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Informatica e informazione: mondi separati?

  1. #1
    Sempre più FdT
    Uomo 38 anni
    Iscrizione: 8/10/2004
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    Predefinito Informatica e informazione: mondi separati?

    Ecco un interessante articolo sulla facolstà di Informatica scritto dal direttore del Disco della Bicocca.

    Per molti giovani la carriera da informatico non è "glamour"

    GIORGIO DE MICHELIS
    UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI MILANO - BICOCCA
    L’onda di riflusso che ha già colpito duramente gli Stati Uniti e l’Inghilterra sta arrivando anche nell’Europa continentale e quindi in Italia: gli iscritti ai corsi di laurea in informatica e in ingegneria informatica hanno cominciato a calare in misura consistente. Sembra un fenomeno di follia o di stupidaggine collettiva, visto che sul piano mondiale - e l’Italia non fa eccezione - il settore informatico è quello che promette il maggior numero di posti di lavoro per i prossimi anni, Eppure avviene, e non è un fenomeno contingente, per ciò che rivelano tutti i dati dei Paesi anglosassoni che hanno visto scoppiare il fenomeno con qualche anno di anticipo.

    Dagli Stati Uniti ci arrivano anche le prime interpretazioni delle sue cause in un preoccupato dibattito tra gli addetti ai lavori. La tesi che raccoglie il maggiore consenso è quella che vede la causa del declino delle iscrizioni ai corsi di laurea in informatica e in ingegneria informatica nel fatto che questi ultimi sono privi di «sex-appeal». In estrema sintesi, si è focalizzata la didattica dell’informatica nella formazione dei programmatori, pensandoli come professionisti capaci di creare nuovi programmi per risolvere problemi complessi, ma i programmatori che la gente vede intorno a sé sono figure che scrivono righe di codice di scarso interesse, per di più rinchiusi in sottoscala privi di luce e lavorando senza orari per salari modesti.

    Insomma, l’informatica non attira i giovani: non promette carriere brillanti come economia o legge, non aiuta a capire il mondo come psicologia o filosofia, non è sexy e alla moda come scienze della comunicazione. E i giovani hanno più di qualche ragione per pensarla così, in particolare in Italia: il programmatore è infatti un risolutore di problemi, ma i problemi nuovi e originali sono ben pochi, per cui sempre meno inventa nuovi programmi e sempre più spesso si limita a istallare presso gli utenti (contestualizzandoli secondo procedure ormai ben definite) programmi standardizzati.

    E’ un lavoro difficile ma noioso, complicato ma non complesso, che non interessa e non può interessare.

    In Italia, inoltre, il declino delle iscrizioni amplifica un fenomeno già assai consistente, che è quello della progressiva dequalificazione della professione, sempre più popolata da persone che non hanno competenze specialistiche adeguate: fanno gli informatici laureati in qualunque disciplina scientifica e/o ingegneristica, ma anche in filosofia, lettere, psicologia e così via. Ne consegue che stiamo entrando in un pericoloso circolo vizioso: una professione dequalificata non attira studenti, alimentando così una sua ulteriore dequalificazione.

    E’ possible reagire a questa deriva? Io penso di sì. Si tratta di uscire dall’imbuto in cui noi informatici ci siamo cacciati per guardare alla nostra disciplina e alle professioni di cui essa è base, con occhi nuovi. Un buon punto di partenza può essere la società dell’informazione: l’opinione pubblica, come pure gli osservatori più attenti e i decisori più avvertiti, concordano nel ritenere che le società industriali siano nel pieno di un cambiamento epocale che ha nelle tecnologie dell’informazione e della comunicazione il suo motore.

    La società dell’informazione è appunto il nome che diamo alla società che sta prendendo forma e sono numerosi gli umanisti (psicologi e sociologi, ma anche filosofi e letterati) che cercano di interpretarne i lineamenti e anticiparne gli esiti. Ma la società dell’informazione non è un evento naturale, indipendente dagli esseri umani (peraltro, oggi, vediamo che anche i fenomeni naturali dipendono dai nostri compOrtamenti), ma il risultato della diffusione delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione, per cui la qualità di queste tecnologie diventa una questione decisiva.

    Quella che vediamo è una straordinaria sperimentazione di massa dell’innovazione, in cui tecnologie senza padre e senza padrini si affermano al di là delle previsioni degli analisti (Internet), imprese dominatrici del mercato devono annullare piani strategici su cui hanno investito ingenti risorse (IBM e Microsoft e la lista potrebbe continuare con le società del settore telefonico), utenti di diversa età e diversa cultura reinventano applicazioni, scoprendovi delle possibilità che non erano state prese in considerazione da chi le aveva create (il cellulare oppure il Web).



