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Mantovani: «Sono guarita dalla sclerosi con il metodo Zamboni

  1. #1
    Overdose da FdT
    Uomo
    Iscrizione: 29/9/2004
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    Predefinito Mantovani: «Sono guarita dalla sclerosi con il metodo Zamboni

    LA VEDOVA PARAVOTTI A «GENTE»

    Mantovani: «Sono guarita dalla sclerosi Grazie al metodo Zamboni ora sto bene»



    Racconta di non accusare alcun sintomo da quando si è sottoposta al discusso metodo del chirurgo vascolare ferrarese
    «A sei mesi dall'operazione mi ritengo guarita dalla sclerosi multipla». Lo dice a «Gente», in edicola da lunedì 12 novembre, Nicoletta Mantovani, vedova di Luciano Pavarotti, che si è affidata al metodo, molto discusso negli ambienti scientifici, del chirurgo ferrarese Paolo Zamboni. «Non accuso più alcun sintomo: mi è stata data una seconda vita. E ora ho anche debuttato nella produzione cinematografica - aggiunge - con un film che mi rende molto orgogliosa ("E la chiamano estate" in uscita il 22 novembre), sulle anomalie e le perversioni di tante coppie»IL METODO ZAMBONI -Paolo Zamboni, chirurgo vascolare dell'Università di Ferrara, ha osservato che i malati di sclerosi multipla avrebbero più spesso dei sani restringimenti od occlusioni delle vene che drenano il sangue dal cervello e che ciò contribuirebbe alla patologia. Da qui gli studi sul l'insufficienza venosa cerebrospinale cronica (o CCSVI) e il suo eventuale ruolo nella sclerosi multipla. Di fronte alla teoria di Zamboni si sono creati due schieramenti, pro e contro. Da un lato chi ritiene che la CCSVI è più frequente nei malati e sperimenta la tecnica di liberazione delle vene, dall'altro chi non trova anomalie nei pazienti e ritiene che la CCSVI abbia effetti pericolosi perché potrebbe distogliere i malati da terapie di provata efficacia.

    Mantovani: «Sono guarita dalla sclerosi Grazie al metodo Zamboni ora sto bene» - Corriere.it
    -----------------------------------------
    e giusto dare una speranza quando la medicina ufficiale si divisa in pro contro sulla efficacia?
    Un caso alla di bella un altra cura controversa ora nel dimenticatoio. Ma è giusto alimentare speranze in questo modo?

  2. #2
    Can che dorme Wolverine
    Uomo 39 anni
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    Questo non sembra un altro "caso Simoncini"...Simoncini è VISTOSAMENTE un ciarlatano da due soldi, questo qui invece sembra avere maggior fondatezza, per lo meno cerca di rispondere con dati.

    Mi lascia solo perplesso il fatto che non abbia voluto far parte della commissione esaminatrice dello studio "COSMO", forse è l'unica "macchia"...ok che non ne condivideva del tutto i metodi d'analisi, ok che ha avuto rilievi da fare appunto su metodi eccetera, ma io al posto suo comunque avrei accettato il posto nella commissione esaminatrice e DALL'INTERNO avrei fatto le stesse critiche in maniera da smuovere le acque.
    Ultima modifica di Wolverine; 12/11/2012 alle 11:34

  3. #3
    Se muoio rinasco P S Y C H O
    da Estero
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    Un'amica di famiglia purtroppo è affetta da questa terribile malattia e ha anch'ella provato il metodo in oggetto. Ha prima fatto delle analisi che hanno accertato il famoso 'restringimento' delle vene e quindi si è proceduto con l'intervento (privatamente of course). Adesso sono passati molti mesi, quasi un anno, e non ha sortito alcun effetto.

  4. #4
    Overdose da FdT
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    Quote Originariamente inviata da Abel Balbo Visualizza il messaggio
    Un'amica di famiglia purtroppo è affetta da questa terribile malattia e ha anch'ella provato il metodo in oggetto. Ha prima fatto delle analisi che hanno accertato il famoso 'restringimento' delle vene e quindi si è proceduto con l'intervento (privatamente of course). Adesso sono passati molti mesi, quasi un anno, e non ha sortito alcun effetto.
    e quindi cosa possiamo dire che è giusto o no alimentare certe speranze?

  5. #5
    Se muoio rinasco P S Y C H O
    da Estero
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    Quote Originariamente inviata da Usher Visualizza il messaggio
    e quindi cosa possiamo dire che è giusto o no alimentare certe speranze?
    Sinceramente non saprei che rispondere.

