “Rafforzare la scuola pubblica, avviare un sistema di educazione continua per gli adulti, creare una fitta rete di centri di pubblica lettura”. E magari programmare un piano decennale di pedagogia di massa, con nuovi maestri Manzi al posto di Vespa e Maria De Filippi. Pura utopia…
Lasciando perdere le persone di una certa età condizionate soprattutto dal dialetto con cui si sono espresse durante tutta la loro vita, credo che la cosa più preoccupante sia invece il fatto che alcuni coetanei, o comunque la nuova generazione, nonostante abbiano avuto diciamo un facile accesso alle scuole, non sappiano scrivere in italiano corretto. Credo che di questi tempi la colpa non sia da attribuire al sistema scolastico, piuttosto alla poca importanza che i ragazzi danno allo studio.
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Originariamente inviata da
Holly
A proposito di questo:
l'altro giorno - ho avuto la malaugurata idea di mettere "mi piace" alla pagina di Repubblica - era pubblicata su fb una pagina in cui si parlava del cosiddetto "burocratese" e la gente, al posto di comprendere che è faccenda grave che i testi burocratici siano così inaccettabili, lo difendeva come "italiano corretto".
Per chi è interessato, pubblico questo breve scritto di Calvino: http://www.scriverebene.it/pdf/Antilingua.pdf
Interessante lettura.
Mi chiedo però se queste stesse persone messe di fronte a un atto notarile, piuttosto che un consulente finanziario (esperienze che sto vivendo) siano ancora così serene e fiduciose dell'italiano corretto.
Perchè all'ennesima lezione di dialettica sui mutui a tasso variabile a me è venuta voglia di ribaltare il tavolo.
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Porca zoccola.
Avevo scritto un tema e s'è spento il PC xD
QUello che volevo dire è che istruzione e cultura potrebbero influire fino ad un certo punto sulle eventuali scelte elettorali .
Mettiamo una fabbrica che conta 5000 operai e che incide sul PIL in maniera significativa.
Mettiamo che questa fabbrica sia molto inquinante, e che molti lavoratori e abitanti del posto si siano ammalati o siano morti di cancro.
Gli economisti pensano che la fabbrica non debba chiudere perché importante per l'economia del Paese e per il potere di acquisto delle 5000 famiglie degli operai. Gli abitanti del posto, contadini compresi, pensano invece che debba chiudere perché le colture sono contaminate e le loro famiglie decimate.
Gli economisti sono istruiti e colti, preparati. I contadini, no.
C'è un modo per stabilire chi ha PIU' ragione? PIU', perché ognuno ha ragione a modo suo.
Saper vivere non è così facile perché esistono criteri diametralmente «opposti» riguardo a quello che bisogna fare. In matematica o in geografia ci sono gli esperti e gli ignoranti, e in genere gli esperti si trovano quasi sempre d'accordo sui principi fondamentali. Quanto al saper vivere invece non c'è affatto unanimità. (cit)
Poi sono d'accordo col 2° intervento di Holly: si fa troppo caso all'ortografia. Basta avere una buona memoria per apprendere tutte le regolette, e si esce dalle superiori con 100, anche se non si è capaci di discutere un argomento . Ricordo che all'esame di stato del liceo, fui l'unica a fare il saggio sulla comunicazione, e presi il massimo. Avevo 5.5 di media perché non studiavo. Le compagne che poi sono uscite con 95 mi hanno odiato perché anche se avevano ottime medie, all'esame di italiano scelsero la traccia sulla letteratura e/o storia. Era sufficiente sapere a pappardella quelle 10 paginette; vennero penalizzate per questo, perché il commissario di italiano teneva di più alla "critica" che alla conoscenza. "La comunicazione? E che mi invento? Che scrivo? Fortuna che conosco il Villari e il Ferroni a memoria!"
Poi la differenza tra televisione e libri.
I libri, bisogna leggere. Essì. Ma se poi uno legge solo romanzi rosa, può leggerne anche 4 al mese. Non diventa comunque geniale :roll:
Io leggo 2 libri l'anno. Non per questo posso definirmi idiota :D
Però sono idiota sull'economia. La leggo e non la capisco. Non capisco lo spread. O non lo voglio capire, vattel'a pesca.
Faccio parte dell'80 % delle famiglie nelle quali non c'è l'abitudine a leggere. Ma se quelli che sono abituati a leggere hanno le librerie strapiene di "libracci" , boh.
Ma il sistema scolastico italiano non era tra i migliori? :roll:
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Originariamente inviata da
RudeMood
Porca zoccola.
Avevo scritto un tema e s'è spento il PC xD
QUello che volevo dire è che istruzione e cultura potrebbero influire fino ad un certo punto sulle eventuali scelte elettorali .
Mettiamo una fabbrica che conta 5000 operai e che incide sul PIL in maniera significativa.
Mettiamo che questa fabbrica sia molto inquinante, e che molti lavoratori e abitanti del posto si siano ammalati o siano morti di cancro.
Gli economisti pensano che la fabbrica non debba chiudere perché importante per l'economia del Paese e per il potere di acquisto delle 5000 famiglie degli operai. Gli abitanti del posto, contadini compresi, pensano invece che debba chiudere perché le colture sono contaminate e le loro famiglie decimate.
