Meno di un centinaio di persone partecipa al corteo organizzato, alla vigilia dell'anniversario della strage di via D'Amelio, dal «Popolo delle Agende Rosse», il Movimento che fa capo a Salvatore Borsellino, fratello del giudice assassinato insieme alla scorta 18 anni fa. La manifestazione, che parte da via D'Amelio per raggiungere il castello Utveggio, luogo che, secondo una tesi investigativa, avrebbe ospitato la sede del Sisde e da cui sarebbe partito l'ordine di far esplodere l'autobomba usata nella strage, è uno degli appuntamenti organizzati per commemorare la figura del giudice ucciso. I partecipanti marciano sollevando l'agenda rossa, in memoria del diario del giudice Paolo borsellino, sparito dopo l'eccidio, diventato simbolo della verità negata sulla strage di via D'Amelio. Nell'agenda il giudice potrebbe avere appuntato, secondo gli inquirenti, idee e riflessioni importanti sulla strage di Capaci, in cui venne ucciso il giudice Giovanni Falcone, e sulla cosiddetta trattativa tra lo Stato e la mafia. E proprio per questo il diario, dopo l'esplosione di via D'Amelio, sarebbe stato fatto sparire.
LA VERITÀ DEL PENTITO DI MATTEO Due giorni dopo l'attentato a Giovanni Falcone il mafioso Antonino Gioè andò dal boss Santino di Matteo, ora collaboratore di giustizia, e gli chiese i telecomandi avanzati dopo la strage, lui rispose che ne erano rimasti due e andarono insieme a Rebuttoni, nel palermitano, dove erano custoditi in un soppalco, una precauzione per evitare che i figli di Di Matteo, trovandoli, li scambiassero per un regalo di Natale anticipato. I telecomandi, usati poi per la strage di via D'Amelio, furono consegnati al boss di Brancaccio Filippo Graviano. È uno dei particolari del libro «Il bambino che sognava i cavalli», edito da Sovera e scritto dal giornalista Giuseppe Nazio. Il volume, che uscirà ad ottobre, parla dell'uccisione del piccolo Giuseppe Di Matteo, figlio del pentito Santino. «Gioè - racconta Di Matteo - è venuto da me dicendomi che Brusca stesso gli aveva ordinato di prelevare i telecomandi avanzati dalla strage e di portarli ai fratelli Graviano. Quei 5 telecomandi erano stati comprati da me e dall'esperto di esplosivi Pietro Rampulla; tre vennero usati per le prove e per l'attentato a Falcone e due li conservavo io nella casa di campagna a Rebuttoni. Quando diedi le due macchinine radiocomandate a Gioè fu lui a dirmi che sarebbero serviti a fare 'un nuovo lavoro, un lavoro grossò. Gioè non aggiunse altro e io, come nel costume dell'organizzazione, non chiesi». Subito dopo l'attentato di via D'Amelio, Santino ha commentato con Gioè e l'altro mafioso di Altofonte, Gino La Barbera, che aveva capito quale fosse il «il lavoro grosso». «Sulla strage di via D'Amelio ai magistrati - racconta l'ex boss - dissi subito che era stata un'azione condotta dai fratelli Graviano, da Brusca, Bagarella e Salvatore Biondino perchè erano loro che avevano ricevuto l'incarico direttamente da Riina, e dai fratelli Galato, perch‚ erano loro che comandavano sul territorio dove è avvenuta la strage». «Ho sostenuto questa tesi - prosegue - anche quando nel 1995 ho sostenuto un confronto con lo pseudopentito Vincenzo Scarantino. Io dissi che quello Scarantino nella gerarchia della mafia non era nessuno, non apparteneva a nessuna famiglia e che si era inventato tutto. Poi venni a sapere che La Barbera e Cangemi avevano confermato che Scarantino era un bugiardo e fuori dall'organizzazione. Non ho mai ben capito perchè ha fatto queste accuse e le altre su cui si sono basati i processi per la strage Borsellino, portando condanne a persone che con la strage di via D'Amelio non c'entrano niente». «Come mai un personaggio così squalificato - si chiede Di Matteo - è stato creduto dai giudici?».
