'fanbagno, oggi piove e sono in vena di temi seri... non mi capita spesso, approfittatene!
la domanda è la seguente: siete razzisti? avete paura del diverso? vi influenzano giornali, tivu, internet ecc?
5 punti risposta giusta, -3 quella sbagliata, in caso lasciate in bianco (o in Negro!!) :kiss:
ps: ditemi anche la vostra città, cosi vediamo il confronto!
rispondo io: fondamentalmente no, anche se mi da fastidio chi viene in Italia e approfitta delle nostre leggi melone per delinquere. ho il pregiudizio che alcune persone più di altre siano "inclini" a commettere reati davvero odiosi (vedi violenze sessuali , ecc..).. poi per carità, e anche vero che i giornali fomentano le notizie a danno di stranieri...
allo stesso tempo mi piacciono le coppie miste, anche se credo che durino solo quelle in cui il pieno rispetto dell'altro sia realizzato (sia a livello religioso che culturale).
19/10/2011, 15:30
Randy Mellons
Dubito che qualcuno risponda sinceramente, di solito i razzisti si nascondono. Comunque sì, sono razzista con tutte le persone stupide. Non le sopporto.
19/10/2011, 15:44
Ioria
ahaha, togli lap rima parte che falsi il sondaggio!!! :)
ma io abito a Treviso, città nota per un certo Gentilini, non so se dice nulla.... comunque francamente no.. mi sono sempre trovato bene. episodi in tal senso forse solo nell'adolescenza, ma cose di poco conto. solo che ne ho fatto una tragedia io.. in realtà c'è gente razzista anche con chi è del sud.. per cui, non mi stupisco di nulla.
19/10/2011, 15:46
Randy Mellons
La gente è razzista con tutto ciò che non rientra nei loro standard di normalità
19/10/2011, 15:53
Ioria
Quote:
Originariamente inviata da Randy Mellons
La gente è razzista con tutto ciò che non rientra nei loro standard di normalità
risposta preoccupante. mi da l'idea che troppa gente possa non aver un minimo di apertura mentale verso tutto ciò che è "diverso"... aiuto..
io a volte per conviverci ho fatto dell'autoironia la mia spada, aiuta.
in ogni caso, grazie per la risposta.
ho una brutta notizia: la madre degli stupidi e sempre incinta..!!
19/10/2011, 16:06
Elaine Marley
sì, sono razzista con alcune etnie.
19/10/2011, 16:23
Fiona
A me il diverso affascina e intriga, non mi spaventa.
'Ho il pregiudizio che alcune persone più di altre siano "inclini" a commettere reati davvero odiosi (vedi violenze sessuali , ecc..)..' -> sì questo anche io, in effetti, ma in linea generale odio i farabutti/ladri/malviventi da qualsiasi nazione del mondo vengano.
19/10/2011, 16:34
Wolverine
Verso alcuni sì...porto parecchio sui coglioni gli zingari e sono un po' diffidente verso gli slavi. Questo "di base", poi chiaramente può dipendere da momento a momento...per dire, se vedo un gruppetto ad esempio di neri impegnato serenamente in una qualche loro conversazione, di certo non mi crea alcun tipo di problema...se inizio a vedere un gruppo sempre di neri ma con parecchi tatuaggi e piercing qua e là, con atteggiamenti strafottenti e volgarità nel modo di parlare (insomma, tipo rapper spinto :lol:) allora lì di problemi me ne faccio eccome, e cambio immediatamente strada...
19/10/2011, 16:55
Ioria
Quote:
Originariamente inviata da Elaine Marley
sì, sono razzista con alcune etnie.
ad esempio? motiviamo le risposte.
qui ti do ragione pure io. fatico a pensare che rumeni , rom e via si vogliano veramente integrare. credo piuttosto che per loro l'Italia sia un paese dei balocchi. e questo mi sta francamente sul c..o.
