Un trapianto di cellule prelevate dagli occhi di feti abortiti ha restituito la vista ad una donna cieca da un occhio e a rischio di diventarlo anche dall'altro. Il sensazionale intervento, che ha suscitato l'indignazione dei movimenti anti-abortisti, è uno dei sei innesti di retina eseguiti da un'equipe di medici dell'università statunitense di Louisville (Kentucky), dei quali la rivista britannica New Scientist ha pubblica un dettagliato rapporto.
I gruppi promotori del diritto alla vita sostengono che la tecnica sia 'grottesca', ma per gli scienziati ridarà la speranza a milioni di persone. Elisabeth Bryan, di 64 anni, non può che essere d'accordo con loro.
I medici le hanno trapiantato nell'occhio sinistro, completamente cieco, le cellule della retina di un feto abortito alla tredicesima settimana di gestazione ed ora con quell'occhio può vedere bene abbastanza da leggere libri ed e-mail e giocare pure con il computer.
Ma gli anti-abortisti, temendo che le donne possano essere incoraggiate a donare feti abortiti per assicurare un'adeguata fornitura di cellule, sono in subbuglio. 'Uccidere un bambino non ancora nato per ridare la vista ad un'altra persona è ovviamente un compromesso inaccettabile', ha dichiarato Josephine Qunitavalle del movimento 'Comment on Reproduction Ethics'. 'Prelevare cellule della retina da feti abortiti è grottesco', ha aggiunto Patrick Cusworth dell'organizzazione contro l'aborto 'Life'. 'Così non solo si priva un bambino del diritto alla vita, ma inoltre lo si sfrutta come fonte di fornitura di parti del corpo', ha sottolineato.
Secondo il professor Robert Aramant però, che ha sviluppato la tecnica, le potenzialità di questo tipo d'intervento sono troppo grandi per non essere approfondite ulteriormente. Il metodo oltre ad aiutare chi soffre di forme ereditarie di cecità, puo' anche giovare a pazienti affetti da degenerazione maculare legata all'età, che compromette la visione centrale e diminuisce l'acutezza visiva.
Il disturbo, connesso all'invecchiamento, si verifica quando le cellule al centro della retina (nella foto) si deteriorano fino a cessare di funzionare. Dei sei pazienti operati dall'equipe di Louisville, alcuni soffrivano di questa maculopatia, mentre altri di retinite pigmentosa avanzata, una forma di degenerazione progressiva della retina, generalmente ereditaria, che colpisce una persona su 3.500.
Nel rapporto pubblicato emerge che cinque dei sei interventi di trapianto effettuati dal team del professor Aramant hanno avuto esito positivo e quello di maggior successo è stato appunto quello sulla signora Bryan. Sull'onda di questi risultati, l'equipe Usa ha chiesto l'autorizzazione ad eseguire trapianti analoghi anche su pazienti affetti da forme meno gravi della malattia.