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La fine del "multikulti" e il nuovo paradigma della cittadinanza

  1. #11
    kunoichi
    Utente bannato

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    Quote Originariamente inviata da Wolverine Visualizza il messaggio
    Io no E non mi reputo chissà quanto intelligente, quindi dai, ce la si può fare se lo si vuole, a sviluppare comunque un dibattito
    Non si può dire che carne al fuoco non ce ne sia...è un problema attualissimo.

    se le persone non vogliono vederlo il problema si può fare anche finta che non esista e che tutto vada bene


  2. #12
    kunoichi
    Utente bannato

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    Quote Originariamente inviata da Eurasia Visualizza il messaggio
    E' un problema attualissimo che ne copre molti altri più importanti, fino a renderlo capro espiatorio di una politica economica fallimentare. Sono stati fatti una serie di passi per costruire un Paradigma di cittadinanza europeo sostanziale e pragmatico perchè basato sull'attribuzione del diritto al lavoro. A me un modello di cittadinanza proposto da questa sorta di collage mi sembra superato, un po' troppo comodo affermare che il "Multikulti" (che cosa mi rappresenta questa abbreviazione quasi sbeffeggiata di un termine che racchiude molti significati e sacrifici?) ha fallito. E quanto ci stiamo impegnando per realizzarlo?
    e se la crisi sta spazzando via i posti di lavoro quale sarà il prossimo concetto per creare il concetto di cittadinaza europea ?

  3. #13
    Eurasia
    Ospite

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    Quote Originariamente inviata da kunoichi Visualizza il messaggio
    se le persone non vogliono vederlo il problema si può fare anche finta che non esista e che tutto vada bene
    Quote Originariamente inviata da kunoichi Visualizza il messaggio
    e se la crisi sta spazzando via i posti di lavoro quale sarà il prossimo concetto per creare il concetto di cittadinaza europea ?
    Perchè non provi prima a rispondermi tu?

  4. #14
    kunoichi
    Utente bannato

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    Quote Originariamente inviata da Eurasia Visualizza il messaggio
    Perchè non provi prima a rispondermi tu?
    l'ungheria ha modificato la costituzione ed ha ribadito che la terra ungherese è per gli ungheresi e basta. Se c'è lavoro per gli altri va bene sennò fuori .

  5. #15
    Eurasia
    Ospite

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    Quote Originariamente inviata da kunoichi Visualizza il messaggio
    l'ungheria ha modificato la costituzione ed ha ribadito che la terra ungherese è per gli ungheresi e basta. Se c'è lavoro per gli altri va bene sennò fuori .
    E gli ungheresi chi sono?

  6. #16
    kunoichi
    Utente bannato

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    Quote Originariamente inviata da Eurasia Visualizza il messaggio
    E gli ungheresi chi sono?
    gli ungheresi sono coloro che per secoli hanno coltivato una terra europea , gli hanno dato una impronta culturale e folkloristica , vi hanno piantato una fede ed hanno scritto pagine di storia col sudore e col sangue .
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  7. #17
    nestuno
    Utente cancellato

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    Non sono particolarmente informato ne ferrato in materia, ma posso dare una mia "leggera" opinione. Può uno stato permettersi di "chiudersi" nei propri confini? Se riduciamo in scala la scelta di uno stato o di una nazione ad un piccolo paese? Cosa diremmo di un paesino chiuso in se stesso che non accetta nuovi cittadini o non accetta nuove idee dall'esterno ma vuole invece preservare il più possibile la propria cultura e le proprie abitudini senza che queste vengano messe in discussione o modificate da elementi esterni tacciando di "eretico" tutto ciò che non è "tradizionale"? Bè... minimo sarebbe un paese arretrato ed alquanto bigotto no? Ora... in realtà non è possibile per nessun paesino per piccolo e chiuso che esso sia frenare l'entrata di nuovi elementi (una ragazza sposa un ragazzo di un paese più lontano... ad un professionista serve un aiuto dall'esterno...) bene, come gestire la cosa? Bisogno obbligare i nuovi elementi alle tradizioni del paese o è bene che ognuno porti un po' del suo?
    Ad ogni modo visto che il processo di amalgama di diverse razze e religioni è inevitabile, sarebbe meglio essere pronti all'integrazione che chiusi... è come ostinarsi a pensare che la terra deve rimanere piatta indipendentemente dalle prove.
    A Eurasia piace questo intervento

