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Tesina

  1. #1
    Matricola FdT
    33 anni
    Iscrizione: 7/12/2004
    Messaggi: 60
    Piaciuto: 0 volte

    Predefinito Tesina

    ragazzi mi serve subitissimo! avete del materiale sul neorealismo in arte?
    x favore datemi qualche info sensata e non molto breve. Ringrazio da morire chi mi ha aiutato!


  2. #2
    Tony79 (non attivo)
    FdT svezzato

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    Ti inserisco un po' per volta ciò che trovo:


    Il neorealismo nelle arti figurative


    Negli ambienti artistici personalità isolate o gruppi (come la rivista «Corrente di vita giovanile», o tout-court «Corrente», quindicinale fondato nel 1938 dal pittore Ernesto Treccani) incominciano a realizzare opere in controtendenza rispetto all’imperante cultura celebratoria fascista già prima del conflitto mondiale. In campo artistico dunque si evidenziano tendenze che guardano all’estero e vogliono sprovincializzare le arti figurative in chiave progressiva, con un’implicita critica sociale.

    Questa specie di fronda è la premessa che spiega, una volta abbattuto il regime, il dispiegarsi di una pittura neorealista che, in senso stretto, non sarà di amplissima portata e avrà come suo massimo esponente Renato Guttuso.


    Il gruppo di «Corrente»

    All’inizio della sua carriera Guttuso (1912-1987) opera nell’ambito della “Scuola Romana”, poi, negli anni Quaranta, in quello del gruppo di «Corrente». Entrambi questi movimenti, pur senza gesti di rottura, reagivano al dominante clima culturale del fascismo, il primo con scelte tematiche e formali non conformiste (acceso cromatismo, realtà dimessa, rifiuto di ogni intento celebratorio), il secondo con un più esplicito schieramento di fronda e intento di critica sociale. Intorno alla rivista fondata nel 1938 ruotano, oltre Guttuso, pittori come Treccani, Birolli, Migneco, Sassu e lo scultore Giacomo Manzù.

    Gli esempi a cui guardano sono fuori dallo stagnante panorama italiano: gli espressionisti tedeschi, Picasso che proprio in quei tempi componeva la sua grande opera di protesta contro la guerra e il totalitarismo, Guernica.

    Negli anni Quaranta l’opposizione e l’aperta denuncia non possono emergere e quindi i messaggi sono traslati in metafore che fanno trasparire la visione degli artisti sotto forme e iconografie riconducibili alla tradizione. Due crocefissioni sono emblematiche di questo tragico momento. Nel 1942 Manzù realizza un bassorilievo intitolato Deposizione in cui il suppliziato, appeso per un solo braccio, nudo, è osservato con indifferenza da un panciuto soldato ugualmente nudo, con un elmo chiodato in testa. Un anno prima, su una grande tela di 2 metri per 2, lo stesso tema è trattato da Guttuso con forme che risentono del cubismo con colori forti e arbitrari e con un intersecarsi di linee di forza molto dinamiche, quasi convulse. Manca del tutto l’aura sacrale: un cavallo è blu, un altro bianco, un ladrone ha un incarnato rosso corallo, a Cristo s’avvinghia una sensuale Maddalena nuda.

    Il pittore siciliano giustifica di fronte allo sconcerto le sue scelte con una dichiarazione che è già di poetica neorealistica: «Questo è tempo di guerra e di massacri; Abissinia, gas, forche, decapitazioni, Spagna, altrove. Voglio dipingere questo supplizio come una scena d’oggi».


    La pittura di Renato Guttuso

    Nel dopoguerra Guttuso, militante iscritto al PCI, caratterizza la sua pittura secondo le seguenti tendenze: dal punto di vista dei contenuti, affronta temi di esplicita attualità sociale, alcuni molto “politici”, per esempio l’occupazione dei latifondi da parte dei braccianti (L’occupazione delle terre incolte in Sicilia 1949-50, Dresda, Gemäldegalerie), altri, con uguale densità, rivolti ai fenomeni di costume (in una tela del ’58 intitolata Rock and Roll); dal punto di vista dello stile c’è da osservare che accantona le suggestioni d’avanguardia per una pittura più improntata a un robusto realismo. Mantiene il suo tratto deciso, il suo gusto per un forte cromatismo, ma si attiene quasi sempre a un’ispirazione vicina al realismo socialista: i suoi popolani hanno il segno della fatica, ma esprimono un’orgogliosa dignità.

