Sono le 16:32, ho appena finito di prendere il mio cafè pomeridiano. Stavo guardando “Joan Of Arcadia”, una ragazza che incontra Dio. Che culo, anche io vorrei incontrarlo e poi so cazzi. Sto scrivendo in un foglio Word dato che questo pc di merda non fa altro che rivelarsi per ciò che è: una merda. Che sia dannato chi l’ha inventato! Oggi volevo parlarti delle parole, quelle che vanno in giro, che fanno il giro per le strade fino ad arrivare alle tue orecchie passando per la testa e per il cuore. Cosa sono le parole? Parole! Cose astratte. Eppure a volte non sembrano essere così astratte. A volte fanno male e a volte ti mettono in guai seri. Ma dico: perché si dicono le parole? Solo per dar aria alla bocca? Non ci si può mettere a bocca aperta affacciandosi ad un balcone? Così l’aria arriva lo stesso! Eppure ad una domanda così stupida non si riesce a trovare la risposta. “Io-dico-una-parola-per-esprimermi”. Ti sei espresso? Posso giudicare la tua espressione? “No. Non-si-giudicano-le-persone”. Che strano. Se non si giudicano le persone allora quando si parla a vanvera utilizzando “le proprie forme di espressione” si commette un reato morale. E se lo si fa notare, questo diventa doppio. Non solo impedisco di esprimerti, ma allo stesso momento mi giudici! Oh per Bacco! Che questo mondo non lo capisco, non era una cosa che avevo tenuto nascosto. Dunque: parliamo senza giudicare così non sopprimiamo né le espressioni né la propria suscettibilità. Ma ancora non ho capito una cosa: perché si parla giudicando, ma soprattutto, perché si parla a vanvera? E’ questa una forma di espressione? Ma per quale motivo? Non c’è gusto se le risposte le do solo e sempre io. Diventerebbe troppo un monologo e nessuno avrebbe motivo di leggere un monologo. Scrivete voi le risposte, così vediamo se sapete usare le parole nel modo giusto.