Facce da c... sui manifesti, la provocazione di Milly - Galleria - Repubblica.it
Grillini (Ps), Rocco Siffredi meglio di Veltroni e Berlusconi: lo candiderei, ma dietro di me
"Con la Binetti e Del Vecchio non andrei nemmeno a cena. Veltroni ha rifatto la Dc"
Milano – Franco Grillini arriva ai giardini di via Palestro prima del suo capolista alla Camera, Bobo Craxi, “deviatosi” da Cremona a Rho, dove “un gruppo di leghisti ha aggredito dei compagni socialisti” intenti ad attaccare manifesti del partito. Sono lontani i tempi della politica “rovente” degli anni ’70, e tocca accontentarsi di qualche scaramuccia tra ragazzini che attaccano manifesti. Pochi, a dire la verità, visto che i tabelloni messi a disposizione dei partiti dai comuni sono quasi tutti vuoti. Segno dei tempi che cambiano. Così ad ascoltare Grillini, Craxi, l’ex senatore Roberto Biscardini e l’europarlamentare Pia Locatelli, vicepresidente dell’Internazionale socialista (“Ma sono anche presidente dell’Internazionale delle donne socialiste”, tiene a precisare lei), sono solo una trentina di militanti, per la maggior parte reduci del vecchio Psi di Bettino Craxi (tra cui la storica segretaria del capo, Enza Tomaselli, e l'autista Michele), quando a Milano il garofano contava veramente. Il palco è piazzato accanto ai gabinetti ecologici, davanti all’area giochi da dove i bambini si precipitano per prendere i palloncini rossi griffati “Boselli”. La vicinanza non è causale, visto che sul banchetto allestito dai giovani del partito fa bella mostra di se un volantino, con tanto di macroerrore ortografico, che cerca di conquistare i futuri potenziali elettori: “I socialisti dalla parte dei diritti di tutti. Compreso quelli dei bambini”. Un ragazzo vestito da persiano stile “mille e una notte” attorciglia palloncini fino a formarne delle figure. Un questurino si avvicina e sussurra: “Non le sembra Alì Babà? Se la ricorda, quella?”, riferendosi alla celebre battuta dei quaranta ladroni, che sarebbero stati i primi socialisti della storia. In verità, la campagna elettorale di Boselli, candidato premier del Ps, punta un po’ forzatamente su “Gesù primo socialista della storia”. Va bene che ai tempi del regno di Craxi padre, l’allora presidente del Consiglio aveva inserito Giuseppe Garibaldi nel pantheon socialista, ma così forse è un po’ troppo. Almeno, per un partito che punta molto a identificarsi con le battaglie per i diritti civili e per la difesa della laicità.
In questo contesto, incontriamo il presidente onorario dell’Arcigay, Franco Grillini, candidato alla Camera in Lombardia ed Emilia Romagna, e in corsa per la poltrona di primo cittadino della Capitale.
Onorevole Grillini, lei è entrato nel 2001 a Montecitorio con i Ds, ed è stato rieletto nel 2006. I maligni dicono che abbia rotto con il Pd, perché, dopo due legislature alla Camera, non sarebbe più stato ricandidato.
“Non è vero, perché non si sarebbe trattato del terzo mandato, ma del completamento del secondo. E’ stata una scelta che forse è costata il seggio, anche se mi auguro che non sia così, e sono convinto che il quorum del 4% per entrare in Parlamento sia a portata di mano. La mia è stata una scelta ideale completamente disinteressata rispetto al futuro parlamentare”.
Mentre stiamo parlando, qui vicino, al teatro Verdi, si tiene un convegno sui diritti civili e la laicità organizzato dalla Sinistra democratica di Fabio Mussi, al quale partecipa anche il presidente nazionale dell’Arcigay Aurelio Mancuso. Le divisioni nella comunità gay costituiscono un ostacolo per il raggiungimento degli obiettivi sui diritti civili, come il riconoscimento delle coppie di fatto?
“Non è una divisione. Mancuso è presidente, e il giorno prima era l’iniziativa di un’altra forza politica. L’associazione, in quanto tale, dialoga con tutti. Il presidente onorario è candidato con il Partito socialista perchè io ho fatto una scelta politica convinta. In realtà il movimento è unito, perchè appoggia in modo corale la mia candidatura a Sindaco di Roma: proprio ieri mattina abbiamo presentato l’appello firmato da 130 personalità del mondo Lgbt (lesbiche, gay, bisessuali, transessuali, ndr) italiano, praticamente il 100% dei presidenti dei circoli Arcigay”.
Perché i socialisti non appoggiano Rutelli nella corsa al Campidoglio?
“Per una ragione molto semplice: Rutelli è stato il campione del clericalismo nella maggioranza del centrosinistra. E’ stato uno di quelli che non ha voluto l’apparentamento tra Partito socialista e Pd. E’ anche il campione del liberismo dentro il centrosinistra. E’ a causa di Rutelli se oggi in Italia non abbiamo alcuna legge sui diritti civili, tranne quella sul divorzio e sull’aborto che è appena stata attaccata dal Papa, e che qualcuno (Giuliano Ferrara, ndr) vorrebbe rimettere in discussione. A Roma la mia candidatura è un’assicurazione sulla vita sul tasso di laicità della città. E, siccome Roma è anche l’Italia – anche perché c’è l’election day, e quindi l’elezione romana non può non avere una valenza nazionale – la nostra presenza da la possibilità agli scontenti dell’area della sinistra che si è alleata inopinatamente con Rutelli, di scegliere un candidato coerentemente laico”.
Tra la senatrice Binetti, e il generale Del Vecchio, con quale dei due andrebbe a cena?
