Topic peeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeso o semplicemente psicodelirio filosofico?
Insomma mi stavo ponendo un problema serio, sollevato tra l'altro dalla signorina 666polly.
Vi siete mai chiesti come sarebbe diversa la visione della vita se si cambiasse il concetto del tempo? Non più qualcosa di infinito che scorre sempre avanti e prima o poi cancella tutto, ma qualcosa di finito, che dura un tot ed è come se ritornasse sempre, "congelando" gli eventi nel loro essere stati?
Più volte nella storia della filosofia qualcuno ha proposto questa immagine circolare del tempo, anche se essa sembra contraria al senso comune, eppure non è così stupida: la vita è un tempo finito e nulla di quello che c'è fuori di essa può essere percepito, per noi umani il tempo non è una linea continua ed eterna, è solo quello che viviamo ed è come se si ripetesse sempre, perché non c'è un'altro tempo.
Insomma, così cambia tutto. Per prima cosa ogni istante acquisisce un'importanza molto maggiore in un tempo finito che non in uno infinito. Se esistesse una vita eterna dopo la morte, essa finirebbe per cancellare qualsiasi cosa si sia fatta in vita e lo scopo di quest'ultima alla fine sarebbe solo quello di procurarsi un biglietto per una buona esistenza dopo, ma se invece non esiste nulla al di là del tempo della vita, ecco che ogni istante diventa importantissimo, come la vignetta di un fumetto per quanto sia una sola è disegnata per sempre e nulla le può togliere il suo ruolo nella storia. Ecco che cambia la visione ad esempio dell'amore: non più una condizione eterna, ma qualcosa che si viva anche solo per un momento è più che sufficiente per definirsi "vero amore" in questa prospettiva (il discorso alla fine era partito da qui).