Quote:
Originariamente inviata da Wolverine
Verso alcuni sì...porto parecchio sui coglioni gli zingari e sono un po' diffidente verso gli slavi. Questo "di base", poi chiaramente può dipendere da momento a momento...per dire, se vedo un gruppetto ad esempio di neri impegnato serenamente in una qualche loro conversazione, di certo non mi crea alcun tipo di problema...se inizio a vedere un gruppo sempre di neri ma con parecchi tatuaggi e piercing qua e là, con atteggiamenti strafottenti e volgarità nel modo di parlare (insomma, tipo rapper spinto :lol:) allora lì di problemi me ne faccio eccome, e cambio immediatamente strada...
anche questo mi sembra un atteggiamento da razzista al contrario. sembra che taluni vogliano veramente dimostrare di essere diversi e in qualche modo più forti degli altri. ti capisco...
spesso sono gli stessi stranieri a non volersi integrare, non dimentichiamolo.
19/10/2011, 17:01
Elaine Marley
Quote:
Originariamente inviata da gixxerbiancoblu
ad esempio?
tutte quelle diverse dalla mia.
19/10/2011, 17:37
Ioria
Quote:
Originariamente inviata da Elaine Marley
tutte quelle diverse dalla mia.
e tu a quale appartieni?
19/10/2011, 17:39
Elaine Marley
Quote:
Originariamente inviata da gixxerbiancoblu
e tu a quale appartieni?
a quella bianca e pura.
scherzi a parte odio gli zingari e sono piuttosto diffidente nei confronti dei nordafricani. ma a parte i primi non faccio niente di che nei loro confronti.
19/10/2011, 17:48
Ioria
Quote:
Originariamente inviata da Elaine Marley
a quella bianca e pura.
scherzi a parte odio gli zingari e sono piuttosto diffidente nei confronti dei nordafricani. ma a parte i primi non faccio niente di che nei loro confronti.
mi ci rivedo. io ho l'idea fissa che ad esempio il marocchino non abbia alcun rispetto per le donne, cosa che purtroppo viene spesso confermata dai fatti di cronaca. e io non posso non odiare chi non rispetta le donne.
19/10/2011, 17:54
Peperin@
Comunque tutte le cose dette da voi centrano poco con la razza... Chiunque può essere delinquente, violentatore, omicida, ecc ecc. Più che razza, si parla di personalità. Ognuno è diverso dagli altri.
19/10/2011, 17:54
Wolverine
Vedo che gli zingari riscuotono un successo universale :045: :lol:
19/10/2011, 18:02
Elaine Marley
Quote:
Originariamente inviata da Peperin@
Comunque tutte le cose dette da voi centrano poco con la razza... Chiunque può essere delinquente, violentatore, omicida, ecc ecc. Più che razza, si parla di personalità. Ognuno è diverso dagli altri.
infatti io sono razzista nei confronti dei nordafricani per diversi motivi, ma è una cosa mia personale, non ho mai avuto atteggiamenti di razzismo nei loro confronti perchè so che non sarebbe giusto.
gli zingari non hanno personalità. hanno quel tipo di vita, e il loro tipo di vita vuol dire vivere da parassiti. per questo non li accetterò mai.
19/10/2011, 19:25
Dade
Io non sono razzista...per me sono tutti fottutamennte uguali!
Gli stranieri non mi hanno fatto mai niente, ma l'italiano si...
A me non frega se uno è giallo, bianco, o nero se mi fai qualcosa ti odierò a morte...e ripeto a me delle razze non me ne frega nulla!
Però odio una grandissima parte di ragazzi italiani che ho conosiuto.
A me non infastisce neache che lo straniero viene qui e secondo alcuni ci fotte il lavoro...io penso che sia solo colpa dell'italiano.
Sento discorsi di merda...del tipo spariamoli appena sbarcano con i gommoni, tanto vengono qui rubano, ammazzano, ecc...
Io non sono d'accordo e non faccio di tutto un erba e un fascio, io credo che ci dovremmoi guardare prima in casa nostra, e poi pensare allo straniero.
19/10/2011, 19:31
Nuvolablu
Il termine razzista non mi si addice proprio e mi ha sempre fatto rabbrividire sin da ragazzina.
