Grosseto, 12 ottobre 2012 - Sarà processato con rito abbreviato Matteo Gorelli, il ventenne di Cerreto Guidi (Firenze) che il 25 aprile 2011, insieme ad altri tre amici all'epoca minorenni, a un posto di blocco vicino Sorano (Sorano) aggredì due militari, uno dei quali, l'appuntato Antonio Santarelli, entrato in coma, è morto l'11 maggio scorso. Il giudizio si aprirà il 7 dicembre prossimo.
GROSSETO, Rito abbreviato per Matteo Gorelli - La Nazione
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GROSSETO. Matteo Gorelli voleva essere il primo. In tutto. Nello studio, nello sport, con gli amici. E in effetti Matteo “era” il primo. In tutto. Anche dopo i 16 anni - il periodo della “svolta” - Matteo voleva essere il primo. Ma non più indirizzato verso obiettivi positivi. Voleva essere il primo nel bere, nel cercare lo scontro fisico, nel polemizzare. E Matteo era riuscito anche in questo. Comunque lucido, consapevole, orientato: «Voglio fare l’avvocato». Ma anche fragile, in cerca di un’identità, sensibile: «Ho paura di tornare fuori: io sono pericoloso per me stesso. Vorrei una vita tranquilla ma c’è l’altra variabile e vorrei sconfiggerla».
Agli arresti domiciliari nella comunità Exodus di Milano da poco meno di un mese, l’autore dell’aggressione ai due carabinieri del 25 aprile 2011 si è raccontato al neuropsichiatra Romano Fabbrizzi, che su di lui ha stilato una lunga perizia su incarico del giudice, ritenendo il ventenne capace di intendere e volere, adesso come all’epoca dei fatti, anche se effettivamente può essere compatibile una patologia da borderline. Quella di Gorelli è una vita condizionata dagli eventi familiari: separazioni, lutti. Il suo è un atteggiamento confuso, tra il ruolo di ragazzino che vuole compiacere la madre e la condizione di prossimo adulto. Un «caos affettivo», aggiunge lo specialista.
È la prima volta che la vicenda che ha causato la morte (dopo poco più di un anno) di Antonio Santarelli e un’invalidità permanente a Domenico Marino viene raccontata dal protagonista.
La notte in discoteca. Al rave party “Pasqua Tech” di Sovana, Matteo voleva arrivare su una Clio con tre amici minorenni dopo aver passato la serata in una discoteca di Firenze. Si riposa per smaltire l’alcol, lo stereo a tutto volume richiama l’intervento dei carabinieri. Poi via verso la Maremma: «Saranno state le 6,30 quando siamo ripartiti».
Il controllo a S.Martino. La Clio viene fermata dai carabinieri: «Verso le 9,30 mi mettono la paletta e mi chiedono di accostare. Mi chiedono i documenti poi se avevo bevuto: sarà stato le 3, ho risposto. Mi dissero scendi! Insomma, volevano farmi il test. Gli dissi: per piacere non lo faccia».
La trattativa. Matteo è positivo: 0,87 e 0,89. Il carabiniere «mi disse che mi avrebbe levato la patente. Io dicevo: no, per piacere. Non c’era verso di smuoverlo. Il carabiniere mi disse di fare una passeggiata per tranquillizzarmi ma io mi ero sempre agitato. Poi mi disse di sedermi». Matteo pensava «non che mi lasciassero andare ma che mi trovassero un rimedio: il servizio civile. Che ne sapevo, io?».
Il sequestro dell’auto. «La notizia buona è che la multa era dimezzata perché mi avevano beccato di giorno. La notizia cattiva era che mi avrebbero tolto la patente e l’auto. No la macchina no! È della mi’ mamma! Che c’entra lei?».
L’aggressione. «Su questo ciglio vidi un bastone, lo presi… Una botta in testa a questa persona, e poi anche quella dopo, poi presi i fogli montai in macchina e andai via… Pensavo di scappare e che queste persone persone si rialzassero dopo un po’ non trovassero più i fogli che gli avevo portato via e che non mi potessero rintracciare».
La fuga. Un’altra pattuglia è subito sul posto. «Questi sparano in aria. Fermati, sei un pazzo, si muore tutti, mi dicevano i miei amici. Uno mi ha tirato il freno a mano». Centrate le due ruote, Gorelli si ferma.
La preoccupazione. Quando Santarelli era ancora in vita, Matteo aveva una speranza: «Cambierebbe sapere che se mi sveglio la mattina si sveglia anche lui». Insomma «che questa persona tornasse a condurre una vita». Ma l’appuntato non si sveglia più. Preoccupazioni anche per gli amici: «Gli ho rovinato la vita».
La mattina. Quello del mattino è un tema ricorrente: « Mi garberebbe svegliarmi la mattina per fare qualcosa per cui sono utile a qualcuno. Purtroppo la direzione non l'ho ancora saputa trovare: la sto cercando».
Voglia di migliorare. «Ti guardi allo specchio e ti dici: ma che sono diventato? Che roba sono? E dissi alla mamma: mandami, rinchiudimi…». Così Matteo descrive il suo periodo più cupo, quando andava a scuola e venne poi seguito dallo psicologo dell’istituto.
Il futuro. «Io sono pericoloso per me stesso. Vorrei una vita sana, tranquilla, costruttiva e produttiva. Ma c'è l'altra variabile e io la voglio sconfiggere». La sua battaglia Matteo la sta combattendo a Milano. Il 7 dicembre, a Grosseto, saprà quale sarà la sua pena giudiziaria.
Matteo primo in tutto anche nella violenza La perizia su Gorelli pericoloso per me stesso - Regione - il Tirreno
Non ricordavo 'sta vicenda.