Cari miei compagni burattini
lascite che la corda resti tesa come mai è stata
Tesa a far suonare l’agonia
per muti spettatori ignari di una libertà impiccata
Dire di no
sarebbe un gran sollievo e dopo un attimo il cadere
Ritaglierò
Tra i movimenti quei momenti per fermarmi e poi per finalmente

Dare un nome al filo che ci tiene legati
ancorati all’incontrario come si fa?
Vivere appesi
alla speranza
di riscattarci dall’oscurità

Cari miei compagni burattini
la colpa non è un dardo che colpisce al petto il traditore
simile a una cena in compagnia
è un piatto che svuotandosi ci sazia tutti in comunione
Comodo è
guardare in alto e maledire la contraddizione
Fintanto che
Ne ho visti a centinaia aggrovigliati senza mai volere

Dare un nome al filo che ci tiene legati
ancorati all’incontrario come si fa?
Vivere appesi
alla speranza
di riscattarci dall’oscurità