Gli economisti sono istruiti e colti, preparati. I contadini, no.
C'è un modo per stabilire chi ha PIU' ragione? PIU', perché ognuno ha ragione a modo suo.
Saper vivere non è così facile perché esistono criteri diametralmente «opposti» riguardo a quello che bisogna fare. In matematica o in geografia ci sono gli esperti e gli ignoranti, e in genere gli esperti si trovano quasi sempre d'accordo sui principi fondamentali. Quanto al saper vivere invece non c'è affatto unanimità. (cit)
Poi sono d'accordo col 2° intervento di Holly: si fa troppo caso all'ortografia. Basta avere una buona memoria per apprendere tutte le regolette, e si esce dalle superiori con 100, anche se non si è capaci di discutere un argomento . Ricordo che all'esame di stato del liceo, fui l'unica a fare il saggio sulla comunicazione, e presi il massimo. Avevo 5.5 di media perché non studiavo. Le compagne che poi sono uscite con 95 mi hanno odiato perché anche se avevano ottime medie, all'esame di italiano scelsero la traccia sulla letteratura e/o storia. Era sufficiente sapere a pappardella quelle 10 paginette; vennero penalizzate per questo, perché il commissario di italiano teneva di più alla "critica" che alla conoscenza. "La comunicazione? E che mi invento? Che scrivo? Fortuna che conosco il Villari e il Ferroni a memoria!"
Poi la differenza tra televisione e libri.
I libri, bisogna leggere. Essì. Ma se poi uno legge solo romanzi rosa, può leggerne anche 4 al mese. Non diventa comunque geniale :roll:
Io leggo 2 libri l'anno. Non per questo posso definirmi idiota :D
Però sono idiota sull'economia. La leggo e non la capisco. Non capisco lo spread. O non lo voglio capire, vattel'a pesca.
Faccio parte dell'80 % delle famiglie nelle quali non c'è l'abitudine a leggere. Ma se quelli che sono abituati a leggere hanno le librerie strapiene di "libracci" , boh.
Ma il sistema scolastico italiano non era tra i migliori? :roll:
Ma infatti l'alfabetizzazione non aiuta a "saper vivere", aiuta a comprendere meglio la realtà che ci circonda, a sapersi difendere e a vivere con consapevolezza. Torniamo anche solo all'esempio della scelta elettorale: una persona dev'essere capace di ricevere il giusto messaggio che li arriva, di filtrare tutte le belle parole che la bombardano e soprattutto deve scegliere con cognizione di causa e se non sei alfabetizzato questo non puoi farlo.
Ed è sbagliato pensare che l'alfabetizzazione si riduca a saper leggere e saper scrivere. L'esempio tuo personale riguardo l'esame di Stato è emblematico in questo senso.
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Originariamente inviata da
RudeMood
QUello che volevo dire è che istruzione e cultura potrebbero influire fino ad un certo punto sulle eventuali scelte elettorali .
Mettiamo una fabbrica che conta 5000 operai e che incide sul PIL in maniera significativa.
Mettiamo che questa fabbrica sia molto inquinante, e che molti lavoratori e abitanti del posto si siano ammalati o siano morti di cancro.
Gli economisti pensano che la fabbrica non debba chiudere perché importante per l'economia del Paese e per il potere di acquisto delle 5000 famiglie degli operai. Gli abitanti del posto, contadini compresi, pensano invece che debba chiudere perché le colture sono contaminate e le loro famiglie decimate.
Gli economisti sono istruiti e colti, preparati. I contadini, no.
C'è un modo per stabilire chi ha PIU' ragione? PIU', perché ognuno ha ragione a modo suo.
Ma in questo topic si discute di altro. Si parla di gente che non sa scrivere e che non sa leggere. Usando il tuo esempio te ne faccio uno io:
I contadini e gli economisti decidono di arrivare ad un compromesso e di scrivere un contratto in cui la fabbrica si impegna ad inquinare meno. A parole sono tutti d'accordo ma poi gli economisti, che sono istruiti, colti e preparati, scrivono un contratto utilizzando locuzioni e costruzioni verbali che difficilmente i contadini riescono a capire. Ergo va a finire che i contadini se la pigliano nel culo per via della loro ''ignoranza''.
E' esattamente quello che succede ogni giorno quando si firmano contratti con le compagnie del mercato libero, quando si va a richiedere un prestito per comprarsi lo scooter quando si sottoscrivono i contratti di abbonamento con club per voi, mondolibri giusto per fare qualche esempio...Magari i contadini saranno dei grandissimi saggi ma il risultato è che se la pigliano nel didietro perché non sanno leggere.
Quando hai problemi a leggere (e i dati di quelle ricerche parlano di queste cose) hai problemi a capire il mondo, a capire le notizie, a tutelarti dai truffatori e ti ritrovi ad essere un burattino nelle mani di chi è più bravo a catturare la tua attenzione.
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(@RudeMood, mi sono scordata di quotarti XD)
Il sistema scolastico italiano IN TEORIA è il migliore. Idem l'università italiana.
Uno studente serio, che esce da una scuola seria, ne dovrebbe sapere in media molto più di uno studente di qualsiasi altro stato europeo, un po' perché i nostri programmi sono più completi, un po' perché l'intero sistema è nel complesso migliore.
