- Marco, quando ha deciso di arrendersi?
"Due settimane fa, in Belgio, dopo l'ennesima visita di controllo. Ma fino a due settimane fa ci ho creduto intensamente, ho sperato di tornare in campo. Fino a due settimane fa ho cercato con disperazione le persone giuste. Ho fatto agopuntura, mi sono perfino rivolto a qualche mago. Purtroppo non sono a posto, quando mi alzo la caviglia mi fa male. Zoppico ancora. Con il Milan ho trascorso otto anni bellissimi ma purtroppo mi devo fermare qui. Fa parte della vita".
- Rimpianti?
"Probabilmente non mi metterei piu' tra le mani dei chirurghi. Dopo ogni intervento, infatti, la caviglia, anziche' migliorare, andava peggiorando. Mi dispiace, mi spiace per tutti. Lavorare al Milan e' stato veramente bello".
A questo punto nel salone dei trofei saturo di telecamere, di riflettori e di umidita' pesante scatta una domanda per Adriano Galliani: "Se Baggio e' Raffaello, a chi mai potrebbe essere paragonato uno come Marco Van Basten?". Replica meditata del vicepresidente vicario rossonero: "Credo che lui possa essere Leonardo da Vinci. Leonardo era un eclettico. Era tutto. Ingegnere, artista".
- Marco, torniamo a lei. Adesso che accadra'?
"Per un po' rimarro` a Milano. Non so ancora cosa fare. Il Milan mi da' la possibilita' di continuare, ci devo pensare bene".
- Dopo avere incominciato la carriera di calciatore prendendo il posto di Cruijff, che ne direbbe di succedergli come allenatore?
"In questo momento quella di allenatore non mi sembra una soluzione praticabile".
- Spaventato da un futuro da ex?
"Affatto. Una vita senza calcio e' bella lo stesso".
- Servirebbero nuove regole per proteggere i giocatori come lei.
"Non e' stato un colpo a rovinarmi la caviglia. Certo, il calcio sta diventando troppo cattivo ma ormai la vita e' cosi".
- Ora la ricorderanno come il piu' grande.
"Quando un giocatore smette, diventa sempre migliore. Ma io ho giocato tante brutte partite, ho sbagliato gol clamorosi. Adesso mi dite che sono stato il piu' grande ma la verita' e' che ho fatto parte di una squadra imbottita di campioni".
- Qual e' stata la sua piu' brutta partita?
"Quella giocata oggi".
- E il momento piu' bello?
"A Barcellona, prima della finale con la Steaua, quando avvicinandoci con il pullman al Nou Camp, attraversammo le strade piene dei nostri 90.000 tifosi. Fu una sensazione impressionantissima (testuale - n.d.r.). Poi ricordo l'Europeo vinto in Germania con la nazionale olandese. Ma ora, scusatemi, devo guardare al futuro. Ho gia' parlato troppo del passato".
A questo punto anche la platea degli addetti ai lavori, gente rotta ad ogni tipo di emozione, si ritrova
ad applaudire. Quasi senza rendersene conto.