  3. #3
    Tony79 (non attivo)
    FdT svezzato

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    Il movimento denominato "Corrente"


    Nome della testata di una rivista che precedentemente aveva per titolo "Corrente di vita giovanile" e, ancora prima, "Vita giovanile". Fondata a Milano da Ernesto Treccani nel gennaio 1938, si poneva in aperta polemica con la cultura del Novecento e del regime fascista, aspirando per contro alle aperture culturali moderne europee. Diede nome al gruppo di pittori e scultori che ne facevano parte, tra i quali Badodi, Birolli, Guttuso, Migneco, Sassu, Valenti, lo scultore Manzù, lo stesso Treccani e, successivamente, Cassinari, Morlotti, Trombadori, Alfieri, Gauli e Rosso. Filosofo del gruppo era Antonio Banfi e intorno a lui e con lui operavano, oltre agli artisti, critici, letterati, poeti, uomini di cinema. Nei sei anni scarsi della sua vita, oltre ai già indicati, emersero personaggi, tra i molti, come Paci, Preti, Formaggio, Anceschi, Cantoni, Vedova, Sereni, Savarese, Lattuada, Ferrata, Valsecchi, Trombadori, Parronchi, Bertolucci, Comencini, De Micheli, Rognoni, Macrì, Broggini e De Grada jr..
    La prima mostra di Corrente si tenne alla Permanente di Milano nel marzo 1939; riuniva i membri effettivi del gruppo e, insieme, i cosiddetti "compagni di strada" Mucchi, Cantatore, Tomea, Genni, Panciera, Tallone, Lanaro e gli scultori Grosso, Cherchi, Fontana e Broggini. Nel dicembre dello stesso anno, alla seconda mostra del gruppo, parteciparono anche artisti di orientamento differente, che anticipavano i motivi della successiva scissione. Tra essi, Franchina, Filippini, Martina, Prampolini, Reggiani, Santomaso, Fazzini, Tamburi, Guttuso, Mafai, Mirko, Afro, Caputo, Montanarini, Pirandello e Salvadori. Dopo la soppressione della rivista all’entrata in guerra dell’Italia, le pubblicazioni e le mostre continuarono semi-clandestine nella galleria di via Spiga 9 a Milano. Fece scalpore la partecipazione in blocco del gruppo di Corrente alle mostre del Premio Bergamo, in opposizione al Premio Cremona organizzato da Farinacci. È in quel contesto che nel ’41 venne clamorosamente premiata la "Crocifissione" di Guttuso. Corrente riuscì a sopravvivere solo fino al 25 luglio del 1943. Poi il gruppo si scisse e una parte di esso nel ’45 confluì nel Fronte Nuovo delle Arti, mentre un’altra parte s’impegnò a costituire un nuovo gruppo intorno alla rivista d’arte "45".

  4. #4
    Tony79 (non attivo)
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    CORRENTE



    Movimento sviluppatosi a Milano tra il 1913 e il 1938.
    La sua poetica trovò espressione nella rivista Vita Giovanile fondata nel 1938 dal pittore Ernesto Treccani. Il periodico cambiò presto titolo trasformandosi prima in Corrente di vita giovanile e poi in Corrente parola del movimento fino al 1946.
    Provenienti da orizzonti culturali assai diversi, gli artisti di Corrente erano animati da un comune desiderio di aprirsi alla cultura moderna europea deplorando le spinte autarchiche e l'isolamento culturale promossi dalla politica fascista.
    Il movimento nacque da una presa di posizione polemica nei confronti del dogmatisrno formale di Novecento, una nuova libertà espressiva che si muoveva sulla linea di un postimpressionismo ispirato a Ensor e e Van Gogh, agli espressionisti tedeschi e ai Feuves. L'esigenza di rompere con la retorica ufficiale, evitando però di scadere nel generico e nel gratuito, si tradusse in un progetto di arte "impegnata", capace di riconoscere il ruolo dell'artista nelle società e la sua responsabilità politiche e sociali.
    Nonostante l'unità di intenti e di ideologia nell'ambito di Corrente si delinearono due tendenze: l'una più realista marcata dall'esigenza di un impegno politico e sociale (Guttuso, Morlotti,Treccani), l'altra più astratta e poetica (Birolli, Cassinari, Italo Valenti). Vi fecero parte anche scultori (Sandro Cherchi, Luigi Broggini, Giovanni Paganin), critici (De Grada, Marchiori e Morosini), poeti e cineasti.