I problemi del nostro sistema scolastico, secondo me, risiedono in primis nel fatto che abbiamo insegnanti troppo anziani, che usano metodi obsoleti e che sono entrati, in passato, con eccessiva facilità. E, poi, il problema della scuola italiana è che mentre è vero che in teoria è la più difficile e completa, in pratica lo studente è lasciato "al pascolo". Infine, problema più grande di tutti, è che il nostro sistema è troppo teorico e in tutti gli ambiti manca di pratica.
Sul discorso che riguarda la fabbrica, potrei anche essere d'accordo, ma non lo trovo del tutto calzante.
Quello che volevo dire nell'altro post è che qualsiasi testo (anche orale, non necessariamente scritto) deve essere compreso. Nell'ipotesi che porti tu, anche i contadini dovrebbero organizzarsi, informarsi e per farlo hanno bisogno di comunicare. È sbagliato anche considerare la comunicazione soltanto in forma scritta. Magari è necessario che siano alfabetizzati anche per poter contrapporsi agli economisti attraverso la comunicazione orale. E si tratta di competenze - non di nozioni - che si devono apprendere a scuola, nei primi anni di vita. Da questo punto di vista, infatti, il problema secondo me non sono tanto le scuole superiori o l'università, quanto le elementari, perché si tratta di una competenza che va allenata sin da quando si è piccoli, altrimenti, come tutte le competenze, rischia di atrofizzarsi... e allora ciao, non c'è più niente da fare.
Per quanto riguarda i libri, sono d'accordo con te: l'importante non è QUANTO si legge, ma COSA si legge. Perché leggere in due giorni la trilogia delle cinquanta sfumature non è troppo differente dal bruciare neuroni davanti ai programmi di Maria de Filippi!
Sull'economia anche io sono d'accordo, ma secondo me il problema consiste proprio nella divulgazione di questi concetti. Vengono introdotti e usati fino alla nausea, ma non vengono spiegati. Oh, cavolo, io sono laureata - quindi in teoria un po' di cultura generale la dovrei avere - ma davanti alle notizie economiche impallidisco: non ci capisco seriamente un cazzo e quando vado a cercare da sola alcune definizioni, trovo puntualmente spiegazioni così tecniche da confondermi ancora di più le idee.
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Quote:
Originariamente inviata da
Rocknrolf
Ma in questo topic si discute di altro. Si parla di gente che non sa scrivere e che non sa leggere. Usando il tuo esempio te ne faccio uno io:
Eh, ho capito.
Ho fatto quell'esempio dopo aver letto Holly che diceva di non lamentarsi quando viene eletto Berlusconi perché la gente è analfabeta.
Nell'articolo postato non si parla di "semplificazione" della lingua. Se n'è parlato dopo, mentre scrivevo il post.
E sarebbe la cosa più giusta. Sempre volendo parlare di democrazia.
Perché se se ne parla, non può essere fatto a senso unico.
C'è da dire che la lingua italiana è difficile.
Non so se lo stesso testo, lo stesso contratto per un prestito finanziario, sia più comprensibile se scritto in inglese.
E' possibile che in Francia e Inghilterra scrivano le cose in maniera più semplice e comprensibile per tutti ?
Oppure sono proprio gli italiani ad essere terribilmnete deficienti? :roll:
Il fatto è che esistono competenze e capacità personali che non sono modificabili e/o migliorabili .
E' discriminante pensare che bisognerebbe rieducare tutti o fare di più perché tutti capiscano, perché non è possibile.
Non tutti hanno lo stesso potenziale cognitivo :roll:
Io vorrei sinceramente riuscire a capire l'economia, ma non ci riesco proprio. Non per questo devo tornare a scuola ..
Quello che frega gli italiani è il disinteresse. Relativamente al post su FB di cui ha parlato Holly, non so tra quelli che hanno commentato, quanti hanno letto l'articolo, oltre al titolo ... Il punto è questo. La superficialità.
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Quote:
Originariamente inviata da
Rocknrolf
Ma in questo topic si discute di altro. Si parla di gente che non sa scrivere e che non sa leggere. Usando il tuo esempio te ne faccio uno io:
I contadini e gli economisti decidono di arrivare ad un compromesso e di scrivere un contratto in cui la fabbrica si impegna ad inquinare meno. A parole sono tutti d'accordo ma poi gli economisti, che sono istruiti, colti e preparati, scrivono un contratto utilizzando locuzioni e costruzioni verbali che difficilmente i contadini riescono a capire. Ergo va a finire che i contadini se la pigliano nel culo per via della loro ''ignoranza''.
E' esattamente quello che succede ogni giorno quando si firmano contratti con le compagnie del mercato libero, quando si va a richiedere un prestito per comprarsi lo scooter quando si sottoscrivono i contratti di abbonamento con club per voi, mondolibri giusto per fare qualche esempio...Magari i contadini saranno dei grandissimi saggi ma il risultato è che se la pigliano nel didietro perché non sanno leggere.
Quando hai problemi a leggere (e i dati di quelle ricerche parlano di queste cose) hai problemi a capire il mondo, a capire le notizie, a tutelarti dai truffatori e ti ritrovi ad essere un burattino nelle mani di chi è più bravo a catturare la tua attenzione.
