SANTA MARIA DI SALA. Un fendente netto alla gola, la lama che recide la carotide ed Elèna Para, 35 anni, moldava, muore in pochi minuti. L'assassino, Franco Manzato, 48 anni, il compagno pregiudicato, scappa. Sale in auto e viene trovato fermo lungo l'A4 dalla polstrada. Confessa agli agenti il delitto avvenuto ieri pomeriggio in via Don Milani 16 a Sant'Angelo.
Manzato lo hanno trovato due poliziotti della stradale di Palmanova. Lo hanno visto seduto al volante della sua Mercedes ferma in una piazzola di sosta lungo l'autostrada A4, nella zona di Portogruaro. In stato confusionale aveva lo sguardo perso nel vuoto. Il volto e le braccia segnate da ecchimosi e ferite. I poliziotti hanno chiamato il 118 dopo avergli chiesto cosa era successo. Prima ha farfugliato frasi senza senso poi ha detto: «Ho ammazzato mia moglie». Parole pronunciate in dialetto veneziano. Ha indicato il paese dove sarebbe avvenuto il delitto e gli agenti sono arrivati al suo indirizzo grazie ai documenti dell'auto. Erano circa le 16.40 di ieri pomeriggio.
Mentre lui veniva portato in ospedale a Latisana, la centrale della stradale di Palmanova ha avvisato i colleghi della Questura di Venezia che subito hanno inviato in via Don Milani 16, a Sant'Angelo di Santa Maria di Sala una volante, una squadra dei vigili del fuoco e un'ambulanza del Suem. Pensavano di trovare ancora in vita la donna che invece Manzato diceva di avere ucciso.
Alle 17.30 i poliziotti sono entrati in casa. Hanno guardato subito nella stanza da letto. E lì hanno trovato la donna. Il corpo inanimato di Elèna Para era disteso sul letto. Il collo della donna era squarciato da una profonda ferita. Tutto attorno sangue. Per lei non c'era più nulla da fare. Mentre in via Don Milani arrivano gli agenti della Squadra Mobile con la dottoressa Barbara Re e gli specialisti della scientifica, a Palmanova altri poliziotti interrogavano Manzato. L'uomo tra discorsi confusi e momenti di lucidità riconfermava di avere ucciso la donna, la sua seconda compagna, con un coltello che i poliziotti della Mobile veneziana trovano vicino al cadavere della compagna. Da quanto emerso dalle prime indagini si tratta di un omicidio avvenuto, molto probabilmente, per gelosia. Un movente che già nel 2000 portò in galera Manzato dopo che aveva tentato di uccidere la prima moglie. Tentò di ammazzarla a forbiciate dopo averla colpita a calci e pugni e immobilizzata a letto. Anche in quel caso la gelosia, la paura che la donna lo tradisse con un altro uomo mentre lui era in carcere.
Infatti Manzato ha diversi precedenti per reati contro il patrimonio ed estorsione. L'uomo ieri sera è stato sentito anche dal pm Paola Tonini che conduce le indagini. Gli investigatori della Mobile hanno lavorato tutta la notte per compiere i rilievi nella casa del delitto e per ricostruire le ultime ore di vita della giovane moldava. Sono stati sentiti parenti, vicini di casa e amici. Alcuni hanno confermato che spesso lui mostrava di essere molto geloso nei confronti della giovane moglie. È solo questo il movente del delitto? Lo diranno le indagini nelle prossime ore. Il pm tra oggi e domani affiderà l'autopsia che dovrà ricostruire la dinamica dell'aggressione e con precisione il motivo e l'ora della morte.