PARIGI, 4 giugno 2010 - La vista, all'apparenza, è completamente differente. Dal quartiere Gallaratese, uno dei più grandi costruiti ex novo in Italia negli anni Sessanta, ci sono le case Torri, tanto cemento e una Milano da bere che diventa periferia. A Brisbane invece l'azzurro del cielo si confonde con quello del mare che è poco più in là, nel cuore della Gold Coast. Ma a guardare bene, da casa Schiavone e da casa Stosur, si intravede la stessa immagine: la coupe Suzanne Lenglen, destinata domani alla vincitrice degli Internazionali di Francia, del Roland Garros, di quello che per tutti simboleggia il Campionato del mondo sulla terra battuta.
sincerita' — "Per domani - racconta Francesca Schiavone - desidero lasciare sul campo tutto quello che ho costruito nella mia vita". "Penso che sarà un grande giorno per entrambe - risponde la Stosur -, non importa chi vince, voglio godermi tutto questo il più a lungo possibile". Colpisce la loro sincerità, la loro tranquillità, il loro modo così umile di stare composte al tavolo delle vincitrici, di chi le altre le ha massacrate a forza di dritti uncinati (Stosur) o di rovesci dal top spin esasperato (Schiavone). "Ho ricevuto tonnellate di telefonate - continua la Schiavone - e migliaia di sms. Anche se non rispondo a tutti, mi fa estremamente piacere sapere che tante persone manifestano la loro gioia per quello che ho fatto, per come gioco". "Appena ho vinto - dice la Stosur - ho subito chiamato casa e ho chiesto a mio papà quando sarebbe partito. Mi ha detto: in cinque ore prendo l'aereo e domenica mattima conto di arrivare a Parigi".
attesa — La vigilia è qualcosa che di per sè preoccupa, perché è il momento antecedente a qualcosa d'importante. E certe partite possono essere irrepetibili. "Devo dare il meglio - dice la Schiavone - come ho fatto nei giorni scorsi, essere aggressiva, aggressiva e ancora aggressiva tutte le volte che la situazione di gioco me lo permette. Sarò nervosa, ma sarò io in tutto e per tutto. E' la mia vita, sono nata per giocare a tennis, è stato il mio sogno che ora è realtà". "Quando sono stata numero 1 del mondo in doppio - ha continuato la Stosur - ho sempre cercato di diventare una singolarista più forte, più continua, capace di giocare come ho fatto in questi giorni".
Francesca Schiavone, 29 anni, pro dal 1998. Reuters momento di gloria — E domani, sabato 5 giugno 2010 a partire dalle 15, cosa succederà? Come saranno gli ultimi momenti prima di scendere in campo? "Entrerò sul centrale - racconta Francesca - felice di essere qui perchè non si arriva a questa partita per caso, ma solo dopo una crescita costante. Il suo gioco mi da molto fastidio, toglie equilibrio al mio, mi mette una pressione pazzesca. La cosa più importante è tenere bene i turni di servizio, senza soffrire troppo, cercando di comandare dopo aver servito bene. Mi accorgo che man mano che passano i giorni, dormo sempre di meno. Prima dei quarti dormivo anche 8 ore al giorno, ora sono arrivata a 6, ma mi basta, sono presentissima, vigile, non mi devo dare pizzicotti per svegliarmi. Non sono superstiziosa e non ho rituali scaramantici da fare, solo la mia routine di sempre. Domani mi alzerò verso le 8, poi andrò a fare due passi fuori, farò colazione, leggerò due giornali, andrò a trovare il mio amico parigino (l'albergatore Marco Farina,
ndr), poi tornerò in camera, preparerò la borsa e verrò al tennis, tutto qui". "Nelle prossime 24 ore mi allenerò - ha detto la Stosur - poi andrò a cena fuori, andrò a letto e mi alzerò come tutti i giorni alla stessa ora. Non c'è motivo per cui cambi le mie abitudini proprio oggi". Oggi no, ma domani una pagina di storia verrà scritta e magari una bandiera sventolerà anche su qualche balcone di Milano o Brisbane.
Schiavone a caccia del sogno "Devo essere molto aggressiva" - Tennis: notizie, classifiche, e risultati dei tornei - La Gazzetta dello Sport