Ignazio Silone proprio su questo tema ha ricamato sopra il suo "Fontamara" :D
@Holly, fidati, il nostro sistema scolastico e universitario non è il migliore manco per un cazzo, e manco in teoria :D
Proprio le obiezioni che tu hai scritto subito dopo, fanno capire che siamo BEN lontani dall'avere uno dei sistemi d'istruzione migliori del mondo.
O MEGLIO...è valido per quanto riguarda scuola elementare e al massimo magari la scuola media, lì sì. Ma non appena varchiamo la soglia delle scuole superiori e delle università, precipitiamo in un buco nero :183:
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Regalano diplomi a chiunque... è proprio grazie ai diplomati analfabeti che ho deciso di iniziare le serali, mi fa rosicare da morire sapere che c'è tutta quella gentaglia di merda più qualificata di me lol sarà che a me si è sviluppata tardi questa voglia di istruzione... meglio tardi che mai :\
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Originariamente inviata da
RudeMood
Eh, ho capito.
Ho fatto quell'esempio dopo aver letto Holly che diceva di non lamentarsi quando viene eletto Berlusconi perché la gente è analfabeta.
Nell'articolo postato non si parla di "semplificazione" della lingua. Se n'è parlato dopo, mentre scrivevo il post.
E sarebbe la cosa più giusta. Sempre volendo parlare di democrazia.
Perché se se ne parla, non può essere fatto a senso unico.
C'è da dire che la lingua italiana è difficile.
Non so se lo stesso testo, lo stesso contratto per un prestito finanziario, sia più comprensibile se scritto in inglese.
E' possibile che in Francia e Inghilterra scrivano le cose in maniera più semplice e comprensibile per tutti ?
Oppure sono proprio gli italiani ad essere terribilmnete deficienti? :roll:
Il fatto è che esistono competenze e capacità personali che non sono modificabili e/o migliorabili .
E' discriminante pensare che bisognerebbe rieducare tutti o fare di più perché tutti capiscano, perché non è possibile.
Non tutti hanno lo stesso potenziale cognitivo :roll:
Io vorrei sinceramente riuscire a capire l'economia, ma non ci riesco proprio. Non per questo devo tornare a scuola ..
Quello che frega gli italiani è il disinteresse. Relativamente al post su FB di cui ha parlato Holly, non so tra quelli che hanno commentato, quanti hanno letto l'articolo, oltre al titolo ... Il punto è questo. La superficialità.
Beh, andrebbe fatta una considerazione in materia di storia della lingua.
L'italiano non nasce dal parlato, ma nasce dalla letteratura. Si tratta di una sorta di "koinè" linguistica usata per secoli. Si tratta proprio della lingua di Boccaccio e Petrarca, poi "canonizzata" da Pietro Bembo nel '500 e rimasta inutilizzata nella quotidianità fino al momento in cui non si è avuta la necessità di usarla per comunicare. Tant'è che il primo grande passo in avanti per la nostra lingua è stata la prima guerra mondiale, quando tantissime persone che venivano dai più disparati luoghi d'Italia dovevano in qualche modo comunicare. Basti pensare che uno dei grandi padri della nostra lingua, come Manzoni, a casa sua parlava in milanese o francese, e che l'ultima redazione dei Promessi Sposi è stata un lavoro meccanico di "toscanizzazione", perché Manzoni non parlava assolutamente quella lingua!
La cosa ha per noi delle conseguenze. Non si tratta di essere "deficienti". La natura letteraria della nostra lingua ha portato a una serie di conseguenze di cui, magari, nella vita di tutti i giorni non ci rendiamo nemmeno conto, ma la difficoltà di usare la nostra lingua in modo semplice è oggettiva e naturale, proprio per via della nostra natura.
È vero che le altre lingue nazionali, magari, sono più semplici (non conosco il francese, ma non mi pare che l'inglese abbia un corrispettivo del nostro "burocratese"), ma è anche vero che hanno una storia molto meno singolare della nostra.
Dover riadattare una lingua come una nostra non è un lavoro semplice, ecco perché la nostra lingua ci porta a decine e decine di problemi. C'è un dibattito infinito sulla lingua che si dovrebbe parlare e scrivere, e, sarà una mia impressione, le idee chiare non le ha ancora nessuno. Di certo, però, ha ragione Calvino a dire che l'antilingua è sicuramente un disastro.
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Originariamente inviata da
Wolverine
Ignazio Silone proprio su questo tema ha ricamato sopra il suo "Fontamara" :D
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Holly, fidati, il nostro sistema scolastico e universitario non è il migliore manco per un cazzo, e manco in teoria :D
Proprio le obiezioni che tu hai scritto subito dopo, fanno capire che siamo BEN lontani dall'avere uno dei sistemi d'istruzione migliori del mondo.
O MEGLIO...è valido per quanto riguarda scuola elementare e al massimo magari la scuola media, lì sì. Ma non appena varchiamo la soglia delle scuole superiori e delle università, precipitiamo in un buco nero :183:
Intendo dire che a livello nozionistico è il più completo. Se fatta bene, la scuola italiana dovrebbe in teoria essere quella che dà più cultura agli studenti. In pratica, invece...