MESSA PRIVATA A ROMA Il ministro della Giustizia Angelino Alfano non parteciperà, domani, a manifestazioni pubbliche per l'anniversario della strage di via d'Amelio, in cui fu ucciso il giudice Paolo Borsellino, ma farà celebrare, a Roma, da monsignor Fisichella, nella sala Livatino del ministero, una messa privata. La cerimonia si terrà alle 18. Si raccoglieranno in preghiera, insieme al Guardasigilli, i magistrati che prestano servizio al ministero.
DOCUMENTI SU CIANCIMINO Esce domani, nel diciottesimo anniversario della strage che uccise Paolo Borsellino e la sua scorta, il libro inchiesta 'I misteri dell'agenda rossà (Aliberti editore) degli inviati di Repubblica Francesco Viviano e Alessandra Ziniti. Nel volume - annuncia la casa editrice - compare un manoscritto di Vito Ciancimino con il nome del 'signor Francò in una lista insieme a ex alti commissari per la lotta alla mafia, ex capi della polizia, ex dirigenti del Sisde. Il libro contiene altri importanti documenti: l'elenco di annotazioni scritte a mano, in allegato agli atti sulle stragi, in cui sono elencati i punti da dettare a Vincenzo Scarantino per la verità che il 'falsò pentito doveva raccontare su via D'Amelio, e il documento in cui Massimo Ciancimino, ipotizzando la sua prematura scomparsa, nomina Francesco Viviano depositario del suo testamento. Nel volume anche la lettera inviata da Vito Ciancimino alla Commissione Parlamentare Antimafia il 29 ottobre 1992 in cui l'ex sindaco di Palermo chiese nuovamente di essere ascoltato in merito all'omicidio dell'onorevole Lima, ma nessuno lo volle sentire.
POPOLO CANTA 'BELLA CIAO' Cantando tutti insieme 'Bella ciaò con l'immancabile agenda rossa in mano, i circa cento partecipanti alla marcia delle 'agende rossè, sono arrivati dopo due ore di marcia a Castel Utveggio, sul Montepellegrino a Palermo. Un marcia, popolata soprattutto da non palermitani, voluta da Salvatore Borsellino alla vigilia del 18esimo anniversario della strage di via D'Amelio. Presente al corteo anche il padre dell'agente Vincenzo Agostino ucciso nell'89 e su l cui omicidio non è stata fatta ancora luce. Il corteo è partito da via D'Amelio ed è arrivato al Castel Utveggio che, secondo alcune tesi investigative, avrebbe ospitato una sede riservata del Sisde. Negli ultimi mesi, anche dopo le dichiarazioni del pentito Gaspare Spatuzza, gli inquirenti stanno puntando la loro attenzione anche su uomini dei Servizi segreti che potrebbero essere coinvolti nell'eccidio in cui perse la vita Paolo Borsellino.
MAURO: «I NATI ALLORA SONO SPERANZA DI DOMANI» «Chi è nato in quel periodo oggi è maggiorenne, la speranza del domani, i giovani cui Paolo Borsellino aveva sempre puntato». Così la vicepresidente del Senato, Rosi Mauro ricorda la strage di Via D'Amelio nel diciottesimo anniversario. «Sono passati 18 anni dalla strage ma - ha aggiunto la senatrice Mauro - anche se ieri c'è stato un tentativo di sfida allo Stato con l'abbattimento delle statue di Borsellino e Falcone, questo Stato, questo governo e il grande lavoro dei magistrati hanno praticamente tolto l'ossigeno al cervello della mafia che ormai è in anossia».
