La questione merita un approfondimento. Rispondendo a te mi rivolgo anche a tutti coloro che hanno contestato la mia posizione in modo molto più rigido.
Mi piacerebbe che mi si ponesse l'esempio di una situazione per la quale picchiare un bambino diventi una cosa necessaria. Non bisogna dimenticare in questa analisi che i bambini sono lo specchio di ciò che vivono. Quindi qualsiasi azione meritevole di tale punizione di cui sono rei, in realtà gli è stata fornita come esempio proprio da colui/lei che poi gliela contesta con un ceffone (se non peggio).
Io credo che a fronte di un comportamento da correggere di un bambino, ci sia sempre la possibilità di punirlo senza dover ricorrere alle percosse. Semmai troppo spesso genitori assenti cercano di dare una "sterzata" al comportamento del proprio figlio quando si rendono conto che - complice la loro assenza - questi ha preso una brutta piega. E se invece si agisse d'anticipo, con punizioni più lievi?
Ci sarebbe poi da affrontare un'altra questione, quella che una società che prevede una condanna ferma a uno schiaffo dato al proprio figlio, deve quindi essere una società che permetta di educarlo in modo adeguato, fornendo al genitore tutti gli strumenti più idonei, primo fra tutti il tempo.
Nel caso in oggetto, sono andate a cozzare due realtà sociali molto diverse fra loro.
La cosa che mi fa sorridere - ripeto, parlo con te @Lucien , ma mi rivolgo ai contestatori duri dell'intervento svedese - è che si contesta la Svezia per l'arresto del genitore italiano manolunga e magari poi ci si scandalizza per l'arretratezza di certi stranieri in Italia, che prendono a cinghiate la figlia solo per aver messo un po' di rossetto. Credo che si potrebbe fare una proporzione e che non sia azzardato dire che l'islamico sta all'italiano come l'italiano sta allo svedese. Insomma, "io, io, l'asino mio", va tutto bene solo quello che facciamo noi: chi picchia i figli un po' più di noi è un'incivile; chi li picchia meno di noi è un cretino, quando invece è il concetto che va analizzato ed eventualmente stigmatizzato. Non si ruba, che sia una rapina in banca o il taccheggio di un modesto oggetto al supermercato; allo stesso modo non si picchia, che sia con la cinta o con la mano.
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Poco tempo fa sono stato spettatore di un episodio analogo a quello occorso in Svezia di apertura del post. Stavo passeggiando in una via della mia città quando a un paio di metri da me un tizio fermo con le spalle a una vetrina dà una schiaffo a cinque dita a un bambinetto che gli era a fianco, presumibilmente il figlio, il quale sicuramente s'era reso protagonista di qualche capriccio. Io sono rimasto impietrito. Se fossi stato in Svezia l'avrei senz'altro denunciato, ma nella mia situazione, che fare? Interpellarlo, col rischio che alzasse le mani anche contro di me? Denunciarlo (a chi poi, qui si potrebbe aprire l'altra penosa questione del poliziotto di quartiere e del controllo del territorio), per farmi ridere in faccia dall'agente di turno? Ricordo che la cosa mi ha rovinato l'umore per l'intera serata. Vi chiedo: ma se succedesse a voi di essere spettatori di una scena del genere, riuscireste a rimanere totalmente indifferenti?
Ancora: quando quel bambinetto avrà vent'anni e io ormai vecchio e rimbambito sbaglierò manovra con la mi aautomobile e taglierò la strada alla sua, si limiterà ad abbassare il finestrino e gridarmi un "rincoglionito!", oppure scenderà dal suo veicolo e restituirà, a me, quello schiaffone?