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Stavo leggendo un po' tutto ma mi son perso via. Dico comunque la mia.
@RudeMood, hai sbagliato a centrare il punto.
Per alfabetizzazione, in questo caso, si intende la capacità di COMPRENSIONE di una frase o discorso. Hai ragione a dire che puoi sbagliare tutte le H, le I o gli accenti.. Ma non è questo il discorso.
Hai in mente i test stupidi: "se gianni ha i capelli verdi ed è simpatico,.." A: tutti quelli con i capelli verdi sono simpatici. B: tutti i Gianni sono simpatici. C: sono tutti antipatici. D: gianni è simpatico, degli altri non so un cazzo
Ecco, secondo quell'articolo solo il 20% risponderebbe D.. tutti gli altri risponderebbero cose sbagliate.
Come influisce questo? Beh, mi pare evidente. L'uso di paroloni e concetti astratti porta una difficoltà di comprensione supplementare. La gente fatica ad arrivare a concetti "tangibili", figuriamoci a parlare di cose complesse.
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Quote:
Originariamente inviata da
RudeMood
Il fatto è che esistono competenze e capacità personali che non sono modificabili e/o migliorabili .
E' discriminante pensare che bisognerebbe rieducare tutti o fare di più perché tutti capiscano, perché non è possibile.
Non tutti hanno lo stesso potenziale cognitivo :roll:
A meno di aver problemi reali, quindi ritardi, demenze o altro, ogni intelligenza è migliorabile. Da quella logica a quella linguistica e passando per tutte le altre, ognuno di noi può migliorare. Fino a quanto? Fino ad un livello mediocre, se la genetica c'è contraria. Ma rimane comunque un livello mediocre che ci consente di COMPRENDERE un discorso di livello elementare o medio.
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Originariamente inviata da
Loller156
Stavo leggendo un po' tutto ma mi son perso via. Dico comunque la mia.
Quote:
Originariamente inviata da
Loller156
@RudeMood, hai sbagliato a centrare il punto.
Per alfabetizzazione, in questo caso, si intende la capacità di COMPRENSIONE di una frase o discorso.
Ok. Allora touché :lol:
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Loller156
A meno di aver problemi reali, quindi ritardi, demenze o altro, ogni intelligenza è migliorabile. Da quella logica a quella linguistica e passando per tutte le altre, ognuno di noi può migliorare. Fino a quanto? Fino ad un livello mediocre, se la genetica c'è contraria. Ma rimane comunque un livello mediocre che ci consente di COMPRENDERE un discorso di livello elementare o medio.
Ok. Hai di nuovo ragione.
:lol:
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Entrare nella discussione a discorso avviato non è semplice ma l'argomento mi interessa.
Parto dal principio: purtroppo i dati sono più che veri e conosco diversi casi di analfabeti completi (i nonni) e di analfabeti parziali (gente che sa leggere e scrivere ma in maniera decisamente scorretta). Molti miei compagni di università hanno una scarsa conoscenza lessicale e spesso l'esposizione è pessima (--> una mia amica all'ultimo esame è stata penalizzata per questo e il docente gliel'ha fatto notare proprio!). Tutto ciò dipende dall'organizzazione scolastica della prima infanzia: la nostra scuola si preoccupa troppo dell'apprendimento e ben poco della riflessione. Spesso i professori (o maestri) servono il piatto pronto, cioè l'informazione così come va appresa senza soffermarsi sull'evento e quindi senza far riflettere gli alunni che si ritrovano a studiare quasi a memoria l'argomento. questo è dovuto sia dai programmi scolastici pieni di informazioni da far apprendere e sia per incompetenza dei docenti stessi, per i problemi già citati da Holly.
Iniziarà a cambiare qualcosa quando i (futuri) docenti della mia generazione entreranno nelle scuole che sono appunto formati in base ai nuovi metodi educativi/formativi basati sulla formazione del pensiero critico, unico elemento in grado di formare cittadini in grado di vivere democraticamente. Oppure un'altra soluzione potrebbero essere i corsi aggiornamento per i docenti attuali che però sono mal strutturati.
Per quanto riguarda la lingua italiana e la sua complessità basta pensare ai sinonimi presenti nel nostro vocabolario: credo che nessun'altra lingua abbia così tanti sinonimi quanti ne abbiamo noi.
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ah, dimenticavo una cosa riguardante le capacità cognitive. E' sbagliato pensare che non sia possibile raggiungere livelli buoni di intelligenza a causa dei geni. Togliendo chi ha problemi di apprendimento o deficit particolari, chiunque può raggiungere un buon livello di riflessione e di pensiero critico, basta sviluppare questi aspetti a scuola.
Oggi infatti si parla, nell'ambito della didattica, di personalizzazione e di individualizzazione dell'offerte formativa: cioè creare percorsi formativi in base alle capacità di partenza dell'alunno e in base alla propensione che questo ha verso determinate capacità. Purtroppo nel nostro sistema scolastico, così com'è, è impossibile attivare processi autentici rivolti verso questa metodologia. E come se non bastasse i politici, e in generale la società globalizzata, tende a creare figure professionali omologate che sappiano fare qualcosa ma senza la capacità di riflettere. Perchè? Ovviamente perchè chi non sa riflettere è facilmente manipolabile. Esempio lampante sono i media e la tv nello specifico che di certo non offre programmi in grado di suscistare pensiero critico, ma solo programmi che occupano del tempo attraverso argomenti futili..
