Di Bacco, abbacchio e Venere / faccio buon uso, in genere
Taratatatàm, taratatatàm-tàm
rollano i tamburi come cannoni
dopo una pizza alle quattro stagioni
e patapìm e patapùm patapàm!
Vedi un po’ se non son le canne al vento
come un sapido brasato al Barolo.
Tienti la carne, io il vino mi scolo.
Pur ti cedo il cannabico fumento.
Che ci volete far, sono all’antica:
se quella naturale è sotto scacco
io cerco l’allegria nel cuor di Bacco
seppur con parsimonia da formica.
Non curo gli Ornellaia e i Sassicaia (*)
vini che fanno grasso chi li vende
- ma il prezzo l’acquirente irride e offende.
Per me, posson morire di vecchiaia.
Un buon bicchiere di rosso corposo
- non guasta se c’ha pure qualche annetto –
da soli o in compagnia, in cucina o a letto
rende solare anche un novembre uggioso.
Alzo perciò la coppa e anche il salame,
col pane casereccio cotto a legna
Ora sapete di che si droga gregna
per darvi il buonumor, con folli trame.
* moderni vini toscani dal costo proibitivo