GIUDICE: «VICINI ALLA VERITÀ» «Siamo prossimi a una svolta nelle indagini sulla strage di via D'Amelio e ora, più che mai, dobbiamo stare attenti che le porte blindate che ancora ci separano dalla verità non ci vengano chiuse in faccia per l'ennesima volta». Lo ha detto Salvatore Borsellino, fratello del giudice assassinato a Palermo nel '92, partecipando al corteo organizzato dal Movimento delle Agende Rosse alla vigilia dell'anniversario dell'attentato. «In un momento così delicato - ha aggiunto - non c'è solo il rischio, ma la certezza che ci siano tentativi di depistaggio, alcuni anche istituzionali. Mi riferisco alla protezione negata al pentito Gaspare Spatuzza, che su via D'Amelio, con le sue dichiarazioni, ha aperto scenari inquietanti. Non a caso si è deciso di non ammetterlo al programma di protezione». «E dannosa - ha continuato - per le indagini, che tentano di fare chiarezza sui tanti misteri legati alla morte di mio fratello, sarebbe anche la legge sulle intercettazioni, un provvedimento iniquo da bocciare in toto». Borsellino ha, infine, criticato «il silenzio di quegli esponenti delle istituzioni che solo a 18 anni dalla strage, hanno ricordato particolari che, se fossero stati conosciuti prima, avrebbero potuto dare un input diverso alle inchieste».
ROTTE LE STATUE Due statue in gesso, raffiguranti Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, che erano state installate ieri pomeriggio a Palermo, nella centrale via Libertà, alla vigilia dell'anniversario della strage di via D'Amelio, sono state danneggiate la notte scorsa. A scoprirlo sono stati i carabinieri, che stanno indagando per identificare i responsabili del gesto. Sul posto è intervenuto il personale della Sezione investigazioni scientifiche per compiere i necessari rilievi tecnici. Le statue, realizzate dallo scultore palermitano Tommaso Domina, erano state posizionate su una panchina del marciapiede, a pochi passi da Piazza Politeama, con la scritta «Giovanni e Paolo, due uomini liberi con le loro idee, nel sole, nell'allegria, nell'amicizia, fra la loro gente».
INVESTIGATORI VISIONANO I FILMATI I Carabinieri del Comando provinciale di Palermo stanno visionando da ieri tutte le telecamere piazzata davanti ai negozi di via Libertà, angolo piazza Castelnuovo, dove ieri mattina sono state danneggiate le due statue in gesso raffiguranti i giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Gli investigatori escludono che il danneggiamento sia opera della mafia ma sono convinti che sia stato un atto vandalico che potrebbe essere stato ripreso. «Anche se -spiegano gli inquirenti- le telecamere sono isistemate davanti ai negozi e non sul marcipedi dove è avvenuto il dannggiamento, quindi nutriamo poche speranze di riuscire a scoprire qualcosa». Sono stati ascoltati anche diversi testimoni, ma nessuno avrebbe notato niente tra ieri mattina alle 8.30 e le nove, quando sarebbe avvenuto il danneggiamento. Ieri anche il Capo dello Stato, Giorgio Napolitano, ha espresso la sua «profonda indignazione per quanto accaduto» in via Libertà.
PM: «SVELATI PARTICOLARI AGGHIACCIANTI» «Stare oggi qui a ricordare Paolo Borsellino è una emozione che si rinnova ogni volta, la bruciante sensazione della sua assenza la avvertiamo in tutte le occasioni. Ma stavolta ci sono ragioni in più per emozionarci. A distanza di 18 anni dalla strage di via D'Amelio sono emersi squarci di verità e di luce sulle indagini che sta conducendo la Procura di Caltanissetta e che fanno emergere dei fatti, tutti da verificare, che svelano scenari agghiaccianti». Lo ha detto il procuratore aggiunto di Palermo, Antonio Ingroia, intervenendo oggi ad un incontro dell'Anm, per commemorare Paolo Borsellino. «Dopo le stragi tutti noi avevamo avuto quella netta sensazione -ha aggiunto Ingroia- e adesso queste sensazioni si stanno trasformando in indagini con fatti importanti che abbiamo atteso per anni». «Fatti agghiaccianti ed inquietanti emersi anche con il contributo del pentito Gaspare Spatuzza e di Massimo Ciancimino». Poi, il procuratore aggiunto ha ricordato che anche la commissione Antimafia, per la prima volta si sta occupando del periodo stragista con «la coraggiosa relazione del presidente Giuseppe Pisanu che dimostra che pur tra i tanti bui e silenzi delle istituzioni ce ne sono altre che cominciano a fare passi importanti per raggiungere la verità. Tutto questo lascia spazio all'ottimismo».
