Il caso in un bar di Viareggio. La denuncia dell'Arcigay: "Grave episodio di omofobia. L'Arma ci dia spiegazioni"
(20 agosto 2010)
«Io e Fabio eravamo al bar a fare colazione, ci siamo abbracciati e un carabiniere in divisa è intervenuto. Urlando ci ha invitati ad andarcene via, dicendo che quello era un posto dove vengono i bambini e non un posto per gay. Gli abbiamo chiesto cosa stessimo facendo di male e lui ha ripetuto, a voce ancora più alta, di andarcene via. Non ci siamo nemmeno baciati. Era solo un abbraccio fra due amici».
La denuncia di Mirco Vigni, 22 anni, ha fatto in poche ore il giro di Viareggio. Dove questa mattina, verso le 5.30, al bar da Cusimano in via San Francesco stava facendo colazione assieme a un amico dopo avere lavorato tutta la notte al Priscilla Caffè, un locale gay della vicina Torre del Lago. Il solito cappuccino per sgranchirsi dopo la nottata al bancone, come tante altre volte. Mirco era in compagnia di Fabio, un amico che lavora in un'altra famosa discoteca della Versilia.
«Fabio stava seduto al tavolo e io ero in piedi alle sue spalle. L'ho abbracciato. Siamo solo amici. Nel bar c'erano quattro carabinieri in divisa, seduti qualche tavolo più in là». Uno dei quattro ha parlato a voce alta, rivolto verso il bancone. Nel bar c'erano almeno una quindicina di persone a quell'ora. «Ha detto - prosegue Mirco - riferendosi a noi, che queste cose dovevamo andare a farle da qualche altra parte, perché quello era un luogo pubblico. E che si riempiva di bambini. Io ho chiesto se l'avrebbe detto anche a un ragazzo che abbracciava una ragazza e il carabiniere, a voce ancora più alta, ha ripetuto che ce ne dovevamo andare».
A questo punto Mirco ha raccolto telefonino e portafogli e si è avvicinato al bancone. «Conosco il titolare di vista, gli ho chiesto il conto e gli ho detto che avrebbe fatto meglio a intervenire visto che i carabinieri non ci avevano contestato nulla formalmente, ma stavano mandando via un cliente. E quella, in fondo, era casa sua. Abbiamo subito una discriminazione incredibile e pensare che io e Fabio non siamo nemmeno fidanzati. Siamo due amici. Ci vogliamo bene e ci siamo scambiati un semplice abbraccio».
Fuori dal bar, la solidarietà di una ragazza che ha assistito alla scena. Mentre Fabio piangeva terrorizzato. «Mi ripeteva che voleva andarsene, era spaventato». Immediata la segnalazione all'Arcigay che ha condannato l'episodio e intende chiedere spiegazioni all'Arma dei carabinieri. Nel pomeriggio il presidente nazionale dell'associazione, Paolo Patanè, ha tenuto una conferenza stampa su quello che definisce «un caso grave di omofobia a fronte di un avanzamento del dialogo con le forze dell'ordine che è un fatto importantissimo», spiega a L'espresso.
«Ancora un volta in Italia siamo di fronte a un problema di omofobia profonda che c'è nel Paese. Una problematica diffusa da parte delle forze dell'ordine, che danno un'interpretazione e un giudizio moralistici di fronte all'affettività e alla presunzione di omosessualità. Qui siamo di fronte a due amici che si abbracciano, è gravissimo ciò che è avvenuto. E' un problema di formazione che va affrontato una volta per tutte. Altrimenti chi indossa la divisa lede un diritto fondamentale dei cittadini che invece dovrebbe difendere: essere se stessi».