    Posso raccontarti il viaggio della speranza della mia amica; il riconoscimento disperato di ipotetici segni di miglioramento dopo il ritorno a casa, fino a quando, pian piano, c'è stata la presa di coscienza di un nulla di fatto, il brusco ricadere a terra.

    Quando si è gravemente malati si ha il diritto di crederci e ci si aggrappa a tutto pur di trovare una via. E' anche vero che proprio per questo si è maggiormente vulnerabilli e maggiormente bisognosi di tutela.

    Ti rispondo che se ci fosse la certezza che questo metodo sia tutta una bufala, andrebbe sicuramente fermato il dottore che lo pratica (che poi non è lo scopritore, ma un suo allievo). Però sembra che delle persone abbiano trovato realmente giovamento... Ci vorrebbe forse una maggior fiducia nelle istituzioni, cosa che non abbiamo perché quotidianamente sentiamo di truffe ai danni dei malati e ci immaginiamo quanti pochi scrupoli possano avere le case farmaceutiche (la fiala settimanale per curarsi della mia amica ha un costo dell'ordine dei 1000 euro). Altrimenti basterebbe affidarsi alla commissione esaminatrice nominata dal ministero della sanità.

    Un dato di fatto: 'sto dottore sembra che faccia svariati interventi al giorno al costo di 5000 euro cadauno.

  6. #6
    Overdose da FdT
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    [QUOTE=Abel Balbo;3245737]Sinceramente non saprei che rispondere.

    Posso raccontarti il viaggio della speranza della mia amica; il riconoscimento disperato di ipotetici segni di miglioramento dopo il ritorno a casa, fino a quando, pian piano, c'è stata la presa di coscienza di un nulla di fatto, il brusco ricadere a terra.

    Quando si è gravemente malati si ha il diritto di crederci e ci si aggrappa a tutto pur di trovare una via. E' anche vero che proprio per questo si è maggiormente vulnerabilli e maggiormente bisognosi di tutela.

    Ti rispondo che se ci fosse la certezza che questo metodo sia tutta una bufala, andrebbe sicuramente fermato il dottore che lo pratica (che poi non è lo scopritore, ma un suo allievo). Però sembra che delle persone abbiano trovato realmente giovamento... Ci vorrebbe forse una maggior fiducia nelle istituzioni, cosa che non abbiamo perché quotidianamente sentiamo di truffe ai danni dei malati e ci immaginiamo quanti pochi scrupoli possano avere le case farmaceutiche (la fiala settimanale per curarsi della mia amica ha un costo dell'ordine dei 1000 euro). Altrimenti basterebbe affidarsi alla commissione esaminatrice nominata dal ministero della sanità.

    Un dato di fatto: 'sto dottore sembra che faccia svariati interventi al giorno al costo di 5000 euro cadauno.[/QUOTE]

    il dibattito

    Sclerosi multipla, si può guarire davvero?
    Dopo le dichiarazioni della Mantovani sulla sua presunta guarigione grazie al metodo Zamboni, i necessari chiarimenti