CAMMARATA: «GESTO IGNOBILE» «Ci sono giorni, e questo è uno di quelli, in cui mi vergogno profondamente per chi compie atti vandalici così ignobili come il danneggiamento, a soli 2 giorni dalla commemorazione del 18/o anniversario della strage di via D'Amelio, della statua di Falcone e Borsellino. Si ratta di un'azione vile, che manifesta la mancanza di rispetto per 2 simboli così importanti della lotta alla mafia, ma anche l'assoluta assenza di senso civico». Lo ha detto il sindaco di Palermo, Diego Cammarata. «Credo che il vandalismo in questo caso particolare sia grave quanto una vera e propria intimidazione - ha aggiunto - liquidare quanto è accaduto come un fenomeno ascrivibile alla sfera delle bravate sminuirebbe il valore simbolico della statua distrutta. Sarebbe bene che ciascuno di noi riflettesse sul fatto che la violenza che infligge ferite profonde non è solo quella della mafia, che la nostra città ricorda ancora ed a tratti purtroppo rivive, ma anche quella determinata dall'indifferenza, dall'omertà, dalla sottovalutazione di gesti e comportamenti». «L'amministrazione comunale - ha concluso - è pronta ad intervenire per riparare al più presto i danni inflitti alle statue e restituire alla città la rappresentazione di Falcone e Borsellino, che consideriamo soprattutto in queste settimane, durante le quali ne abbiamo ricordato e ne ricordiamo la figura e l'azione, indimenticabili eroi civili».
SCHIFANI: «GESTO VILE» «Esprimo la più più ferma condanna per l' incivile e barbaro danneggiamento delle statue di Paolo Borsellino e Giovanni Falcone avvenuto a Palermo». Così il Presidente del Senato, Renato Schifani, dopo aver appreso la notizia del danneggiamento delle statue dei due magistrati avvenuta la scorsa notte a Palermo. «È un atto di inaudita gravità che - prosegue il Presidente del Senato - scuote le coscienze di quanti credono fermamente nei valori della Legalità e della Democrazia. Se con comportamenti di questo genere s'intendeva colpire lo Stato, gli autori sappiano che questo gesto vile rafforzerà ulteriormente l'impegno delle Istituzioni a proseguire la battaglia senza sosta contro il crimine organizzato. Battaglia che ha portato anche recentemente ad ottenere risultati eccezionali. La lotta alla mafia è un impegno prioritario di tutte le Istituzioni. Auguro - conclude il Presidente Schifani - che gli autori questo inqualificabile gesto vengano individuati al più presto».
