Una storia di ordinaria ingiustizia accaduta a Roma: un ingegnere 26enne spira dopo un incidente con una vettura con targa dell’ambasciata dell’Ecuador. E all’assassino la legge consente di sparire nel nulla chiamava Marco Bartoccioni, aveva appena 26 anni, era un architetto da due dopo essere stato uno studente modello. E’ morto in un incidente stradale, per il quale però il colpevole non potrà mai essere perseguito.
La storia è proprio questa: I pochi minuti dopo il violento impatto con la vettura che si è data alla fuga. Sono stati i vigili urbani del I Gruppo, diretti da Cesarino Caioni, a individuare la macchina killer. Un risultato arrivato dopo aver ascoltato i testimoni presenti a quell’ora sul luogo dell’incidente e dopo l’esame delle immagini registrate dalle telecamere installate sulla strada della tragedia. Un lavoro che ha poi convinto gli investigatori a contattare l’ufficio del Ministero degli Affari Esteri, da dove è arrivata la conferma: l’Alfa Romeo di colore grigio è intestata a un dipendente di un’ambasciata. Adesso la Polizia municipale dovrà cercare di capire chi era al volante dell’auto che alle 4,30 ha travolto ad alta velocità il ragazzo che stava tornando a casa, scaraventandolo in terra e facendogli battere violentemente la testa sul marciapiede
ORDINARIA INGIUSTIZIA – Ma il diplomatico, anche se individuato, non potrà essere perseguito, perché così vogliono le leggi. Una volta che la polizia interrogherà il diplomatico, nonché intestatario della vettura, gli chiederà se era alla guida della macchina al momento dello scontro. Se la risposta sarà positiva, le forze dell’ordine non potranno procedere nei suoi confronti. Se invece era una persona che lavora in ambasciata e non ha l’immunità, questa sarà perseguita penalmente per omicidio colposo e omissione di soccorso. «Chi ha ucciso mio fratello abbia il coraggio di farsi vivo. Immunità o meno a noi non interessa, vogliamo sapere chi ha commesso questo gesto atroce», chiede la sorella. Ma difficilmente sarà accontentata.
Muore investito dall’auto diplomatica, il colpevole ha l’immunità
/--Mi domando come mai e con quale impudenza le aule dei tribunali abbiano ancora la dicitura: La legge è uguale per tutti".