Dimmi Tiresia
Dimmi Tiresia, dal regno dove mai nessuno si è recato,
versami il sangue, scavami un botro,
un buco per sbirciare tra il mio Destino e il Fato.
Bevi il mio sangue, che porti alla memoria la coscienza di chi ero e sono stato
ma è meglio sapere o non sapere?
Aver la conoscenza?
Sapere o non sapere quello che poi mi sporcherà?
Dimmi Tiresia, affido a te il mio viaggio, alla tua sentenza
Tu che già sai, com'è filato il mio cammino
Sapere o non sapere se la donna mia mi aspetta, se è fedele?
Sapere o non sapere?
Dimmi Tiresia quali stratagemmi dovrò ordire
in quale forma mi dovrò nascondere.
Dimmi Tiresia, ma è meglio sapere o non sapere?
E non poter più credere?
Sapere e poi dovere?
Portare fino in fondo il compito?
Dimmi Tiresia, è duro profetare?
La conoscenza è distanza che separa.
La fatica di conoscere è più grande fatica di essere creduti?
Dimmi Tiresia, Tu che dimentichi e ricordi e poi dimentichi, e così purifichi,
a che mi servirà sapere, saper il mio destino come già deve compiersi?
E poi non esser più creduto dai compagni, soltanto dai segni nei sogni?
Dimmi Tiresia, togli la sete
conoscilo e poi scordalo, bevi di questo Lete
Conoscilo e poi scordalo, la conoscenza è niente senza fede
Conoscilo e poi scordalo, la conoscenza è niente senza fede
La conoscenza è niente senza fede.
Vai oltre il ritorno, porta sulle spalle un remo
Abbandona la casa e vai errante nel sole
fino a gente che non batte il dorso del mare
che non conosce i cibi conditi col sale
che confonderà il remo con un ventilabro
un rastrello per spargere intorno sementi
per pettinarle nelle crine dei venti.
Lì lo poserai offrirai sacrifici
la morte ti coglierà dal mare
consunto da splendente vecchiezza
tra gente felice attorno.
Questo ti dico senza tema nè dubbio.