Insomma l'argomento è veramente vasto e potrei parlarne ore visto che quasi tutti gli argomenti qui trattati sono per me oggetto di esame -e infatti ne sto approfittando per ripassare per l'esame di domani :lol:-. C'è chi suggerisce come soluzioni, a volte anche in maniera utopica, la destrutturazione della scuola (vedi Illich e "descolarizzare la società" e Nussbaum "non per profitto") e l'inserimento delle materie umanistiche nei programmi scolastici, lontani dall'idea del profitto tipica della società moderna.
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Originariamente inviata da
Holly
(@RudeMood, mi sono scordata di quotarti XD)
Il sistema scolastico italiano IN TEORIA è il migliore. Idem l'università italiana.
Uno studente serio, che esce da una scuola seria, ne dovrebbe sapere in media molto più di uno studente di qualsiasi altro stato europeo, un po' perché i nostri programmi sono più completi, un po' perché l'intero sistema è nel complesso migliore.
I problemi del nostro sistema scolastico, secondo me, risiedono in primis nel fatto che abbiamo insegnanti troppo anziani, che usano metodi obsoleti e che sono entrati, in passato, con eccessiva facilità. E, poi, il problema della scuola italiana è che mentre è vero che in teoria è la più difficile e completa, in pratica lo studente è lasciato "al pascolo". Infine, problema più grande di tutti, è che il nostro sistema è troppo teorico e in tutti gli ambiti manca di pratica.
Scusate non c'entra un tubo il mio intervento ma ho bisogno di risponderti. Io credo che il sistema italiano sia il peggiore in assoluto, perché si poggia su una riforma dell'idealismo hegeliano che ci ha distrutti, o peggio, immobilizzati entro un certo range di preparazione. In parole povere: non è assolutamente normale che ogni ciclo che va dalle scuole elementari, alla media inferiore alla media superiore inizi sempre con la stessa tiritera della storia egiziana, delle guerre puniche e di Carlo Magno: 50 lezioni per spiegare l'impero romano e si arriva al quinto superiore sempre con tesine che parlano di guerre mondiali, guerra fredda e crisi degli anni '70. Quando i nostri insegnanti (in TUTTE le discipline) non cambiano i programmi non è solo perché gli strumenti educativi sono obsoleti, ma perché non si vuole Osare andare oltre per evitare di sviluppare menti critiche o comunque impegnati in discipline più avanzate. Io, non fatico a dirlo, tornassi indietro non farei il liceo. Meglio una scuole tecnica, che affiancata alla solita solfa - un po' più sviluppata ma sempre stessa solfa - accompagna discipline nuove e concrete. Ho notato una notevole preparazione, logica e concretezza in chi ha privilegiato dei percorsi tecnici o professionali. E anche qui, le materie umanistiche, terminato il biennio obbligatorio sono state riprese al triennio. Gli insegnanti più giovani impostano le lezioni/programmi allo stesso identico modo degli anziani, perché non è il docente che decide cosa fare e cosa non fare. In fase di pianificazione della didattica il Consiglio docenti non può permettersi di andare oltre quell'approccio di cui più su.
Scusate OT
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Originariamente inviata da
Sedna
Scusate non c'entra un tubo il mio intervento ma ho bisogno di risponderti. Io credo che il sistema italiano sia il peggiore in assoluto, perché si poggia su una riforma dell'idealismo hegeliano che ci ha distrutti. In parole povere: non è assolutamente normale che ogni ciclo che va dalle scuole elementari, alla media inferiore alla media inferiore inizino sempre con la stessa tiritera della storia egiziana, delle guerre puniche e di Carlo Magno: 50 lezioni per spiegare l'impero romano e si arriva al quinto superiore sempre con tesine che parlano di guerre mondiali, guerra fredda e crisi degli anni '70. Quando i nostri insegnanti (in TUTTE le discipline) non cambiano i programmi non è solo perché gli strumenti educativi sono obsoleti, ma perché non si vuole Osare andare oltre per evitare di sviluppare menti critiche o comunque impegnati in discipline più avanzate. Io, non fatico a dirlo, tornassi indietro non farei il liceo. Meglio una scuole tecnica, che affiancata alla solita solfa - un po' più sviluppata ma sempre stessa solfa - accompagna discipline nuove e concrete. Ho notato una notevole preparazione, logica e concretezza in chi ha privilegiato dei percorsi tecnici o professionali. E anche qui, le materie umanistiche, terminato il biennio obbligatorio sono state riprese al triennio. Gli insegnanti più giovani impostano le lezioni allo stesso identico modo degli anziani, perché non è il docente che decide cosa fare e cosa non fare. In fase di pianificazione della didattica il Consiglio docenti non può permettersi di andare oltre quell'approccio di cui più su.
