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Il lupo
Il sol fardello mi spingea a pigiar lo tasto greve, ch'or m'offusca e i'l guardo. E postular sententiae e eclettissime allusioni a vossignori parea distrarmi dal sovente librario impegno.
E consequentia di cotal gesto i già la vedea in vostri onoratissimi volti e gentilissimo animo.
S'aperse, al sol respiro, la maniacal speme dell'esilio per il messo stesso aperse l'istessa tenzone. E vaneggiarono muse e cavalieri valorosi al tuono di corno e stridor di ferri e scintille, nel pigiar lo tanto amato tasto.
Così fu che lo giovin si perse, e nell'anmo suo si chiedea qual altra pena, reo esso stesso, avea da scontar nel profondo supplizio che è l'esilio da cotali terre.
Giungea la notte e s'apprese preso la sventurata sorte dello papero in metal guisa.
Il cadea per man della bestia, dell'orrore di cui è feconda la boscaglia alta e li monti antichi. Il cadea per man dello sacro lupo antico, chel destin e la speme governava a tal prezzo.
Fu così, con mirabil disprezzo, che arrivò il messo antico, la feroce belva, e con solo dito, scacciò dall'albero dei viri, lo papero stanco.
Il popolo si sorprese, allor, di ritrovarsi allegro, e balli e messe e canti di cor, veniron dallo strano ceppo, ch'ancor s'ode, pe l'impervia via, ciò che la massa unita, d'allor chiamò: Canzone della bestia antica. (ode in versetti giambici e quattro terzine al lupo)