  5. #5
    Tony79 (non attivo)
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    Altro articolo sul movimento "Corrente"

    Il Gruppo di «Corrente» e la Scuola Romana

    Treccani, Birolli, Guttuso, Cassinari, Morlotti, Valenti, Tomea: alla fine degli anni '30 lavora un gruppo di pittori che, ricusando da una parte arcaismo e classicismo, dall'altra l'intellettualismo delle avanguardie, fonda la propria ricerca estetica su soggetti eticamente impegnati. Con un occhio a Van Gogh, Ensor, Munch, Kierchner



    --------------------------------------------------------------------------------



    Contemporaneamente, in Germania, per gli artisti della Nuova Oggettività, l'espressionismo fu invece all'insegna dell'aspra polemica contro il regime nazifascista.
    Anche in Italia non mancarono maestri che operarono nell'ambito dell'espressionismo e in opposizione alla cultura ufficiale, trovando il sostegno di intellettuali e di raffinati collezionisti.
    Fino dal 1926, a Torino, città che più di altre viveva l'attività culturale e politica contraria al fascismo, si riunì il Gruppo dei sei. Fra i protagonisti i pittori Francesco Menzio, Enrico Paolucci, Carlo Levi e, più isolato, Piero Martina. Le loro opere (sale XIII e XV) si fecero interpreti di una figurazione intimista, neoimpressionista e contraria a ogni monumentalismo; una scelta che si tinse di ragioni avverse al regime.
    L'esperienza trovò maggiore forza anni più tardi con il gruppo di Corrente, riunitosi a Milano intorno alla rivista Corrente di vita giovanile fondata da Ernesto Treccani nel 1938 e chiusa dal fascismo nel 1940. La loro arte, pur con difficoltà, trovò il sostegno delle gallerie La Bottega di Corrente e Il Milione di Milano, e fra gli stimatori vantò Alberto della Ragione, che acquistò La Bottega di Corrente, dandole il nome La Spiga, continuando la promozione del gruppo e collezionando le opere.
    I pittori Treccani, Renato Birolli, Renato Guttuso, Bruno Cassinari, Ennio Morlotti, Giuseppe Migneco, Aligi Sassu, Giuseppe Santomaso, Fiorenzo Tomea, Italo Valenti ed Emilio Vedova, e gli scultori Giacomo Manzù, Luigi Broggini e, in più isolato, Lucio Fontana, ricusarono l'arcaismo e il classicismo di Novecento, come l'esclusivo intellettualismo delle avanguardie. La loro ricerca si concentrò sui soggetti eticamente impegnati che colsero attraverso un realismo deformato dal linguaggio dell'espressionismo, che gli permise di dichiarare i propri dissensi. I nuovi modelli furono le opere di Van Gogh, Ensor, Munch, Kokoschka, Kierchner, Guernica di Picasso (1937), che considerarono emblemi della tragicità degli eventi contemporanei.
    La raccolta Alberto della Ragione presenta ampiamente le opere del gruppo. L'attenzione si posa sui quadri di Birolli (sala XVII), da Miracolo di San Zeno (1932) a Saltimbanchi (1938), alle pitture degli anni Cinquanta, quando l'artista si legò alle esperienze del gruppo Abstraction Création, raggiungendo figurazioni astratte. Di Guttuso ci sono le tele, come Donne discinte (1941), il drammatico Massacro (1943), le nature morte e i paesaggi siciliani (sala XVI). Di Cassinari, fra le diverse pitture, c'è Bue squartato (1941, sala XIV), di Sassu Donne al caffè (1942, sala XIII), di Valenti I pazzi dell'isola (1941, sala XIII) e non mancano le rivisitazioni dei teleri di Tintoretto di Vedova (1942, sala XVII), le nature morte con figure di Santomaso (sala XIII), il Nudo e i Fiori di Morlotti (sala XVI), e le nature morte del genovese Guido Chiti (sala XIII). Interessanti le statue di Broggini (sala XV), di Manzù (sala XVI) e di Lucio Fontana (sala XIII). In esse si riconoscono le suggestioni di Rodin e Medardo Rosso che fanno sì che la materia sia corrosa e infranta, esposta alla variabilità della luce, così da evitare la fissità delle forme di Martini e Marini.
    Negli anni Trenta, queste esperienze si accompagnarono a quelle del gruppo nato pochi anni prima a Roma. Roberto Longhi, nel 1929, lo chiamò Scuola Romana di Via Cavour. In quella strada, infatti, c'era lo studio dei pittori Mario Mafai e Scipione, ai quali si aggiunse la compagna di Mafai, Antonietta Raphael. Il gruppo, forte delle esperienze che la Raphael, ebrea di origine lituana, aveva maturato a Parigi, a contatto con l'École de Paris, colse con vena espressionista l'oratoria del barocco romano, allora riproposto da Longhi contro il gusto classicista. Nacque così un'arte d'introspezione, fondata sul colore, dalle forme libere dai rigidi contorni e dall'espressività mai banalmente compiaciuta.
    Alberto della Ragione fu fra i primi a riconoscere il valore di quelle opere. Di Scipione, pittore che morì nel 1933, il collezionista conservò tre dipinti (sala IV). Fra questi l'Apocalisse (1930), dalla poetica di forte impatto emotivo e di espressionismo visionario. Numerosi i quadri di Mafai (sale IV e V), compresi alcuni della serie delle Demolizioni e dei Fiori secchi. Della Raphael (sala V), pittrice e scultrice, della Ragione collezionò varie opere, fra le quali i ritratti di Emilio Jesi (1942) e della Signora della Ragione madre (1945 ca.), che bene evidenziano il raffinato lavoro dell'artista. Le due opere, inoltre, rammentano la protezione che la Raphael trovò nei due collezionisti, che la ospitarono negli anni difficili prima e durante la seconda guerra mondiale, quando l'artista lasciò Roma per sfuggire alle persecuzioni razziali.
    L'esperienza del gruppo di via Cavour coinvolse altri artisti. Non ne rimasero estranei Guttuso, Mirko Basaldella (sala IV), Corrado Cagli (sala I), Roberto Melli (sala V), Gabriele Mucchi (XIII) e la moglie Genni Wiegman (sala IV), pittori e scultori altrettanto presenti nella Raccolta Alberto della Ragione.