Scusate OT
Questo perchè, nonostante l'inserimento del POF che dovrebbe facilitare le sperimentazioni, non si osa mai. si rimane ancorati ai soliti metodi didattici obsoleti e al solito programma che va a tutti i costi analizzato, anno per anno. Servirebbe una scuola tipica del periodo dell'attivismo di Dewey o, per capirci, della Montessori. Insomma scuole su misura del bambino. Noi abbiamo programmi ministeriali che stanno dietro al POF e che influenzano eccessivamente le scelte didattiche dei docenti. Come se non bastasse la rigidità dei tempi e degli spazi, la burocratizzazione della scuola e l'assenza di risorse (economiche e materiali) non aiutano una riforma -anche interna a una singola scuola- dell'istituzione scolastica.
Non so se voi avete mai sentito parlare di Pluriclassi (scuole che non hanno abbastanza alunni per formare le cinque classi e che quindi decido di farne una che comprende tutti i bambini, anche se di età diversa), tipiche dei paesi piccoli con comunità molto unite. Se si seguisse il modello delle pluriclassi nelle classi uniche, la scuola sarebbe decisamente migliore. Gli aspetti positivi delle pluriclassi sono: il numero esiguo di alunni, il confronto tra alunni di età diversa, attenzione verso l'esperienza diretta attraverso il rapporto con il territorio; favorisce l'autonomia degli alunni, favorisce l'apprendimento attraverso lavori di gruppo, etc.. Ovvio che è utopia pura perchè non è possibile creare classi con pochi bambini e in grandi strutture è impensabile unire bambini di età diverse ma si potrebbero prendere le idee alla base delle pluriclassi e cercare di applicarle alle altre scuole. Noi pensiamo che si possa apprendere solo a scuola e, spesso, manca un collegameto tra gli appredimenti scolastici e la realtà, la vita quotidiana. E' su questo che si deve lavorare.
Scusate l'ennesimo OT
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Originariamente inviata da
Sedna
Scusate non c'entra un tubo il mio intervento ma ho bisogno di risponderti. Io credo che il sistema italiano sia il peggiore in assoluto, perché si poggia su una riforma dell'idealismo hegeliano che ci ha distrutti. In parole povere: non è assolutamente normale che ogni ciclo che va dalle scuole elementari, alla media inferiore alla media inferiore inizino sempre con la stessa tiritera della storia egiziana, delle guerre puniche e di Carlo Magno: 50 lezioni per spiegare l'impero romano e si arriva al quinto superiore sempre con tesine che parlano di guerre mondiali, guerra fredda e crisi degli anni '70. Quando i nostri insegnanti (in TUTTE le discipline) non cambiano i programmi non è solo perché gli strumenti educativi sono obsoleti, ma perché non si vuole Osare andare oltre per evitare di sviluppare menti critiche o comunque impegnati in discipline più avanzate. Io, non fatico a dirlo, tornassi indietro non farei il liceo. Meglio una scuole tecnica, che affiancata alla solita solfa - un po' più sviluppata ma sempre stessa solfa - accompagna discipline nuove e concrete. Ho notato una notevole preparazione, logica e concretezza in chi ha privilegiato dei percorsi tecnici o professionali. E anche qui, le materie umanistiche, terminato il biennio obbligatorio sono state riprese al triennio. Gli insegnanti più giovani impostano le lezioni allo stesso identico modo degli anziani, perché non è il docente che decide cosa fare e cosa non fare. In fase di pianificazione della didattica il Consiglio docenti non può permettersi di andare oltre quell'approccio di cui più su.
Scusate OT
Come ho già risposto a Wolverine nell'altra pagina, mi riferivo al fatto che a livello nozionistico in teoria noi saremmo fra i più preparati.
Che poi ci siano delle pecche madornali nel nostro sistema d'istruzione, è fuori da ogni dubbio e i problemi sono oggettivi.
Io sinceramente - e adesso mi beccherò una marea di insulti - ho sempre notato un divario fra chi usciva dal liceo e chi usciva dall'istituto tecnico. Il problema non è la presenza delle materie umanistiche (perché è assolutamente un falso pregiudizio credere che le materie umanistiche siano teoriche) ma come queste materie vengono impostate. E, sempre in teoria, esercizi di scrittura come il saggio breve o l'analisi del testo dovrebbero proprio rafforzare alcune capacità critiche, ma, di fatto, sulla cosa non si insiste mai.
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Originariamente inviata da
Holly
[...] Il problema non è la presenza delle materie umanistiche (perché è assolutamente un falso pregiudizio credere che le materie umanistiche siano teoriche) ma come queste materie vengono impostate. E, sempre in teoria, esercizi di scrittura come il saggio breve o l'analisi del testo dovrebbero proprio rafforzare alcune capacità critiche, ma, di fatto, sulla cosa non si insiste mai.
Basta pensare che l'unico saggio breve scritto nella mia vita (e ho fatto studi umanistici) è stato in quinta in vista della prima prova.
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Se qualcuno al giorno d'oggi non è in grado di scrivere, leggere e parlare un decente italiano di base (nessuno pretende da tutti la capacità di comprendere testi specialistici o di scrivere saggi) credo che meriti di essere inchiappettato selvaggiamente da chiunque ne abbia la possibilità.
Sottolineo "al giorno d'oggi", con particolare riferimento ai giovani, non me la prendo certo con l'anziano di 85 anni che ha sempre fatto il contadino.