    Il 'metodo Zamboni' consiste in un allargamento delle vene che drenano il sangue dal cervello
    MILANO - «A sei mesi dall'operazione mi ritengo guarita dalla sclerosi multipla». Nicoletta Mantovani, vedova di Luciano Pavarotti e malata da tempo, lo ha dichiarato qualche giorno fa in un'intervista al settimanale Gente e da allora il tam tam fra i pazienti è cresciuto a dismisura: tutti, di nuovo, si chiedono se la soluzione per questa malattia sia davvero risolvere l'insufficienza venosa cerebrospinale cronica (CCSVI) come hanno suggerito gli studi di Paolo Zamboni, chirurgo vascolare dell'Università di Ferrara.CCSVI - Il chirurgo, ormai una decina di anni fa, ha osservato che i malati di sclerosi multipla avrebbero più spesso dei sani restringimenti od occlusioni delle vene che drenano il sangue dal cervello (azygos e giugulari) e che ciò contribuirebbe alla patologia. Da qui la proposta di risolvere il problema con un intervento di "liberazione" delle vene interessate, proprio quello a cui si è sottoposta Nicoletta Mantovani. Nel mondo scientifico, però, ancora si discute (animatamente) sull'esistenza o meno di una correlazione fra CCSVI e sclerosi multipla: stando ai dati della ricerca italiana COSMO, il più ampio studio osservazionale e multicentrico con lettura degli esami dei pazienti in doppio cieco sinora effettuato, «il 97 per cento dei pazienti con sclerosi multipla non ha la CCSVI - spiega Mario Alberto Battaglia, presidente della Fondazione Italiana Sclerosi Multipla, che ha finanziato la ricerca con 1,5 milioni di euro -. Nel rimanente 3 per cento dei pazienti la CCSVI si riscontra in percentuali del tutto analoghe a quelle rilevate nei pazienti con altre malattie neurologiche e persino nelle persone sane arruolate come controlli: non sono state evidenziate differenze né per le diverse forme di sclerosi multipla, né per fattori di rischio come l'età o il sesso». Zamboni tuttavia ha criticato i risultati dello studio COSMO, ritenendo che vi fossero "pecche" nel metodo e prosegue con le sue indagini attraverso lo studio "Brave Dreams", con il quale intende valutare la presenza della CCSVI nei pazienti utilizzando ecodoppler e flebografia e soprattutto capire se l'intervento di liberazione abbia o meno effetti positivi.
    GUARIGIONE - Perché il problema è tutto qui: se da un lato il chirurgo ferrarese, pur convinto della bontà della sua teoria, ha sempre richiamato alla necessità di sottoporsi alla procedura di liberazione solo nell'ambito delle sperimentazioni (di fatto l'intervento è da ritenersi tuttora sperimentale), dall'altro sull'onda delle speranze dei pazienti è fiorito un numero non irrilevante di strutture dove ci si può operare. E usare la parola "guarigione" come si è fatto in questi giorni può spingere tanti a provare. Ma allora, dalla sclerosi multipla si può guarire o no? «La cura risolutiva per la sclerosi multipla, in qualsiasi sua forma, ancora non esiste – risponde Battaglia –. Si tratta di una malattia multifattoriale complessa, da affrontare a 360 gradi perché ogni forma di sclerosi multipla è un caso a sé, con un decorso differente da persona a persona. Ve ne sono quattro tipi (a ricadute e remissioni, secondariamente progressiva, primariamente progressiva e progressiva con ricadute) a cui si aggiunge una quinta, la sclerosi multipla benigna, che non peggiora nel tempo ed esordisce in genere con uno, due episodi acuti che non lasciano disabilità. Questa forma, che secondo alcune stime riguarda il 20-30 per cento dei pazienti con diagnosi clinica, può essere individuata anche quando è presente una minima disabilità per 15 anni dalla data di esordio: pure in questo caso tuttavia non si può parlare di guarigione. E bisogna ricordare che le forme a ricadute e remissioni possono avere lunghi intervalli, perfino oltre i dieci anni, tra un attacco e il successivo».
    INTERVENTO - Se di guarigione quindi non si può mai parlare, restano pure i dubbi connessi alla procedura di liberazione: oltre a essere sperimentale non è esente da rischi. Poco tempo fa due pazienti hanno intentato una causa legale nei confronti di medici dell'Università di Stanford, negli Stati Uniti, perché danneggiati dall'inserimento di stent per riaprire le vene con CCSVI e non adeguatamente informati dei rischi che avrebbero corso sottoponendosi all'intervento. E proprio a Stanford dopo il decesso di una paziente le procedure sono state sospese. Lo stesso Zamboni ha sempre richiamato alla cautela, perché usare gli stent non è consigliabile, visto che non ne esistono di davvero adeguati per l'intervento su vene (di solito si usano per l'angioplastica di arterie coronarie). Resta il fatto che tanti continuano ad affollare le liste di attesa per operarsi. «I dati dello studio COSMO dimostrano che la CCSVI non è una patologia legata alla sclerosi multipla: non c’è alcun motivo che possa indurre a curare la CCSVI per curare la sclerosi multipla - ribadisce Battaglia -. Non è una questione di costi sanitari, anche se è discutibile quanto accaduto con l’offerta di interventi a pagamento nel privato; piuttosto è un’azione di tutela nei confronti della persona e della sua salute».



    Sclerosi multipla, si può guarire davvero? - Corriere.it
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    oppure considerare tutto ,come tu hai sottolineato in un tuo passaggio alla stregua di cio ( con le dovute eccezioni e distinguo ovviamente rispetto ai due casi ) come il caso dei medici di modena che operavano con in testa i soldi

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