“Con nessuno dei due. Ho altri obiettivi per la vita privata.E mi dispiace per Veltroni, che, non solo ci va a cena, ma ci ha fatto anche le liste elettorali un partito, dove c’è tutto, e il contratto di tutto e dove rischia di prevalere l’area clericale. Come dice un autorevole esponente del Pd, che è anche responsabile nazionale della comunicazione (Ermete Realaci, ndr), nella sua intervista alla Stampa di qualche giorno fa, il Pd è la nuova Dc. Non c’è niente di male a rifare la Democrazia cristiana e a rimmeterla in piedi, ma almeno Veltronia abbia l’onestà di essere sincero da questo punto di vista.”.
Soffia ancora forte il vento dell’antipolitica, dell’insofferenza per la Casta. Se non fosse candidato con i socialisti, chi voterebbe tra Veltroni, Berlusconi e Rocco Siffredi?
“Diciamo che la scelta sarebbe veramente ardua. Se non ci fosse la lista del Partito socialista avrei molta difficoltà ad andare a votare, come molti elettori. L’Italia rischia di essere l’unico paese europeo a non avere un forte partito socialista”
Quindi lo candiderebbe, Siffredi?
“Perché no? Io a Roma ho in lista Milly D’Abbraccio. Come è noto, per le amministrative (Roma, ma anche Bologna, dove sono ugualmente candidato l’anno prossimo) ho al centro del mio programma le tre “t”: talento, tecnologia e tolleranza, ma potrei proporre anche le tre “l”: libertà, liberalismo e libertinismo. Sono per la massima libertà nella vita privata, e perché la morale stia fuori dalla politica, e, dalla religione. Penso che sia più onesto fare il pornoattore di un politico corrotto”.
E in che posizione lo candiderebbe? Capolista, o dietro di lei?
“Non ho pregiudizi. Rocco Siffredi può stare dappertutto, se vuole. Non lo metterei capolista, perché in una lista socialista è meglio avere un ‘compagno di lungo corso’, e Rocco Siffredi non ha una grande esperienza politica, da quanto mi risulta, ma sulle posizioni sono sempre stato senza pregiudizi”.
Tolleranza. Maurizia Paradiso è stata allontanata a forza da un comizio di Bossi. La scelta di stare con la Lega nord è politicamente sbagliata?
“Io non starei con la Lega, perché discrimina omossessuali e transessuali, in genere la diversità; è un partito rozzo, che usa un linguaggio razzista, e, francamente, io eviterei, se fossi un omosessuale o un transessuale, di frequentare quei lidi. L’esclusione di Maurizia Paradiso rappresenta l’ennesima dimostrazione di una Lega che è totalmente inadeguata ad affrontare il tema della diversità”.
E’ giunta l’ora del comizio, e, forse, è bene iniziare, prima che anche i genitori che affollano l’area giochi con se ne vadano portando via i bambini. Così, un Bobo Craxi in camicia, ma scuro in volto per la scarsa partecipazione, introduce gli oratori. Non prima, però, di aver pronosticato la sconfitta di Veltroni, e di aver paragonato il leader del Pd e Berlusconi a Putin. Sotto al palco, Grillini si attarda con altri esponenti del partito, discutendo se la campagna condotta con toni bassi da Boselli paghi. Il deputato socialista ne è convito, qualcun altro un po’ meno. E’ lo stesso quesito che si pongono, in questo scorcio di campagna elettorale, gli uomini del Loft di Veltroni. Intanto, i militanti si interrogano sul risultato elettorale del Partito socialista, e c’è chi suggerisce di evitare voli pindarici “perché di delusioni ne abbiamo avute anche troppe, e fanno male”. Certamente, il 4% è un risultato lontano anni luce dalle reali possibilità dei socialisti di oggi, e Milano non è più la “Milano da bere” dei tempi d’oro, quando a Palazzo Marino sedevano Aniasi, Tognoli e Pllitteri (entrambi passati sotto l’ala protettrice di Berlusconi). L’unico risultato che il Partito socialista è convinto di poter cogliere, è l’affermazione di Grillini a Roma, che, superando il 3%, entrerebbe in Campidoglio come consigliere comunale. Una bella spina nel fianco di Francesco Rutelli.
Nell’entourage socialista tifano segretamente (neanche troppo, a dire la verità) per la Dc di Pizza. I dirigenti socialisti si augurano uno spostamento delle elezioni, per aver tempo di trovare n accordo con la Sinistra Arcobaleno. Segno dei tempi che cambiano. All’epoca della segreteria di Bettino Craxi, si giova per le sconfitte della balena bianca, e si faceva di tutto per tenere i comunisti fuori dall’area di governo (compresa l’alleanza con la Democrazia cristiana). D’altronde, già giovedì scorso, Craxi e Boselli, intervistati dalla Voce, avevano lanciato un invito alla Sinistra Arcobaleno per l’apertura di un “tavolo” su diritti civili e laicità, prima delle elezioni, auspicando una collaborazione anche in Parlamento (obiettivo questo, che, per i socialisti, sembra quantomeno difficile da raggiungere).
Grillini sale sul palco per il suo intervento, fatto con passione ed entusiasmo, nonostante le poche decine di partecipanti. Nostalgia del popolo della Quercia? Forse era più numeroso, ma la prospettiva di una coabitazione con generali omofobi e teodem ha imposto un repentino trasloco da Montecitorio al Campidoglio. In fondo, basta superare l’asticella del 3%, magari con l’aiuto dei (tanti) fans di Rocco Siffredi che si nascondono sotto il cupolone.