LEGA, IL SINDACO DI TREVISO
VIETA L'INNO ALLE CERIMONIE
Il divorzio leghista dall'Inno d'Italia parrebbe definitivo: lo sancisce il segretario nazionale della Liga Veneta Gian Paolo Gobbo, sindaco di Treviso e braccio destro di Umberto Bossi, per il quale «da adesso in poi le cerimonie si faranno senza inni». È l'epilogo del contrastato rapporto tra il Carroccio e l'inno nazionale italiano, del quale la Lega non digerisce in particolare un passaggio del testo: quello che recita «chè schiava di Roma Iddio la creò». Un riluttanza ingiustificata, secondo il senatore Pdl Maurizio Castro, il quale ieri - a fronte della sparata del senatore della Lega Giampaolo Vallardi che proponeva di suonare la musica di Mameli senza il testo - sottolineava che ad essere «schiava di Roma» non è l'Italia, ma la vittoria. Per il capo della Liga Veneta, però, riporta oggi il Corriere del Veneto, «l'inno d'Italia non serve assolutamente, perchè non è certo quello che contribuisce ad alimentare il senso dello Stato». D'ora in avanti, ordina Gobbo, «i miei dovranno seguirmi sulla mia strada».
Se La lega Nord e i suoi amministratori in Veneto mostrano un'idiosincrasia verso l'Inno di Mameli, il Comune di Chioggia vuole invece rilanciarne il valore, dispensando nelle scuole un quadretto con l'intero testo della canzone simbolo d'Italia. È una delle iniziative che l'amministrazione della cittadina peschereccia, guidata da un sindaco Pdl, Romano Tiozzo, ha assunto per preparare la ricorrenza dei 150 anni dell'unità d'Italia. Il quadretto con il testo dell'inno nazionale, su decisione dell'assessore all'istruzione Nicola Boscolo Pecchie, ex An confluito nel Pdl, sarà inviato ad ogni classe degli istituti scolastici di Chioggia. Inoltre ogni spettacolo musicale che verrà realizzato in città tra il il primo dicembre 2010 e il 31 dicembre 2011 sarà aperto con l'Inno di Mameli. Parallelamente a questo, la Giunta comunale (della quale fanno parte anche tre assessori della Lega) ha deciso di apporre in corso del Popolo una targa con incisa la frase «in occasione dei 150 anni dell'unità d'Italia la città di Chioggia rinnova i vincoli dell'appartenenza nazionale». «Queste iniziative sono doverose - commenta Boscolo Pecchie - . La Patria è sacra. Difenderla e onorarla è un dovere, oltre che un diritto ed un auspicio».
«Gobbo è il sindaco di Treviso e il segretario nazionale della Liga Veneta non è altro. Anzi è un uomo che cerca in ogni modo di tenere alto il vessillo leghista a dispetto dei milioni di veneti che chiedono di rispettare il paese e la Costituzione». Lo afferma Davide Zoggia, responsabile enti locali del Pd, criticando l'ultima esternazione del segretario veneto della Lega contro l'Inno di Mameli. «Quest'ultima boutade - prosegue Zoggia - serve ancora una volta per nascondere il vero problema della Lega, ovvero le mancate risposte ai bisogni dei veneti che chiedono lavoro, occupazione e infrastrutture. I leghisti invece di comportarsi come un partito della vecchia Repubblica che vota contro le autorizzazioni a procedere su Cosentino, si occupino dei veneti e smettano di tenere atteggiamenti denigranti nei confronti di valori che sono patrimonio dell'intera comunità italiana.»
LEGA, IL SINDACO DI TREVISO VIETA L'INNO ALLE CERIMONIE*-*Leggoma c è un giorno in cui non sentiamo dei comportamenti ignobili dei verdastri ?Treviso. Zaia muto all'inno di Mameli,
sindaci leghisti lo cantano
A meno di ventiquattrore dal diktat del segretario nazionale veneto della Lega Gianpaolo Gobbo, a Treviso i sindaci violano l'ordine di scuderia. L'occasione è l'inaugurazione di uno spogliatoio a Altivole. Sul palco lo speaker annuncia: «Inizia la cerimonia, la banda può suonare l'inno d'Italia». Sulle note di Mameli, mentre il vessillo tricolore sale sul pennone, i sindaci leghisti si dividono. Luca Zaia, presidente della regione, e più alto in grado dei leghisti presenti alla cerimonia nel campo sportivo di Altivole, fissa il tricolore salire. Con la bocca cucita.
Gomito a gomito con Zaia il primo cittadino di Altivole: Silvia Rizzotto, ex coordinatrice dei sindaci forzisti ed ora nelle fila della Lega. Il sindaco che ha concesso alla banda di suonare l'inno l'ha anche cantato. Violando quindi l'ordine del segretario Gobbo che aveva chiesto agli amministratori di fare attenzione e usare le note di Mameli solo per le cerimonie ufficiali o quando strettamente necessario, e evitando pure di ascoltare i miti consigli di un altro compagno di partito: il senatore Gianpaolo Vallardi, che aveva suggerito di suonarlo senza cantarlo. «Io non ho ricevuto alcun diktat, ho fatto quello che mi sentivo di fare. È una scelta personale di ciascuno. Certe polemiche mi lasciano indifferente» ha spiegato poi Silvia Rizzotto. Ma intanto giù dal palco tra gli amministratori leghisti regna l'imbarazzo e c’è il fuggi fuggi dai giornalisti.
«Direi che è giunta l'ora di normare l'inno - spiega il presidente della Regione Luca Zaia -. Rischiamo di appiattirci sulle polemiche di chi canta e chi non canta l'inno d'Italia, rischiando di dimenticarci dei 75mila posti di lavoro persi in Veneto. A volte c'è una sovraesposizione dell'inno dettata dalla voglia di provocare. Se qualcuno considera l'inno importante e unico, dovrebbe trattarlo come tale». Il governatore, poi, rincara la dose da Belluno. «Suonare l'inno di Mameli non è affatto scandaloso», osserva Zaia. «Se qualcuno vuole prendersi la briga di organizzare un vademecum per l'uso dell'inno va bene, visto che alle volte è utilizzato in maniera strumentale» spiega. «Ad un'inaugurazione stamattina - ha aggiunto però Zaia - ho chiesto che si suonasse il Piave dopo Mameli e l'hanno suonato tre volte». «Questo, comunque, è l'ultimo dei nostri problemi. Prima dobbiamo occuparci della disoccupazione, dato che solo in Veneto sono 75 mila i posti di lavoro che se ne sono andati».
Ma le polemiche sull’inno non sono destinate a placarsi. Tra quanti hanno cantato l'inno anche il primo cittadino di Asolo, la leghista Loredana Baldisser: «Mi sembrava l'occasione per cantarlo dietro c'erano i bambini che cantavano. In questo momento mi sento di non aver fatto nulla di male».
Treviso. Zaia muto all'inno di Mameli, sindaci leghisti lo cantano/ Sondaggio*-*Il Gazzettino