Originariamente inviata da
Lucien
Esita perché ti vuole bene: nessuno lo vuole ammettere, ma i matrimoni sono delle orrende rotture di zebedei, specie per voi donne.
Dovete restare ore in piedi sui tacchi, esposte allo sguardo clinico e assassino di plotoncini di altre donne antipatiche che si scambiano commenti acidi a bassa voce sul vostro vestito, il vostro portamento, la vostra pettinatura, la miseria di regali che avete fatto, ecc...
Poi in chiesa: in piedi, seduti, in piedi, seduti, prega, o meglio, articola fraseggi scomposti per far finta di ricordarti le preghiere, due ore tutte così.
Poi li vedi così felici, e magari ti rode un pò perché ti viene da pensare che il giorno che ti sposerai te ci sarà qualche rogna, tipo che pioverà. Se piove non vi dà sollievo, perché non avete l'ombrello perché quando siete partiti c'era il sole.
Poi fuori: un'ora buona a cazzeggiare in attesa che il reggimento racimoli i bagagli e che si parta per il saccheggio del ristorante.
Il pranzo! Non ne parliamo neppure! Un salone enorme, praticamente una caverna, dove tutti cominciano a parlare ad alta voce e si crea l'effetto discoteca: se tutti parlano ad alta voce, chi vuole parlare deve urlare per sentirsi. Se tutti urlano, perché quelli vicini urlano, allora si deve urlare ancora di più. In breve da un congresso di gente fine, civile e ben vestita, si passa ad una situazione dove non si sa se si è in una caserma boliviana o in un sabba di streghe scozzesi.
Poi ci si siede a tavola: e sti antipasti che non arrivano, e i grissini fetenti che stanno lì davanti e che per la disperazione cominciate a sgranocchiare, che vi si artigliano ai molari dandovi il latte alle ginocchia.
La gente intorno a voi intrattiene discorsi di un'idiozia allarmante, quando vi coinvolgono fate un benevolo cenno d'assenso per puro dovere civico. C'è sempre un bambino rompipalle che piange a squarciagola, da qualche parte, come se lo stessero scannando come un porco, invece magari è solo che vuole mangiare questo invece di quest'altro, e voi maneggiate il coltello e per un istante pensate di andare a dargli una buona ragione per piangere.
Gli affettati sembrano tanto appetitosi, ma poi sanno di latta ossidata. Sperate che i tagliolini possano recarvi la luce, ma questi quando arrivano sono scotti ed insipidi. L'arrosto ha lo stesso gusto e la stessa consistenza fibrosa del cartone pressato. Non restano che le patatine fritte, unte e bisunte ma nel gorgo di depravazione in cui vi hanno cacciato, non importa più nulla, e le cospargete pure di sale e di pepe, anche se sapete che fa malissimo, poco importa, anzi meglio, schiattassi subito ma almeno uscirei di qui! Fra una portata e un'altra passa il tempo equivalente ad un'era geologica. I camerieri, oberati da pile inverosimili di piatti sporchi, sparecchiano e servono con malgarbo, sfidando la gravità, minacciando di farvi franare addosso le loro torri di coperti sudici. Il tavolo comincia a cospargersi di piccoli relitti: cerchietti dei tappi di bottiglia, molliche, elementi organici di natura imprecisata sgusciati via dai piatti. Fissate quella desolazione nel rombo assordante dell'antro.
La torta è un pezzo di spugna gialla affondata in una gelatina di panna sintetica. Farebbe vomitare un cinghiale, ma la mangiate lo stesso. Il limoncello che viene ad ammazzare il buon gusto del caffé sembra una melassa di acido formico.
Ci vuole poi un'altra buona oretta in piedi, mentre il vostro stomaco è chiuso per lutto e si scatena l'Ottobre Rosso nel vostro fegato, prima di andarsene. Naturalmente prima bisogna presentare i rispetti ad una quantità di gente antipatica, o di cui non vi importa nulla, fingendo l'affetto che dedichereste a degli amici d'infanzia e formulando promesse di incontri futuri che, fortunatamente, non saranno mai mantenute.
Finale? Arrivate a casa alle cinque, distrutte nel fisico e nell'animo. Non potrete nemmeno cenare, se non con un brodetto da ospizio dei poveri. Alle nove si va a letto. Le gambe a pezzi non vi lasciano dormire fino a mezzanotte e passa.
Se siete giovani e forti, in due giorni vi rimetterete dai postumi del matrimonio.
Lui ti ama, e ti vuole risparmiare questo girone dantesco.