  6. #6
    Tony79 (non attivo)
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    Vita ed opere di Renato Guttuso

    Il pittore nacque a Bagheria il 2 gennaio 1912 e scomparve a Roma il 18 gennaio del 1987.



    La Sicilia

    Grazie al padre agrimensore il giovane Guttuso ebbe l'opportunità di visitare frequentemente la campagna e la popolazione contadine siciliane, destinate a diventare una delle sue prime fonti di ispirazione. Incoraggiato a dipingere dal padre, frequentò gli studi del postimpressionista Domenico Quattrociocchi e del futurista Pippo Rizzo.



    Picasso

    Nel 1929 prese parte alla II Mostra del sindacato artistico siciliano. Nel 1930 si iscrisse alla facoltà di legge dell' Università di Palermo, ma dopo il successo ottenuto alla I Quadriennale di Roma dell'anno seguente, abbandonò gli studi. A Milano partecipò alle collettive dei pittori siciliani allestite alla Gallerie del Milione nel 1932 e nel 1934. Nei primi anni Trenta strinse legami d'amicizia con gli artisti della "scuola romana", Corrado Cagli, Mario Mafai, Alberto Ziveri, Mirko Basaldella a Pericle Fazzini. Nel 1933 scrisse per il quotidiano palermitano "L'Ora" un entusiastico articolo su Picasso; l'artista spagnolo costituirà il principale modello stilistico e morale per tutta la sua vita.



    La prima personale

    Nel 1935 inviato a Milano per il servizio militare, Guttuso conobbe i pittori Renato Birolli; Aligi Sassu, Lucio Fontana e Italo Valenti, che più tardi formarono il movimento di "Corrente". Nel 1937 si stabilì a Roma dove conobbe la futura moglie Mimise Dotti e l'anno seguente tenne la prima mostra personale alla Galleria della Cometa.

    Il realismo

    Guttuso divenne il portavoce più eloquente di una giovane generazione di artisti , che avevano sviluppato una crescente avversione per la politica e le mode culturali del regime negli anni precedenti la seconda guerra mondiale, esprimendo in vari articoli su "Primato", "Il Selvaggio", "Le Arti" e il "Meridiano di Roma" le sue opinioni sulla libertà creativa e sull'imperativo morale del realismo. Concretizzò questi ideali in una serie di opere grandi dimensione, a partire da "Esecuzione in campagna" del 1938-39, dedicata a Federico Garcia Lorca, "Fuga dall'Etna" del 1940 e "Crocifissione" del 1942.









    Critiche e riconoscimenti

    Le crude immagini di quest'ultima e l'implicita critica del regime fascista provocarono le dure reazioni della Chiesa e del governo. Ciò nonostante Guttuso potè ricevere riconoscimenti ufficiali: la "Fuga" e la "Crocifissione" furono premiati rispettivamente al secondo e al quarto Premio Bergamo, patrocinato dal ministro dell'Educazione Nazionale Giuseppe Bottai. Si trattava di manifesti visivi ispirati a Guernica, anche se Guttuso aveva trasformato la sintassi cubista di Picasso in una narrazione più relistica.