Più che altro provo fastidio (e mi limito ad evitarli) per certe categorie di persone raggruppabili in 4 categorie: stupidi, parassiti, violenti, lecchini.
Ah, sono di Palermo.
19/10/2011, 19:39
topino1
Quote:
Originariamente inviata da Peperin@
Comunque tutte le cose dette da voi centrano poco con la razza... Chiunque può essere delinquente, violentatore, omicida, ecc ecc. Più che razza, si parla di personalità. Ognuno è diverso dagli altri.
Concordo...poi uno o è razzista,o non è razzista...punto..
è come dire sono astemio solo ai liquori,ma bevo birra e vino...
19/10/2011, 19:50
Dade
Quote:
Originariamente inviata da Dadeland
Io non sono razzista...per me sono tutti fottutamennte uguali!
Gli stranieri non mi hanno fatto mai niente, ma l'italiano si...
A me non frega se uno è giallo, bianco, o nero se mi fai qualcosa ti odierò a morte...e ripeto a me delle razze non me ne frega nulla!
Però odio una grandissima parte di ragazzi italiani che ho conosiuto.
A me non infastisce neache che lo straniero viene qui e secondo alcuni ci fotte il lavoro...io penso che sia solo colpa dell'italiano.
Sento discorsi di merda...del tipo spariamoli appena sbarcano con i gommoni, tanto vengono qui rubano, ammazzano, ecc...
Io non sono d'accordo e non faccio di tutto un erba e un fascio, io credo che ci dovremmoi guardare prima in casa nostra, e poi pensare allo straniero.
Poi mi spieghi il senso di chiedere da che città scriviamo?
19/10/2011, 20:03
topino1
Quote:
Originariamente inviata da gixxerbiancoblu
mi ci rivedo. io ho l'idea fissa che ad esempio il marocchino non abbia alcun rispetto per le donne, cosa che purtroppo viene spesso confermata dai fatti di cronaca. e io non posso non odiare chi non rispetta le donne.
Peccato che in giro si vedano sempre più cattivi...
Comunque per il rispetto verso le donne, fino a qualche anno fa in Italia,esisteva La specificità del delitto d'onore...
Vivo in roma, periferia sud est, dove è pieno zeppo di stranieri, e persone appertenti a diverse etnie, eppure non ho nulla contro di loro, probabilmente perche ne conosco anche un sacco di bravi...Mi sta sul cazzo invece la gente che sono razzisti solamente influenzati da tv e giornali ecc...
19/10/2011, 21:54
crampox
Massì,un pò razzisti lo siamo tutti!
20/10/2011, 1:00
Teknival
Ma quanto sono buffi quelli che nello stesso post dicono di non essere razzisti ma comunque credono che certe razze siano più inclini di altre a commettere reati :lol:
20/10/2011, 7:51
Eurasia
Non sono una persona razzista e, laddove sento di avere dei preoconcetti, mi sforzo di andare oltre. E non è questione di ipocrisia o "Non voler dire/ammettere". Finchè la persona agisce in modo appropriato e non mi disturba non ho motivi per tenerla lontana.
20/10/2011, 10:13
Ioria
Quote:
Originariamente inviata da Teknival
Ma quanto sono buffi quelli che nello stesso post dicono di non essere razzisti ma comunque credono che certe razze siano più inclini di altre a commettere reati :lol:
ti rispondo dal mio punto di vista.
nei casi di cronaca in cui ci sono reati violenti, le persone coinvolte sono sempre quelle. il che vorrà pur dire qualcosa.
chiamiamola diffidenza và... secondo me il razzismo significa considerare la propria razza superiore alle altre, e io in tal senso non lo sono. ma diffidare di chi un giorno si e uno anche violenta, stupra, rapina ecc... è diverso.
20/10/2011, 12:01
Oregon
Non non sono razzista! Non mi interessa se uno è cinese, africano, rumeno o ucraino..per me sono tutti uguali. Finche non mi fanno del male perchè dovrei avercela con loro. Ad esempio anni fa quando ero piccolo mi hanno rubato le cose che avevo in macchina, al ritorno dalla montagna. Non son se siano stati rumeni o marocchini, ma non ce l'ho mai avuta con la loro razza, ma con le persone che lo hanno fatto.
