LIVORNO.
Sta facendo molto discutere l'articolo di Der Spiegel sui cinghiali radioattivi che, un quarto di secolo dopo la tragedia nucleare di Chernobil, scorrazzano e si moltiplicano in Germania. Dal 2007 al 2009 sono quadruplicati fino a 425,000 euro gli indennizzi ai cacciatori per i cinghiali atomici con tassi di cesio nella carne che li rendono non solo immangiabili e invendibili, ma anche un rifiuto pericoloso da smaltire. Intanto la Germania, grazie anche ad inverni sempre più caldi, sperimenta gli stessi problemi di proliferazione di cinghiali che hanno molte regioni italiane: a Berlino uno di questi suini ha attaccato un uomo su una sedia a rotelle in un parco cittadino e un grosso branco ha invaso la città di Eisenach nella Germania orientale, 10 cinghiali sono riusciti a sfondare il recinto dell'autostrada bloccandola per ore.
Si dice che nella Exclusion Zone di Chernobyl sono riapparsi animali come lupi ed orsi che non vivevano più in quell'area dell'Ucraina da molti anni, ma è meno noto che molti altri animali più piccoli, come ragni e insetti, stanno scomparendo e che molti uccelli non nidificano più in una vasta area intorno alla centrale. Ancora meno noti sono gli episodi che coinvolgono la fauna in incidenti e problemi nucleari. Greenpeace International International prova a farne un breve elenco che ironicamente intitola «Visit the nuclear zoo» che dimostra l'enorme impatto che un'industria energetica abbastanza ridotta ha già avuto sul mondo in cui viviamo e sugli esseri che lo popolano insieme a noi.
Il tour nello zoo nucleare comincia dalla centrale nucleare statunitense di Diablo Canyon dove troviamo le meduse della luna che nel 2008 hanno intasato le sue tubazioni costringendo a fermare l'impianto.
Poco più a nord le centrale nucleare Canadese di Pickering sta uccidendo milioni di avanotti e adulti di salmone Chinook e trote arcobaleno.
Dall'altra parte dell'Atlantico, nella famigerata centrale atomica di Sellafield, in Gran Bretagna, troviamo aragoste, gamberi e cozze radioattive, contaminate dagli scarichi dell'impianto. Sempre a Sellafield i gabbiani nuotano nelle vasche all'aria aperta di stoccaggio delle acque radioattive della centrale, diventando essi stessi radioattivi e diffondendo la contaminazione dappertutto. Si è tentato di risolvere il problema assoldando tiratori scelti per abbattere i gabbiani.
Poi ci sono le pecore inglesi che a 25 anni dal disastro di Chernobyl sono ancora a rischio: in Gran Bretagna circa 370 allevamenti sono soggetti a restrizioni nell'utilizzo di molte aree di pascolo a causa del fallout radiattivo prodotto dalla tragedia nucleare sovietica. Anche le renne scandinave subirono una lunga quarantena dopo Chernobyl.
In questo zoo della contaminazione e mutazione il settore più grande é riservato proprio a Chernobyl anche se nessuno sa davvero cosa stia succedendo agli animali nella zona proibita e anche se nessuno sa davvero cosa succede intorno alle centrali nucleari ed ai depositi di scorie militari/civili russi e dell'ex Urss e vicino alle centrali cinesi, sia quelle maoiste che quelle del nuovo corso capitalista-comunista.
Tornando ai cinghiali, il problema non è solo tedesco e molto probabilmente è ancora più vasto nell'Europa orientale, questi animali sono particolarmente sensibili alla contaminazione radioattiva perché si cibano di funghi e tartufi, che sono particolarmente efficienti ad assorbire la radioattività. Infatti, mentre si prevede che la radioattività cali in diverse specie vegetali, la contaminazione di alcuni tipi di funghi e tartufi probabilmente rimarrà la stessa e potrebbe anche aumentare. Gli esperti tedeschi dicono che «Il problema è stato di alto livello per un lungo periodo, e probabilmente rimarrà così per almeno i prossimi 50 anni».
Il problema è che dopo la paura e l'indignazione (come sta accadendo per l'ecocidio petrolifero nel Golfo del Messico) è partita una lunga e paziente campagna di minimizzazione e "dimenticanza" che è culminata nell'attuale rilancio del nucleare, ma nessuno si è davvero occupato di quello che ci dicono Il problema è che dopo la paura e l'indignazione (come sta accadendo per l'ecocidio petrolifero nel Golfo del Messico) è partita una lunga e paziente campagna di minimizzazione e "dimenticanza" che è culminata nell'attuale rilancio del nucleare, ma nessuno si è davvero occupato di quello che ci dicono gli animali con la loro carne avvelenata: degli effetti a lungo termine delle radiazioni e nucleare sul nostro ambiente.
La verità è che dopo Chernobyl non c'è stato nessun vero sforzo internazionale concertato per monitorare gli effetti a lungo termine sulla vita di animali ed esseri umani di quella tragedia che rischiava di chiudere l'era nucleare. Come scrive Greenpeace International «Semplicemente non abbiamo idea di cosa aspettarci a lungo termine in caso di incidente nucleare».gli animali con la loro carne avvelenata: degli effetti a lungo termine delle radiazioni e nucleare sul nostro ambiente. La verità è che dopo Chernobyl non c'è stato nessun vero sforzo internazionale concertato per monitorare gli effetti a lungo termine sulla vita di animali ed esseri umani di quella tragedia che rischiava di chiudere l'era nucleare. Come scrive Greenpeace International «Semplicemente non abbiamo idea di cosa aspettarci a lungo termine in caso di incidente nucleare».
Eppure, anche davanti ai cinghiali e ai gabbiani radioattivi ed abbattuti a spese dei contribuenti, l'inventore della teoria di Gaia, James Lovelock, ignorando studi e dati esistenti, è arrivato a dire che la fauna intorno a Chernobyl è fiorente e che questo dimostrerebbe che potremmo fare tranquillamente una discarica nucleare nel cuore dell'Amazzonia, dove sicuramente lo zoo nucleare aumenterebbe fortemente le sue specie.
Nel suo libro del 2007 "Revenge of Gaia", Lovelock arriva a scrivere: «Il mondo naturale darebbe il benvenuto alle scorie nucleari in quanto custodi perfette contro gli avidi sviluppisti, e tutto ciò con un lieve danno che potrebbe rappresentare un piccolo prezzo da pagare ... Una delle cose che colpisce dei luoghi fortemente contaminati da nuclidi radioattivi è la ricchezza della loro fauna selvatica ... La preferenza della fauna selvatica per i siti delle scorie nucleari suggerisce che i migliori siti per lo smaltimento sono le foreste tropicali e altri habitat che hanno bisogno di un guardiano affidabile contro la loro distruzione da parte degli agricoltori affamati e d gli sviluppasti». Quindi per Lovelock le grandi multinazionali e/o mega-imprese di Stato nucleari non sarebbero né avide né sviluppiste...
Dobbiamo esserci persi qualche puntata. D'altronde ci sono molti lobbisti esperti di revisionismo nucleare che minimizzano il bilancio delle vittime di Chernobyl e contestano addirittura gli effetti delle bombe atomiche di Hiroshima e Nagasaki.
Chissà se sarebbero disposti ad una dieta che prevede un antipasto di salmone radioattivo canadese, pappardelle al cinghiale al cesio tedesco e aragosta atomica di Sellafield?
I cinghiali radioattivi e lo zoo nucleare