RITA BORSELLINO: "EROI SOLO PERCHE' NON CI SONO PIU'" «Oggi è facile dire che sono stati due eroi. È facile perchè non ci sono più, perchè non danno più fastidio. Oggi sono gli amici di tutti, tutti sono stati amici di Falcone e Borsellino, tutti sono stati loro ammiratori. Allora la situazione era un pò più complessa». Sono le parole di Rita Borsellino con le quali si apre la cronaca sinfonica 'Falcone e Borsellino. Il coraggio della solitudinè che sarà eseguita a Roma lunedì, nel giorno del diciottesimo anniversario della strage di via Mariano D'Amelio. La cronaca sinfonica (scritta dal maestro Stefano Fonzi autore delle musiche e dal giornalista e scrittore Giommaria Monti, autore del libretto che è una vera e propria orazione civile di denuncia del linciaggio al quale furono sottoposti i giudici) racconta la solitudine dei due magistrati. Sin dall'inizio del loro lavoro per scardinare Cosa Nostra e portare alla sbarra decine di mafiosi che minavano la convivenza civile in Sicilia, l'economia, la politica, Falcone e Borsellino furono calunniati, screditati nel loro lavoro, isolati: dai colleghi, dai giornali, spesso dalle istituzioni. La cronaca sinfonica racconta quella solitudine che ha portato alla tragedia finale: «Si muore quando si è soli», fu la profezia di Falcone con cui si conclude l'opera. L'orchestra dell'Istituzione Sinfonica Abruzzese, diretta dal maestro Fonzi, il 19 luglio alle ore 21.00 nella chiesa di Sant'Ignazio di Loyola, in piazza Sant'Ignazio a Roma eseguirà dal vivo l'opera scritta per le edizioni di RaiTrade, mentre gli attori Bartolomeo Giusti ed Eugenia Scotti leggeranno il testo che, con una incalzante e precisa ricostruzione giornalistica, restituisce poeticamente il dramma dei due giudici: la definizione di professionisti dell'Antimafia in un articolo di Leonardo Sciascia il 10 gennaio del 1987; la mancata nomina di Falcone a capo dell'ufficio istruzione dopo Caponnetto il 19 gennaio 1988, quando il Csm scelse Antonino Meli; le insinuazioni sul fallito attentato all'Addaura il 20 giugno del 1989 («Falcone fu sottoposto a un infame linciaggio prolungato nel tempo e proveniente da più parti», scriverà la Cassazione nella sentenza del 19 ottobre 2004 su quella vicenda); le lettere del Corvo di quei giorni del luglio dell'89; la mancata nomina a Procuratore Capo a Palermo, quando il 19 giugno 1990 il Csm nominò Piero Giammanco; l'attacco dell'ex sindaco Leoluca Orlando sulle carte nei cassetti il 24 maggio 1990; gli attacchi a Falcone per la carica alla Direzione degli Affari Penali il 13 marzo 1991 con Claudio Martelli Ministro della Giustizia; lo sbarramento contro la sua nomina a superprocuratore antimafia tra marzo e maggio del 1992, poco prima della strage. La cronaca sinfonica 'Il coraggio della solitudinè procede come un vero e proprio film, la musica è una una colonna sonora incalzante dove ogni fotogramma racconta come quelli che sono considerati oggi giustamente due eroi nazionali, dovettero subire attacchi, affrontare nella loro vita calunnie, infami dicerie, ostacoli di ogni sorta posti lungo il loro cammino. Il concerto dell'Istituzione Sinfonica Abruzzese, con la partecipazione di Simona Molinari, si apre con due testimonianze filmate di Maria Falcone e Rita Borsellino. Dice nel suo intervento la sorella del giudice Falcone: «La solitudine non creò mai a Giovanni momenti di ripensamento, la voglia di dire basta. Dobbiamo far presto, mi disse prima di morire. Perchè è in gioco la nostra democrazia».
MESSINEO: SOSTEGNO CI CONFORTA Un'ovazione ha accolto i magistrati che sono entrati nell'aula magna del Palazzo di Giustizia di Palermo per partecipare alla cerimonia di commemorazione organizzata dall'Anm per ricordare Paolo Borsellino, ucciso il 19 luglio del '92 nella strage di Via D'amelio. Commentando l'accoglienza calorosa da parte dei manifestanti, che hanno agitato le «agende rosse» divenute ormai il simbolo dei misteri che avvolgono l'eccidio, il procuratore di Palermo Francesco Messineo ha detto: «È molto confortante che nell'opinione pubblica ci sia questa fiducia nella magistratura e l'esortazione ad andare avanti, però non bisogna dimenticare che lavoriamo tra molte difficoltà, sia per mancanza di risorse sia per una legislazione che non sempre ci aiuta o ci agevola nelle indagini».