20/10/2011, 12:18
Quelo
Quote:
Originariamente inviata da gixxerbiancoblu
ad esempio? motiviamo le risposte.
qui ti do ragione pure io. fatico a pensare che rumeni , rom e via si vogliano veramente integrare. credo piuttosto che per loro l'Italia sia un paese dei balocchi. e questo mi sta francamente sul c..o.
Hai ragione, hai ragione. Oh! Quanto hai ragione. Questi stranieri portano un sacco di guai..
anche questo mi sembra un atteggiamento da razzista al contrario. sembra che taluni vogliano veramente dimostrare di essere diversi e in qualche modo più forti degli altri. ti capisco... spesso sono gli stessi stranieri a non volersi integrare, non dimentichiamolo.
INTRODUZIONE
Bel paese, brutta gente
La rimozione di una storia di luci, ombre, vergogne
La feccia dei pianeta, questo eravamo. Meglio: così eravamo visti. Non potevamo mandare i figli alle scuole dei bianchi in Louisiana. Ci era vietato l'accesso alle sale d'aspetto di terza classe alla stazione di Basilea. Venivamo martellati da campagne di stampa indecenti contro «questa maledetta razza di assassini». Cercavamo casa schiacciati dalla fama d'essere «sporchi come maiali». Dovevamo tenere nascosti i bambini come Anna Frank perché non ci era permesso portarceli dietro. Eravamo emarginati dai preti dei paesi d'adozione come cattolici primitivi e un po' pagani. Ci appendevano alle forche nei pubblici linciaggi perché facevamo i crumiri o semplicemente perché eravamo «tutti siciliani».
«Bel paese, brutta gente.» Ce lo siamo tirati dietro per un pezzo, questo modo di dire diffuso in tutta l'Europa e scelto dallo scrittore Claus Gatterer come titolo di un romanzo in cui racconta la diffidenza e l'ostilità dei sud-tirolesi verso gli italiani. Oggi raccontiamo a noi stessi, con patriottica ipocrisia, che eravamo «poveri ma belli», che i nostri nonni erano molto diversi dai curdi o dai cingalesi che sbarcano sulle nostre coste, che ci insediavamo senza creare problemi, che nei paesi di immigrazione eravamo ben accolti o ci guadagnavamo comunque subito la stima, il rispetto, l'affetto delle popolazioni locali. Ma non è così.
Certo, la nostra storia collettiva di emigranti - cominciata in tempi lontani se è vero che un proverbio del '400 dice che «passeri e fiorentini son per tutto il mondo», che Vasco da Gama incontrava veneziani in quasi tutti i porti dell'India e che Giovanni da Montecorvino trovò nel 1333 un medico milanese a Pechino - è nel complesso positiva. Molto positiva. Basti pensare, per parlare dei soli Stati Uniti, a Filippo Mazzei, che arrivò lì nella seconda metà del Settecento e fu tra gli ispiratori, con la frase «tutti gli uomini sono per natura liberi e indipendenti», della Dichiarazione d'indipendenza stesa dal suo amico Thomas Jefferson. A Edoardo Ferraro, che durante la guerra civile fu l'unico generale a comandare una divisione composta totalmente da neri liberati. A padre Carlo Mazzucchelli, che nel 1833 predicava tra i pellerossa e per primo mise per iscritto, con un libro di preghiere, la lingua sioux. A Lorenzo Da Ponte, che dopo aver scritto per Mozart i libretti delle Nozze di Figaro, del Don Giovanni e di Così fan tutte e aver fatto mille altri mestieri, finì a New York dove nel 1819, già vecchio, fondò la cattedra di letteratura italiana al Columbia College, destinato a diventare la Columbia University.