In verità sono gravemente intollerante anche su errori di ortografia, sintassi e punteggiatura e sviluppo rapidamente un disprezzo -silenzioso ma profondo- per i colpevoli! :lol:
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Il mio parere è che nella scuola contemporanea sembra che i programmi e i metodi di insegnamento siano studiati apposta per ridurre al minimo possibile l'interesse dello studente.
Lo scorso inverno aiuto mio figlio a fare i compiti e c'era da studiare quel passo dell'Iliade dove si narra di Briseide e Criseide, bottino di guerra di Achille e Agamennone rispettivamente. In sintesi Agamennone deve restituire Criseide, ma pretende per farlo che Achille gli ceda la sua Briseide. Il giudizio era preconfezionato e inculcato nella testa di mio figlio: Che stronzo Agamennone!
Io mi son messo a fare l'avvocato del diavolo, a prendere le difese di Agamennone, tutto sommato gli dico, perché Agamennone deve rinunciare al suo bottino di guerra e Achille no, solo perché è stato più sfigato scegliendo la schiava inopportuna?
Quello che voglio dire è che non ci si sofferma sul quel che si sta studiando facendone un'analisi critica anche alla luce dei nostri usi e costumi moderni. Il personaggio X è un eroe e tale resta, non si deve mettere in dubbio.
Mi viene in mente il film "Scialla": l'interesse del protagonista del film per i classici nasce quando scopre che Achille e Patroclo erano "froci". Bisogna allora saper analizzare le cose che si studiano in modo proficuo e interessante.
Un giorno nell'andare a prendere mio figlio a scuola, al suono della campana vedo il primo che schizza via fuori della scuola ed esclama: "fuori di prigione!" . Ecco, la scuola intesa come una prigione...
Per non parlare della quantità di roba presente nei programmi ministeriali che costringe a correre, correre, ma con una gamba sola come mi diceva la mia insegnante... Senza avere il tempo per metabolizzare un po' le nozioni che allo studente scorrono nella testa.
O vogliamo parlare dei fiumi di riassunti di Arte e Musica, senza mai soffermarsi però su un quadro o un brano musicale in modo critico, cercando magari quelli che potrebbero muovere l'interesse? Forse analizzare "Le origini del mondo" invece de "L'ultima cena" potrebbe essere il grimaldello per avvicinare un ragazzo all'arte!
L'analfabetizzazione forse nasce anche da qui...
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I programmi sono contemporaneamente troppo vasti e troppo poco concentrati su avvenimenti-chiave, epoche-chiave e scoperte-chiave. E ovviamente, troppo poco concentrati sull'epoca contemporanea.
Si dedica troppo tempo a preistoria ed Egizi, tanto per dirne una...che sono sicuramente molto interessanti (specie gli Egizi), ma che in un'ottica di "educazione alla vita" e di comprensione del mondo di oggi, onestamente contano molto meno di tanti altri avvenimenti fondamentali.
Ed è un qualcosa di applicabile tanto alla Storia quanto alla letteratura. La stessa ottica con cui, e finora nessuno è riuscito a farmi cambiare idea, io eliminerei le ore di latino e greco, lasciando queste due lingue come corsi extra-scolastici erogati in maniera facoltativa, e accrescendo le ore dedicate all'italiano e all'inglese in tutte le scuole (proprio come lingua, al di là della letteratura. Troppa gente nelle scuole superiori ha ancora evidenti difficoltà), e a seconda dell'indirizzo scolastico, dedicare più ore alla storia contemporanea, all'informatica SENZA CONCETTI DI QUARANT'ANNI FA, alla musica o al disegno tecnico a mano e tramite AutoCad e simili (giusto per fare i primi esempi che mi sono venuti in mente).
Insomma, dare più spazio a materie PIU' UTILI NELLA PRATICA, togliendo un po' di spazio a nozioni la cui importanza è ormai fine a se stessa.
In soldoni...applicare i modelli anglosassoni, che ormai i fatti dimostrano essere i più vincenti.
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Originariamente inviata da
Wolverine
I programmi sono contemporaneamente troppo vasti e troppo poco concentrati su avvenimenti-chiave, epoche-chiave e scoperte-chiave. E ovviamente, troppo poco concentrati sull'epoca contemporanea.
Si dedica troppo tempo a preistoria ed Egizi, tanto per dirne una...che sono sicuramente molto interessanti (specie gli Egizi), ma che in un'ottica di "educazione alla vita" e di comprensione del mondo di oggi, onestamente contano molto meno di tanti altri avvenimenti fondamentali.
Ed è un qualcosa di applicabile tanto alla Storia quanto alla letteratura. La stessa ottica con cui, e finora nessuno è riuscito a farmi cambiare idea, io eliminerei le ore di latino e greco, lasciando queste due lingue come corsi extra-scolastici erogati in maniera facoltativa, e accrescendo le ore destinate all'italiano (proprio come lingua, al di là della letteratura. Troppa gente nelle scuole superiori ha ancora evidenti difficoltà) e all'inglese.
Aridaje co' 'sta storia :lol:
Il latino e il greco sono essenziali sia come esercizio mentale sia per comprendere le strutture della NOSTRA lingua. Tendenzialmente, chi capisce bene l'organizzazione di un testo latino, non ha problemi a organizzare un testo italiano.