Ore e ore da sole davanti al pc. A casa, ma anche al lavoro. Fino a rischiare il licenziamento
MILANO - Le ultimi indagini raccontano che all’estero, ma ormai anche in Italia, l’erotismo cyber ha conquistato l’altra metà del cielo. Per qualcuna un diversivo e basta. Per altre una passione morbosa che può trasformarsi in una droga che colpisce ugualmente ragazze e signore di mezz’età. Così fioriscono i siti di mutuo soccorso
COMPULSIONE - Il nemico? È la porno-dipendenza: trappola subdola, nella quale sempre più donne rischiano di rimanere invischiate. Succede nel Regno Unito, come rivela Quit Porn Addiction, portale di counselling per chi abusa in forma patologica di materiale hard. Tra gli utenti che si rivolgono al servizio, la quota rosa è di uno su tre: fino a due anni fa, il fenomeno era sconosciuto. «Da quando ho aperto il sito» spiega il fondatore, Jason Dean, «la maggioranza dei casi è sempre stata maschile. Tutt’al più, i primi tempi le donne chiamavano per i compagni, nel tentativo di aiutarli». Lo scenario, però, sta mutando: «Ora ci arrivano tante richieste al femminile» assicura Dean, «e la soglia d’età si è abbassata. Teenager e ventenni, studentesse o lavoratrici, sono in aumento». Il target è sfaccettato, in genere con un buon livello d’istruzione.
SOLITUDINE - Le cause della dipendenza sono molteplici, sebbene alcune dinamiche tendano a ripetersi: «Sono persone sole, a disagio con se stesse» continua l’esperto, «insoddisfatte della loro vita. Altre sono stressate dal lavoro, per cui cercano una fuga». Vedi la manager cacciata per aver violato il blocco dei siti offlimits sul computer dell’ufficio: «Infrangere il divieto» ragiona Dean, «era uno stimolo in più alla trasgressione. Con il licenziamento, però, ha avuto un crollo di autostima». Il peso delle conseguenze, di solito, si lascia dietro una scia spiacevole: dalla vergogna al senso di colpa. Tanto più se la compulsione - ore e ore ipnotizzate davanti a video e immagini osé - deraglia su binari atipici: «Prima le donne cercavano le chat-room, le storie per adulti dove si interagiva» sottolinea lo specialista. «Ora guardano i porno hardcore proprio come gli uomini. Forse sono in conflitto con le loro fantasie sessuali e sognano di dominare la situazione». difficile interpretare il cambiamento: «Stiamo imparando come affrontarlo » ammette Dean. «L’importante è non giudicare chi accusa questo disturbo, per evitare che si isoli ancora di più. Il porno non è il male assoluto, dipende dall’uso: mezz’ora al giorno, o 24 ore su 24». Se in Italia il tema è ancora poco trattato, emergono però i primi segnali: lo conferma Giuseppe Lavenia, docente all’Università di Chieti e presso il Centro studi e ricerche Nostos di Senigallia. «La porno-dipendenza femminile» sostiene lo psicologo, «è in crescita del 10-15 per cento».
AUTOEROTISMO - Fatta salva la distinzione tra cyber sex e autoerotismo passivo: «Nel primo il computer è un mezzo attraverso cui il soggetto è interattivo» precisa l’esperto, «in un sistema uomomacchina- uomo. Nel secondo lo scambio è assente, perché la persona è sola davanti allo schermo». Restie a vincere l’imbarazzo, le fruitrici morbose di contenuti osé fanno meno outing. Inibite dal tabù dell’autoerotismo compulsivo che – vuoi per le statistiche, vuoi per tradizione culturale – dovrebbe connotare gli uomini. Le rare testimonianze, pubblicate qua e là sui forum di mutuosoccorso, non significano che il fenomeno sia irrilevante. Tantomeno, che sia sotto controllo. Lo s’intuisce dal racconto di Marta sulla bacheca online del Centro Nostos (dipendenze.com). «Dura da un anno. Era estate, città deserta, niente ferie... Gli amici erano tutti via e non avevo un partner da un po’. Mi sono messa a surfare su siti porno e non ho più smesso. Sono arrivata a masturbarmi fino a sette volte al giorno, ne esco debilitata e senza più energie». Fino allo stordimento: «Fatico a rendermi conto che sia una dipendenza perché non ho bisogni esterni, non devo procurarmi droga o alcol, tutto è sempre a disposizione dentro di me».
LA CONFESSIONE - Effimera si confessa nel gruppo di discussione pornodipendenza.it: «Ho iniziato a fare uso di materiale pornografico a 18 anni. Mi vergognavo profondamente e, ogni volta, mi proponevo di smettere. Per un periodo ho provato a prenderla con più leggerezza, ma ora il senso di colpa è tornato a farsi sentire. Mi masturbo ogni giorno visitando siti hard, ma non godo poi tanto e provo un’immensa frustrazione». E ancora Cryptone, 25 anni: «Sono timida e non riesco ad approcciare in modo diretto i ragazzi che mi interessano. Mi sfogo quindi con il porno e passo interi pomeriggi guardando filmati o foto di maschi superdotati». Si firma “Una donna”, ha 35, è convinta che a segnarla siano stati gravi traumi nel suo passato: «Ho avuto il primo rapporto con un uomo a 27 anni e, finora, non ho mai provato l’orgasmo senza ricorrere alla masturbazione o alle fantasie sui video porno». Frammenti di un malessere dal quale non è facile guarire. Motivo per cui andrebbe curato con mezzi e in strutture adeguati: «Per alcuni servirebbe un percorso residenziale da due a tre mesi» afferma Lavenia, «perché il solo regime ambulatoriale non è sufficiente. Per questo, stiamo cercando di aprire una clinica convenzionata con la regione Marche e il Servizio sanitario nazionale».
(corriere del 13.05.11)
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e un fenomeno marginale oppure la realta che vediamo e solo la punta del iceberg