    Progettare le tecnologie per la società dell’informazione è insomma una sfida affascinante e pone problemi inediti, la cui complessità riflette la complessità crescente della società in cui viviamo. Gli informatici sono i candidati naturali per raccogliere questa sfida. Le università possono giocare un ruolo importante su questo terreno, orientando i loro corsi alla formazione di progettisti della società dell’informazione invece che di programmatori: persone con gli occhi aperti sul mondo e non cantinari frustrati.
    Articolo

    Cosa ne pensate? Gli stessi professori di informatica si stanno rendendo conto che il loro mondo si sta allontanando sempre più dalla cultura o anche dalla realtà in generale, riempiendosi di nerd che hanno sempre minori possibilità di successo in un mondo sì ipertecnologico, ma dominato non da chi sa parlare solo con le macchine, ma da chi sa gestire e controllare tutta questa informazione e rivolgerla alle persone. Nel nostro mondo, lo "Scienziato della comunicazione", con tutto il male che se ne dice, sta diventando un professionista più serio e sfruttabile dell'informatico da film americano.

  2. # ADS
     

  3. #2
    Can che dorme Wolverine
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    Quando poi ci si renderà conto che senza i "nerd" non si conclude nulla, allora forse si ricomincerà a lavorare sul serio.

    Tutti bravi a parlare e progettare, ma il programma non viene fuori per magia....è il "nerd" che te lo realizza.....senza di lui "te la fai in mano", come dicono dalle mie parti

  4. #3
    Overdose da FdT
    Uomo 35 anni
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    Quote Originariamente inviata da darkness_creature
    Quando poi ci si renderà conto che senza i "nerd" non si conclude nulla, allora forse si ricomincerà a lavorare sul serio.

    Tutti bravi a parlare e progettare, ma il programma non viene fuori per magia....è il "nerd" che te lo realizza.....senza di lui "te la fai in mano", come dicono dalle mie parti
    Quindi il nerd è una sorta di cesso umano?

  5. #4
    Rum e Cocaina Sally
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    perdonate l ot ma.. coso, che succede?

  6. #5
    Seestra? Yvette
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    Quote Originariamente inviata da Puff
    perdonate l ot ma.. coso, che succede?
    Penso che l'abbia messo come firma, altrimenti non me lo saprei spiegare

  7. #6
    0 1 1 2 3 5 8 13 21 34 55 Killuminato
    Uomo 42 anni da Modena
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    quando a hollywood o da quelle parti si farà una serie tv basati su ingegneri informatici questa tornerà di moda e le iscrizioni ritorneranno a crescere. Purtroppo siamo nell'era dell'immagine, per cui apparire è più importante di saper usare il cervello.
    Oltre a ciò credo che ci sia molta pigrizia tra i giovani dovuta al fatto che la maggior parte di noi grazie ai genitori ha avuto sicuramente una vita migliore rispetto ai nostri nonni.
    Concordo con questo articolo molto interessante!

  8. #7
    Sempre più FdT
    Uomo 38 anni
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    quando a hollywood o da quelle parti si farà una serie tv basati su ingegneri informatici questa tornerà di moda e le iscrizioni ritorneranno a crescere. Purtroppo siamo nell'era dell'immagine, per cui apparire è più importante di saper usare il cervello.
    Oltre a ciò credo che ci sia molta pigrizia tra i giovani dovuta al fatto che la maggior parte di noi grazie ai genitori ha avuto sicuramente una vita migliore rispetto ai nostri nonni.
    Concordo con questo articolo molto interessante!

    Il senso dell'articolo non era prendere di mira quelli che non si iscrivono a informatica perché non hanno voglia di fare studi seri, ma prendere di mira le stesse facoltà di informatica che offrono una preparazione sbagliata e hanno una fama pessima.
    Conosco ottimi professori universitari di informatica laureati in filosofia (le tanto bistrattate facoltà umanistiche), ma chi ha mai visto un laureato in informatica insegnare qualcosa che non appartenga strettamente al suo campo?
    Se proprio voglio passare la vita sui numeri, allora mi iscrivo a matematica o a fisica, dove almeno sgobbo, ma con i miei studi sarò associato all'idea di genialità, mentre con informatica sarò sempre e solo associato all'immagine di quei nerd da telefilm ciccioni e vestiti in un modo ridicolo che non vedono nulla al di fuori dello schermo.
    Che poi almeno una volta gli informatici erano dei mezzi matematici, ma ora gli esami più odiati a info sono proprio quelli di matematica, come per dire guai l'astrazione, voglio scrivere codice e basta.
    Guardacaso, un sacco di gente di informatica (i meno sfigati, presumo), non si iscriverà ad una laurea specialistica di informatica, ma di Teoria e Tecnologia della Comunicazione, che di fatto è scienze della comunicazione per informatici.
    Scusate se ho pregiudizi (anche troppi), ma non ne avevo prima di entrare in quella facoltà. Vi assicuro che lì intorno si vedono veramente pochi individui geniali e molti individui asociali.