Sulla strage di via D'Amelio «sono stati aperti squarci importanti» anche se «non so se sara possibile raggiungere la verità». Lo ha detto il Procuratore di Palermo, Francesco Messine, a margine della cerimonia per la commemorazione di Paolo Borsellino, organizzato dall'Associazione Nazionale Magistrati nell'aula magna del Palazzo di Giustizia di Palermo. «La Procura di Caltanissetta che conduce l'indagine - ha spiegato Messineo - si sta muovendo con efficacia alla ricerca di una verità impervia».
IDV: FARE LUCE SUI MANDANTI VIA D'AMELIO «L'Italia dei Valori parteciperà alla manifestazione organizzata lunedì prossimo a Palermo per ricordare Paolo Borsellino e gli uomini della scorta. Il 19 luglio è l'occasione per mantenere vivo il ricordo e sottolineare l'impegno di un magistrato che ha dedicato la sua vita alla difesa dello Stato di diritto». Lo afferma il portavoce dell'Italia dei Valori, Leoluca Orlando, che parteciperà insieme al presidente Antonio Di Pietro e agli onorevoli Luigi De Magistris, Fabio Giambrone e Ignazio Messina al corteo che lunedì partirà da via D'Amelio per giungere poi davanti all'albero Falcone, in via Notarbartolo. «Quello di lunedì - prosegue Orlando - è un giorno in cui torna di straordinaria attualità la sparizione della sua agenda rossa e, soprattutto, il bisogno di fare verità e giustizia sui mandanti occulti della terribile strage di via D'Amelio. Individuare i responsabili significherebbe, infatti, fare luce sui troppi buchi neri della storia del nostro Paese, su una mafia e su uno Stato che troppe volte si sono scambiati il volto».
PRESIDIO SCORTA CIVICA Alcune centinaia di persone si sono radunate questa mattina sul piazzala antistante il Palazzo di giustizia di Palermo per partecipare al presidio organizzato dal comitato «Scorta civica» per i magistrati di Palermo, il gruppo nato nel solco di quello delle «agende rosse», in vista del 18/o anniversario della strage di Via D'amelio avvenuto il 19 luglio del '92. Nell'eccidio furono uccisi Paolo Borsellino e cinque agenti della sua scorta: Emanuela Loi, Agostino Catalano, Walter Eddie Cosina, Vincenzo Li Muli e Claudio Traina. Al presidio sono presenti gruppi e associazioni provenienti da tutta Italia. Numerosi gli striscioni esposti a sostegno dei magistrati della Procura. Su uno di questi è scritto a caratteri cubitali: «Con voi contro la mafia». I manifestanti, che proseguiranno il presidio per tutta la mattinata, indossano la maglietta con le immagini di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino e la scritta «Verità e Giustizia» e agitano le «agende rosse», che ricordano quella che fu trafugata dalla borsa del magistrato subito dopo la strage di via D'amelio e che non è stata ancora trovata. Sempre in mattinata, nell'aula magna del Palazzo di Giustizia, si svolgerà la cerimonia ufficiale di commemorazione di Paolo Borsellino organizzata dalla sezione distrettuale dell'Associazione nazionale magistrati.
ANCHE DI PIETRO A PALERMO Anche l'onorevole Antonio Di Pietro, leader di Idv, sarà a Palermo lunedì 19 luglio, per commemorare il giudice Paolo Borsellino ed i suoi agenti della scorta, uccisi dalla mafia nel 1992. Di Pietro parteciperà al corteo che partirà nel pomeriggio da via Mariano D'Amelio e giungerà davanti all'albero Falcone, in via Notarbartolo. «Sarà un momento importante per ricordare Paolo Borsellino e gli agenti della scorta, Agostino Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina», dichiara il senatore Fabio Giambrone, commissario regionale di Idv. «Al corteo, insieme al presidente Antonio Di Pietro, saranno presenti l'onorevole Leoluca Orlando, l'onorevole Ignazio Messina e l'onorevole Luigi de Magistris».
http://www.leggo.it/articolo.php?id=73000
Vandalismo ai danni delle statue di Falcone e Borsellino e scarsa affluenza in loro memoria... Possibile che sia così facile dimenticare?