Italiani con sempre maggiori difficoltà ad arrivare a fine mese, numero dei disoccupati in aumento dopo dieci anni e stipendi inferiori rispetto alla media eurpea. E' il quadro che fa l'Istat nel suo rapporto annuale sulla situazione Italia. Più di una famiglia su cinque (il 22,2% del totale) ha difficoltà economiche: dal non poter affrontare spese impreviste sino al non avere i soldi per comprare cibo e vestiti o pagare l'affitto e le bollette. Il 10,4% segnala «difficoltà economiche più o meno gravi e risultano potenzialmente vulnerabili soprattutto a causa di forti vincoli di bilancio». Spesso non riescono ad effettuare risparmi e nella maggioranza dei casi non hanno risorse per affrontare una spesa imprevista di 700 euro (83,5%). Circa un milione e 330 mila famiglie (5,5% del totale), invece, incontra «difficoltà nel fronteggiare alcune spese». C'è, poi, un milione e 500 mila famiglie (6,3% del totale) circa che denunciano, «oltre a seri problemi di bilancio e di spesa quotidiana, più alti rischi di arretrati nel pagamento delle spese dell'affitto e delle bollette, oltre a non riuscire a riscaldare bene la casa e a dotarsi di beni durevoli. Dall'altro lato, circa dieci milioni di famiglie (il 41,5% del totale) mostrano livelli inesistenti o minimi di disagio economico. Si tratta di famiglie con redditi alti e medio-alti, più diffuse nel Nord del Paese. Infine, circa 8 milioni e 800 mila famiglie (il 36,3% del totale) vivono in condizioni di relativo benessere.
Il reddito. Nel 2006 le famiglie hanno conseguito in media un reddito abbastanza elevato, in linea con quello europeo. L'Italia però è uno dei Paesi con la maggiore diffusione di situazioni di reddito relativamente basso: una persona su cinque è a rischio di vulnerabilità economica, in linea con Grecia, Romania, Spagna, Regno Unito e Paesi baltici. Le famiglie più vulnerabili, in cui non è presente alcun occupato e almeno un componente è in cerca di impiego, dopo essere diminuite ininterrottamente dal 2004 scendendo fino a 464mila nel 2007, salgono repentinamente a 531mila nel 2008.
Disoccupazione. Le condizioni del mercato del lavoro peggiorano a causa della crisi in atto e la disoccupazione torna a crescere, dopo 10 anni di diminuzioni. Per la prima volta dal 1995, si legge nel Rapporto annuale Istat sulla situazione del Paese nel 2008, la crescita degli occupati nel 2008 (183mila unità in più) è inferiore a quella dei disoccupati (186mila in più). Nel 2008 gli occupati a tempo pieno e durata indeterminata («standard») sono circa 18 milioni, i lavoratori a tempo parziale e con durata non predeterminata («parzialmente standard») sono circa 2,6 milioni, gli atipici (dipendenti a termine e collaboratori) sono quasi 2,8 milioni. Risultano in aumento il lavoro atipico e il part time.
Identikit discoccupato Uomo, tra i 35 ed i 54 anni, residente nelle regioni centro-settentrionali, con un livello di istruzione non superiore alla licenza secondaria, sposato o convivente: è questo l'identikit del «nuovo disoccupato» tracciato dal rapporto Istat. Nella maggioranza dei casi ha perso il lavoro alle dipendenze nell'industria. Nell'ambito di questo scenario, sono proprio i padri di famiglia ad apparire in una condizione lavorativa sempre più fragile e meno stabile. Emerge, tra l'altro, una «minore qualità dell'impiego»: tra il 2007 ed il 2008 i padri con una occupazione part-time, a termine o con una collaborazione sono 17 mila in più. Al contrario, quelli con un'occupazione a tempo pieno e con durata indeterminata risultanoessere 107 mila in meno (73 mila tra i 35 ed i 44 anni).
Più ingressi extracomunitari. Nel 2008 in Italia sono arrivati più extracomunitari che comunitari: il «sorpasso», in termini di nuovi ingressi, dei cittadini provenienti da Paesi extra Ue rispetto a quelli europei è una delle novità, in tema di immigrazione. Nel corso dell'anno sono arrivati 274 milastranieri extracomunitari, contro 185 mila comunitari. Questo è avvenuto, secondo l'Istat, per il concorso di due cause: il rilascio di un consistente numero di permessi di soggiorno che si sono accumulati nei periodi precedenti, da un lato, e il rallentato ritmo di incremento degli ingressi di neocomunitari, dall'altro. Dei 3 milioni e 900 mila stranieri residenti in Italia al 1 gennaio 2009, la comunità più presente è quella romena (780 mila). Inoltre, nel 2007 sono stati celebrati oltre 34 mila matrimoni con almeno uno degli sposi straniero, il 13,8% del totale dei matrimoni registrati in Italia.
Più alunni stranieri. Nell'anno scolastico 2007/08 gli alunni stranieri nelle scuole italiane sono 574 mila, in aumento dell'87% rispetto al 2003/04. In questo periodo, l'incidenza degli alunni stranieri sul totale è passata da 3,5 a 6,4 studenti non italiani ogni 100 iscritti. Lo rileva l'Istat nel suo rapporto annuale. La maggior presenza di studenti stranieri si registra nelle scuole primarie, sia in termini assoluti (218 mila) sia relativi (7,7 ogni 100 iscritti). Nelle scuole secondarie di secondo grado, invece, l'incidenza di alunni stranieri è più contenuta (4,3 ogni 100 iscritti), anche se la loro presenza è più che raddoppiata rispetto al 2003/04, quando rappresentavano soltanto il 2% degli iscritti.
Galoppa urbanizzazione Nel 2008 in Italia sono arrivati più extracomunitari che comunitari: il «sorpasso», in termini di nuovi ingressi, dei cittadini provenienti da Paesi extra Ue rispetto a quelli europei è una delle novità, in tema di immigrazione. Nel corso dell'anno sono arrivati 274 milastranieri extracomunitari, contro 185 mila comunitari. Questo è avvenuto, secondo l'Istat, per il concorso di due cause: il rilascio di un consistente numero di permessi di soggiorno che si sono accumulati nei periodi precedenti, da un lato, e il rallentato ritmo di incremento degli ingressi di neocomunitari, dall'altro. Dei 3 milioni e 900 mila stranieri residenti in Italia al 1 gennaio 2009, la comunità più presente è quella romena (780 mila). Inoltre, nel 2007 sono stati celebrati oltre 34 mila matrimoni con almeno uno degli sposi straniero, il 13,8% del totale dei matrimoni registrati in Italia.
Istat, una famiglia su 5 ha difficoltà: il 6,3% non arriva a fine mese - Il Messaggero
mi spaventa sempre piu il nostro futuro, e i nostri politici se ne fottono