In 27 milioni se ne andarono, nel secolo del grande esodo dal 1876 al 1976. E tantissimi fecero davvero fortuna. Come Amedeo Obici, che partì da Le Havre a undici anni e sgobbando come un matto diventò il re delle noccioline americane: «Mister Peanuts». O Giovanni Giol, che dopo aver fatto un sacco di soldi col vino in Argentina rientrò e comprò chilometri di buona terra nel Veneto dando all'immensa azienda agricola il nome di «Mendoza». O Geremia Lunardelli che, come racconta Ulderico Bernardi in Addio Patria arrivò in Brasile senza una lira e finì per affermarsi in pochi anni come il re del caffè carioca, quindi mondiale. O ancora Fiorello La Guardia. che dopo essersi fatto la scorza dura in Arizona (ricordò per tutta la vita l'insulto di un razzista che deridendo gli ambulanti italiani che giravano con l'organetto gli aveva gridato: «Ehi, Fiorello, dov'è la scimmia?») diventò il più popolare dei sindaci di New York.
Quelli sì, li ricordiamo. Quelli che ci hanno dato lustro, che ci hanno inorgoglito, che grazie alla serenità guadagnata col raggiungimento del benessere non ci hanno fatto pesare l'ottuso e indecente silenzio dal quale sono sempre stati accompagnati. Gli altri no. Quelli che non ce l'hanno fatta e sopravvivono oggi tra mille difficoltà nelle periferie di San Paolo, Buenos Aires, New York o Melbourne fatichiamo a ricordarli. Abbiamo perduto 27 milioni di padri e di fratelli eppure quasi non ne trovi traccia nei libri di scuola. Erano partiti, fine. Erano la testimonianza di una storica sconfitta, fine. Erano una piaga da nascondere, fine. Soprattutto nell'Italia della retorica risorgimentale, savoiarda e fascista.
[...]
Di tutta la storia della nostra emigrazione abbiamo tenuto solo qualche pezzo. La straordinaria dimostrazione di forza, di bravura e di resistenza dei nostri contadini in Brasile o in Argentina. Le curiosità di città come Nova Milano o Nova Trento, sparse qua e là ma soprattutto negli Usa dove si contano due Napoli, quattro Venezia e Palermo, cinque Roma. Le lacrime per i minatori mandati in Belgio in cambio di 200 chili l'uno di carbone al giorno e morti in tragedie come quella di Marcinelle. I successi di manager alla Lee Jacocca, di politici alla Mario Cuomo, di uno stuolo di attori da Rodolfo Valentino a Robert de Niro, da Ann Bancroft (all'anagrafe Anna Maria Italiano) a Leonardo Di Caprio. La generosità delle rimesse dei veneti e dei friulani che hanno dato il via al miracolo del Nordest. La stima conquistata alla Volkswagen dai capireparto siciliani o calabresi. E su questi pezzi di storia abbiamo costruito l'idea che noi eravamo diversi. Di più: eravamo migliori.
Non è così. Non c'è stereotipo rinfacciato agli immigrati di oggi che non sia già stato rinfacciato, un secolo o solo pochi anni fa, a noi. «Loro» sono clandestini? Lo siamo stati anche noi: a milioni, tanto che i consolati ci raccomandavano di pattugliare meglio i valichi alpini e le coste non per gli arrivi ma per le partenze. «Loro» si accalcano in osceni tuguri in condizioni igieniche rivoltanti? L'abbiamo fatto anche noi, al punto che a New York il prete irlandese Bernard Lynch teorizzava che «gli italiani riescono a stare in uno spazio minore di qualsiasi altro popolo, se si eccettuano, forse, i cinesi». «Loro» vendono le donne? Ce le siamo vendute anche noi, perfino ai bordelli di Porto Said o del Maghreb. Sfruttano i bambini? Noi abbiamo trafficato per decenni coi nostri, cedendoli agli sfruttatori più infami o mettendoli all'asta nei mercati d'oltralpe. Rubano il lavoro ai nostri disoccupati? Noi siamo stati massacrati, con l'accusa di rubare il lavoro agli altri. Importano criminalità? Noi ne abbiamo esportata dappertutto.