  8. #18
    kunoichi
    Utente bannato

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    Quote Originariamente inviata da gattolo Visualizza il messaggio
    Non sono particolarmente informato ne ferrato in materia, ma posso dare una mia "leggera" opinione. Può uno stato permettersi di "chiudersi" nei propri confini? Se riduciamo in scala la scelta di uno stato o di una nazione ad un piccolo paese? Cosa diremmo di un paesino chiuso in se stesso che non accetta nuovi cittadini o non accetta nuove idee dall'esterno ma vuole invece preservare il più possibile la propria cultura e le proprie abitudini senza che queste vengano messe in discussione o modificate da elementi esterni tacciando di "eretico" tutto ciò che non è "tradizionale"? Bè... minimo sarebbe un paese arretrato ed alquanto bigotto no? Ora... in realtà non è possibile per nessun paesino per piccolo e chiuso che esso sia frenare l'entrata di nuovi elementi (una ragazza sposa un ragazzo di un paese più lontano... ad un professionista serve un aiuto dall'esterno...) bene, come gestire la cosa? Bisogno obbligare i nuovi elementi alle tradizioni del paese o è bene che ognuno porti un po' del suo?
    Ad ogni modo visto che il processo di amalgama di diverse razze e religioni è inevitabile, sarebbe meglio essere pronti all'integrazione che chiusi... è come ostinarsi a pensare che la terra deve rimanere piatta indipendentemente dalle prove.
    i cinesi ed i giapponesi sono chiusi e portano avanti questa politica da secoli e vedo che non sono ne regrediti ne hanno i problemi dell'europa . Anzi stanno messi molto meglio di noi.

  9. #19
    nestuno
    Utente cancellato

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    Quote Originariamente inviata da kunoichi Visualizza il messaggio
    i cinesi ed i giapponesi sono chiusi e portano avanti questa politica da secoli e vedo che non sono ne regrediti ne hanno i problemi dell'europa . Anzi stanno messi molto meglio di noi.
    Per loro è un continuo scendere a compromessi:
    - Limitare la libertà di stampa, limitare la libertà di pensiero, limitare la procreazione, limitare l'accesso ad internet... ed alla fine anche loro utilizzano la doppia lingua, le doppie scritte (c'è sempre anche l'inglese), copiano tutto ciò che vedono fuori dai loro confini... hanno pochissimi diritti... lavorano 20 ore al giorno.... e il divario tra ricchezza e povertà è enorme... non mi sembrano messi benissimo

  10. #20
    ineffabile Quelo
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    Quote Originariamente inviata da gattolo Visualizza il messaggio
    Per loro è un continuo scendere a compromessi:
    - Limitare la libertà di stampa, limitare la libertà di pensiero, limitare la procreazione, limitare l'accesso ad internet... ed alla fine anche loro utilizzano la doppia lingua, le doppie scritte (c'è sempre anche l'inglese), copiano tutto ciò che vedono fuori dai loro confini... hanno pochissimi diritti... lavorano 20 ore al giorno.... e il divario tra ricchezza e povertà è enorme... non mi sembrano messi benissimo
    Ci sono conventi poveri con frati ricchi e conventi ricchi con frati poveri.
    La Cina ha tutto questo denaro da spendere con cui compra porti container strategici per le sue esportazioni, aziende chiave, e tanto altro perché, sostanzialmente, è un lager dove 1.299 milioni di lavoratori forzati sono sotto il comando di 1 milione di ricchissimi imprenditori e/o politici. In queste date condizioni è facile primeggiare nell'economia. Qualcuno dice che in Cina dovremmo esportare i nostri diritti, il che è giustissimo. Ma se in Cina vivessero con lo stile di vita e i consumi italiani (che sono molto più parchi degli Americani) quel paese da solo utilizzerebbe tutto il petrolio, il gas, il ferro, rame etc. di questo pianeta (e quando dico tutto, intendo tutto). In questo momento solo 200 milioni di Cinesi sono entrati nella macchina produttiva, ce ne sono 1.100 milioni che stanno ancora a guardare. Probabilmente non per molto. Prendiamo l'India (ma vale per tutti i paesi in via di sviluppo): nella prima metà degli anni '60 aveva 365 milioni di abitanti. Ora ne ha 1.200 milioni. Prendiamo l'Egitto: ha 85 milioni di abitanti, 2,5 in più della fertile, ricca e grande Germania, e tutti costoro vivono, uno sopra l'altro, nella strisciolina coltivabile del Nilo. Fossi uno di loro, rischierei anch'io una probabile morte nel Canale di Sicilia, piuttosto di una morta certa per fame a casa mia.


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