  9. #8
    Can che dorme Wolverine
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    Come dicevo prima....anche tu, UriGeller, commetti quello che secondo me è un errore:

    a che serve parlare di astrazioni, sottoastrazioni, analisi, eccetera.....se poi non sai scrivere il codice?.....

    Il programma è fatto da RIGHE DI CODICE, non da astrazioni e concetti campati in aria....è CODICE. Senza il codice non concludi nulla. Il resto si può tutto imparare con la logica e l'esperienza. Ma scrivere un codice veloce, efficiente e con meno bug possibile è UN'ARTE, per come la vedo io che pure sono pochissimo ferrato in materia di programmazione

  10. #9
    Sempre più FdT
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    Quote Originariamente inviata da darkness_creature
    Come dicevo prima....anche tu, UriGeller, commetti quello che secondo me è un errore:

    a che serve parlare di astrazioni, sottoastrazioni, analisi, eccetera.....se poi non sai scrivere il codice?.....

    Il programma è fatto da RIGHE DI CODICE, non da astrazioni e concetti campati in aria....è CODICE. Senza il codice non concludi nulla. Il resto si può tutto imparare con la logica e l'esperienza. Ma scrivere un codice veloce, efficiente e con meno bug possibile è UN'ARTE, per come la vedo io che pure sono pochissimo ferrato in materia di programmazione
    Sei tu ceh commetti un gravissimo errore di punto di vista: non si può guardare all'uomo solo come a una specie di macchina che deve imparare a "funzionare" per fare un certo lavoro. Allora ai tempi dell'industrializzazione selvaggia, sarebbe stato giusto creare delle scuole dove non si insegnasse a leggere e scrivere, ma solo ad avvitare bulloni più velocemente possibile, perchè tanto "è quello che farete nella vita?".
    Leggi bene cosa dice il direttore del dipartimento di Informatica (uno che ci tiene e che se ne intende, penso): non si può fare un'università dove si impara solo a scrivere codice, perché la programmazione semplice è un lavoro paragonabile a quello di un operaio specializzato, non a quello di un laureato che (almeno in teoria, poi sapiamo com'è la realtà) dovrebbe aspirare a ruoli anche dirigenziali (per i quali i rapporti umani sono indispensabili). E' come se la massima prospettiva e aspiraizione di un ingegnere idraulico fosse quella di avvitare tubi e riparare rubinetti.
    Anche per fare il progettista software è necessario saper comunicare con le persone e capire come ragionano i non informatici: c'è un divertente libriccino di un professore americano che si chiede perché il software faccia schifo. Presenziando a concorsi di informatica e convegni Microsoft, il profesore ha notato come questi gruppi di progettisti-programmatori con carriere universitarie eccellenti presentassero con orgoglio progetti pazzeschi in termini di lavoro e risorse e completamene inutili dal punto di vista pratico, perché o risolvevano problemi che nessuno si pone o ne creavano addirittura di nuovi per chiunque non ragionasse come un computer.
    Potrei poi citare casi di esimi professori che rasentano il delirio...
    Insomma, lasciamo che il programmatore scriva il suo codice ottimizzato quanto vuole, ma che le cose le gestisca qualcuno capace di capire gli utenti e di comunicare con loro.

  11. #10
    Can che dorme Wolverine
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    Io non sto dicendo che sia inutile saper comunicare, anzi tutt'altro....dico solo però che è molto più difficile creare un codice tecnicamente buono per un programma progettato, che non imparare a spiccicare quattro parole ed analizzarlo tramite astrazioni......

    un ipotetico dirigente, di un gruppo di programmatori eh, che non sappia scrivere anche lui stesso del buon codice, è un cretino.....e se io fossi al posto dei suoi sottoposti, non avrei nessun rispetto per lui, dato che se non fosse competente non si dovrebbe manco permettere di darmi ordini che riguardino la MIA materia, materia di cui lui sa poco o niente (ponendo sia questo il caso, si intende).

    Il caso del software è diverso, almeno in certi punti, da quello per esempio di una normale industria che produce elettrodomestici....lì sono le macchine che fanno gran parte del lavoro e dunque agli operai non sono richieste grandi conoscenze.

    Nel software invece i programmatori devono avere LE PALLE QUADRATE per davvero, altrimenti il programma risultante sarà incredibilmente lento, poco compatibile e pieno di bug.

    Questo solo un programmatore può saperlo fare.....esattamente la categoria che implicitamente state disprezzando, che ve ne rendiate conto o no.

    Ho più volte litigato con i miei prof universitari, quando frequentavo Informatica, proprio per questa ragione.....troppe parole al vento e poca pratica.

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