    Le atrocità della guerra

    Allontanatosi da Roma per motivi politici nel 1943, Guttuso si rifugiò a Quarto (Genova), in casa dell'amico e sostenitore Alberto Della Ragione. Ritornò nella capitale nel 1944 per partecipare alla Resistenza. Fu tra i protagonisti della mostra "L'arte contro la barbarie", organizzata dal quotidiano comunista L'Unità in cui espose i disegni sulle atrocità della guerra pubblicati nell'album Gott mit Uns del 1945.

    Il "Fronte nuovo delle arti"

    Nel 1947 fu tra i fondatori del "Fronte nuovo delle arti" con Birolli, Santomaso, Melotti, Turcato e Vedova. Partecipò alla mostra del gruppo alla Galleria della Spiga di Milano, ma di lì a poco lasciò il "Fronte" a causa delle divergenze ideologiche tra figurativi e astratti. In vari articoli su "Vie Nuove", "L'Unità" e "Rinascita" si batté a favore di un realismo descrittivo che considerava intrinsecamente popolare e accessibile alle masse. Pur non potendo negare le affinità con il realismo socialista sovietico, Guttuso affermava che la propria ideologia artistica scaturiva da convinzioni profondamente sentite e non era imposta da alcun sistema politico. Continuò a dipingere grandi narrazioni di eventi contemporanei, spesso con toni marcatamente allegorici, immagini politicamente connotate di contadini e di ispirazione autobiografica.

    La notorietà

    Tra gli artisti italiani più noti all'estero nel dopoguerra, Guttuso ha ottenuto numerose mostre prestigiose, fra cui una retrospettiva al Museo Puskin di Mosca e all'Ermitage di Leningrado. Negli anni 1966-68 ha insegnato pittura all'Accademia di Belle Arti di Roma ed è stato visiting professor alla Hochschule fur Bildende Kunste di Amburgo nel 1968. E' stato nominato senatore della Repubblica nel 1976.

  7. #7
    Tony79 (non attivo)
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    Ancora su Guttuso

    Renato Guttuso
    Bagheria (Palermo), 1912 - Roma, 1987
    pittore
    Giovanissimo frequenta la bottega di un decoratore di carretti . Alla fine degli anni Venti, mentre completa gli studi classici, entra a far pratica nello studio del futurista Pippo Rizzo . Dopo aver esposto alla I Quadriennale di Roma (1931) e in una collettiva alla Galleria del Milione di Milano (1932) abbandona gli studi universitarie si stabilisce a Roma (1933). Stringe rapporti di amicizia con Mafai, Pirandello, Cagli e Ziveri, che influenzano la sua pittura in senso "tonale". Nel 1935 partecipa alla II Quadriennale e nel 1936 alla Biennale di Venezia. Nel 1938 realizza il primo dipinto epico- popolare, La fuga dall'Etna, e tiene una personale alla Galleria della Cometa. Nel 1942 al Premio Bergamo, ottiene il secondo premio con la Crocifissione, aperta denuncia dei disastri provocati dal Regime. In questo periodo studia e reinterpreta le scattanti figurazioni del Picasso post-cubista e accentua la sua vena polemica verso le questioni sociali, svolgendo un ruolo fondamentale nell’evoluzione in senso "realista" della pittura italiana. Notevole anche la funzione di tramite tra gli ambienti romani e quelli milanesi legati a "Corrente". Inizialmente la sua azione in favore di una pittura impegnata si svolge all’interno della sinistra fascista che fa capo a Giuseppe Bottai e alla rivista "Primato". Negli anni di guerra accanto ad Antonello Trombadori e ad altri esponenti del Partito comunista, partecipa attivamente alla Resistenza. Comincia la serie dei Massacri (raccolti nel libro Gott mit uns). Nel 1947 aderisce al Fronte Nuovo delle Arti . Dagli anni Cinquanta è l’esponente principale di una corrente "realista", politicamente impegnata a fianco del P.C.I., e spesso polemicamente in lotta con le tendenze "formaliste" di molta arte astratta.

  8. #8
    Tony79 (non attivo)
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    Spero di esserti stato utile...

  9. #9
    Matricola FdT
    33 anni
    Iscrizione: 7/12/2004
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    Piaciuto: 0 volte

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    si tantissimo
    grazie a tutti!!!!1

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