Il Pd insorge: «La Rai non è una torta da spartire»
di Maria Zegarelli «Io non ho fatto né farò mai telefonate con il governo». Di più: se Gianni Letta dovesse chiamare il segretario sarà impegnato in altre faccende. Dura la replica di Dario Franceschini sulla vicenda delle nomine Rai decise l’altro ieri a palazzo Grazioli, in casa del premier nonché patron della concorrenza alla tv di Stato. Quella delle caselle Rai da riempire, dice il segretario Pd, «è una materia di competenza del Cda Rai che deve decidere, le scelte si fanno lì non a casa del premier. Non è una torta da spartire, ma il sistema pubblico televisivo».
Cda Rai e Cda maggioranza
Non la pensa proprio così il presidente del Consiglio, che ormai non distingue più tra Rai e Mediaset, casa sua e Palazzo Chigi, Cda Rai e «Cda maggioranza». Ieri durante la settima - settima - visita a l’Aquila ha precisato che quello svoltosi con Maroni, Calderoli, Cicchitto, Bocchino, Gasparri, Quagliariello, Ronchi, Romano e Brancher a Palazzo Grazioli non era un vertice, ma «una colazione di lavoro». Che si è svolta a Palazzo Grazioli perché «il presidente Berlusconi ha un grande senso del denaro pubblico. E spesso non lavora a Palazzo Chigi perché gli capita di fare telefonate che non sono propriamente della Presidenza del Consiglio e non si sente di impiegare i soldi pubblici per cose che non siano relative al servizio pubblico che lui svolge». E chissà se tra le telefonate fatte dal presidente risparmiatore, in quanto capo politico ci sia finita anche quella diretta al Dg Mauro Masi, per discutere proprio delle poltrone di Tg e reti pubbliche. Poco importa se non dovrebbe essere di competenza nè del premier né del leader del Pdl.
Le poltrone
Il quadro delineato l’altro giorno - su indiscrezioni fatte filtrare dagli ospiti del vertice - era grosso modo questo: Clemente Mimun dal Tg5 al tg1; Mauro Mazza a Raiuno; Mario Orfeo (o Augusto Minzolini) al Tg2; Antonio Caprarica al Tg 3 (ma nella rosa anche Bianca Berlinguer) Piero Vigorelli alle testate regionali del Tg3 (l’anno prossimo ci saranno le elezioni regionali e Vigorelli è una garanzia); Carlo Rossella in forse a Rai Fiction; Antonio Di Bella alla direzione di Rai 3, Belpietro al Tg5, mentre per la direzione di Raidue Susanna Petruni o Ida Colucci come vice (molto sponsorizzata da Paolo Bonaiuti). Certo, c’è chi può finire al tg anziché al tg1, a Raiuno, anziché Raidue, ma sarebbero dettagli. Tutto smentito ieri da Berlusconi ( Masi tace): «I nomi che circolano per le nomine alla Rai sono infondati. Le cose che sono state scritte non corrispondono affatto a quello di cui si è fuggevolmente parlato. Le nomine degli enti si faranno e il presidente del Consiglio ha suggerito di non farle a spizzichi e bocconi». I nomi che verranno fuori, ha assicurato - ammettendo di sapere bene quali saranno - sono altri, non quelli circolati finora. Facce nuove. Un’aria, possibilmente, più consona ai desiderata di Palazzo Chigi.
L’amarezza del premier
C’è grande amarezza, infatti, presso la presidenza del Consiglio, per come i media italiani raccontano l’Italia. Il premier si è sfogato, tra i terremoti: «Questa mattina mi è arrivata una nota da parte del ministero degli Esteri dove si mostrava l’apprezzamento sui capi di governo dei maggiori paesi dell’Occidente. L’apprezzamento che mi riguarda personalmente è pari al 73,5%, di gran lunga superiore a quello degli altri primi ministri, ma se si vedono i media italiani si ha un’impressione diversa». Colpa del fatto «che il mondo della stampa italiana non rappresenta quella che è l’Italia di oggi». Rappresenta un’altra Italia, «non quella attuale vicina al presidente del Consiglio, che si riconosce nell’azione di governo e del premier». «Se continuano i vertici privati per designare i dirigenti Rai - dice Franco Merlo, Pd, della Vigilanza Rai - gli italiani capirebbero una cosa sola, e cioè che la destra tutta, e non solo qualche spicchio, si farebbe interprete di una concezione organicamente proprietaria ed esclusiva del servizio pubblico. Persino una pessima legge come la Gasparri non prevede questa grave e pericolosa degenerazione».
19 aprile 2009