Il lefebvriano amico di Bossi: «Le camere a gas?
Servirono per disinfettare»
Non c'è solo mons. Richard Williamson a negare l'esistenza delle camere a gas e a mettere in dubbio l'Olocausto: un altro sacerdote appartenente alla Fraternità di San Pio X, don Floriano Abrahamowicz capo della comunità lefebvriana di Treviso, in Italia, ha detto le stesse cose del vescovo scismatico britannico al quotidiano «La Tribuna di Treviso». Don Abrahamowicz, fra l'altro, ha celebrato il 15 settembre 2007 la messa in latino a Lanzago di Silea per il leader della Lega Nord Umberto Bossi, interviene spesso su "Radio Padania Libera" e celebra le messe dell’associazione "Padania Cristiana", presieduta dall’eurodeputato Mario Borghezio.
«Io so che le camere a gas - ha detto il sacerdote - sono esistite almeno per disinfettare, ma non so dirle se abbiano fatto morti oppure no, perché non ho approfondito la questione. So che, accanto a una versione ufficiale, esiste un'altra versione basata sulle osservazioni dei primi tecnici alleati che sono entrati nei campi».
In quanto al numero dei morti della Shoah, sul quale pure Williamson aveva una propria teoria, don Abrahamowicz ha affermato: «No, non metto in dubbio i numeri. Le vittime potevano essere anche più di 6 milioni. Anche nel mondo ebraico le cifre hanno un valore simbolico. Papa Ratzinger dice che anche una sola persona uccisa ingiustamente è troppo, è come dire che uno è uguale a 6 milioni. Andare a parlare di cifre non cambia niente rispetto all'essenza del genocidio, che è sempre un'esagerazione».
Quindi il prete lefebvriano ha precisato: «I numeri derivano da quello che il capo della comunità ebraica tedesca disse agli angloamericani subito dopo la liberazione. Nella foga ha sparato un cifra. Ma come poteva sapere? Per lui la questione importante era che queste vittime sono state uccise ingiustamente per motivi religiosi. La critica che si può fare al modo in cui in cui viene gestita la tragedia dell'Olocausto sta nel dare ad essa una supremazia in confronto ad altri genocidi».
29 gennaio 2009