Fanno troppi figli rispetto alla media italiana mettendo a rischio i nostri equilibri demografici? Noi spaventavamo allo stesso modo gli altri. Basti leggere i reportage sugli Usa della giornalista Amy Bernardy, i libri sull'Australia di Tito Cecilia o Brasile per sempre di Francesca Massarotto. La quale racconta che i nostri emigrati facevano in media 8,25 figli a coppia ma che nel Rio Grande do Sul «ne mettevano al mondo fino a 10, 12 e anche 15 così com'era nelle campagne del Veneto, del Friuli e del Trentino».
Perfino l'accusa più nuova dopo l'11 settembre, cioè che tra gli immigrati ci sono «un sacco di terroristi», è per noi vecchissima: a seminare il terrore nel mondo, per un paio di decenni, furono i nostri anarchici. Come Mario Buda, un fanatico romagnolo che si faceva chiamare Mike Boda e che il 16 settembre 1920 fece saltare per aria Wall Street fermando il respiro di New York ottant'anni prima di Osama Bin Laden.
[...]
E in questa doppia versione dei fatti può essere riassunta tutta la storia defl'emigrazione italiana. Una storia carica di verità e di bugie. In cui non sempre puoi dire chi avesse ragione e chi torto. Eravamo sporchi? Certo, ma furono infami molti ritratti dipinti su di noi. Era vergognoso accusarci di essere tutti mafiosi? Certo, ma non possiamo negare d'avere importato noi negli States la mafia e la camorra. La verità è fatta di più facce. Sfumature. Ambiguità. E se andiamo a ricostruire l'altra metà della nostra storia, si vedrà che l'unica vera e sostanziale differenza tra «noi» allora e gli immigrati in Italia oggi è quasi sempre lo stacco temporale. Noi abbiamo vissuto l'esperienza prima, loro dopo. Punto.
Detto questo, per carità: alla larga dal buonismo, dall'apertura totale delle frontiere, dall'esaltazione scriteriata del melting pot, dal rispetto politicamente corretto ma a volte suicida di tutte le culture. Ma alla larga più ancora dal razzismo. Dal fetore insopportabile di xenofobia che monta, monta, monta in una società che ha rimosso una parte del suo passato. Certo, un paese è di chi lo abita, lo ha costruito, lo ha modellato su misura della sua storia, dei suoi costumi, delle sue convinzioni politiche e religiose. Di più: ogni popolo ha il diritto, in linea di principio ed entro certi limiti, di essere padrone in casa propria. E dunque di decidere, per mantenere l'equilibrio a suo parere corretto, se far entrare nuovi ospiti e quanti. Di più ancora: in nome di questo equilibrio e di valori condivisi (la democrazia, il rispetto della donna, la laicità dello stato, l'uguaglianza di tutti gli uomini...) può arrivare perfino a decidere una politica delle quote che privilegi (laicamente) questa o quella componente. In un mondo di diffusa illegalità come il nostro, possono essere invocate anche le impronte digitali, i registri degli arrivi, la sorveglianza assidua delle minoranze a rischio, l'espulsione dei delinquenti, la mano pesante con chi sbaglia.
La xenofobia, però, è un'altra cosa. «Ma perché questa parola deve avere un significato negativo?», ha sbuffato testualmente Silvio Berlusconi a Porta a Porta nel maggio 2002. Gli risponde il vocabolario Treccani: «Xenofobia: sentimento di avversione per gli stranieri e per ciò che è straniero, che si manifesta in atteggiamenti razzistici e azioni di insofferenza e ostilità verso le usanze, la cultura e gli abitanti stessi di altri paesi». Più sbrigativo ancora il significato di xenofobo: «Chi nutre odio o avversione indiscriminata verso tutti gli stranieri».
Nessuna confusione. Una cosa è la legittima scelta di un paese di mantenere la propria dimensione, le proprie regole, i propri equilibri, un'altra giocare sporco sui sentimenti sporchi dicendo come Umberto Bossi che «nei prossimi dieci anni porteranno in Padania 13 o 15 milioni di