Mi sono imbattuto in questo articolo attraverso una mailing list.
Non ho mai idolatrato il regime cubano e continuerò a non farlo.
Fatico anche a definirlo autenticamente comunista, perchè secondo il progetto di Marx l'ultima tappa che si sarebbe dovuta raggiungere era quella dell'anarchia; in realtà la fase dittatoriale si è incancrenita, e questo in tutte le realtà in cui si è cercato di realizzare una società comunista
I crimini del regime comunista di Fidel
di Stefania Lapenna - 25 luglio 2006
Coloro che conoscono la realtà cubana sanno che il 13 Luglio del 1994 passerà alla storia come la data in cui fu compiuto uno dei tanti crimini del regime comunista di Fidel Castro. Era una mattina soleggiata e calda come tutte le altre nell'isola caraibica. Un gruppo di 71 cubani salpò dal porto dell'Avana a bordo di una imbarcazione di legno costruita a mano, battezzata con il nome di "13 de Marzo". Direzione, come per tutte le migliaia di persone che fuggono da Cuba via mare: la Florida. I profughi non fecero a tempo a superare il tratto di mare appartenente al territorio cubano, che vennero accerchiati dalle motovedette della Guardia Costiera cubana, le quali cominciarono a sparare acqua sull'imbarcazione, colpendo varie volte le persone a bordo. I sicari del regime non si fermarono neanche sentendo le grida disperate di donne e bambini presenti nella barca. Alla fine, l'inondazione che affondò l'imbarcazione uccise 41 persone, tra cui donne e bambini tra i 2 ed i 6 anni.
Il 13 luglio dello scorso anno, alcuni parenti delle vittime, vari sopravvissuti e attivisti per i diritti umani,decisero coraggiosamente di inscenare una manifestazione pacifica all'Avana. Durante la manifestazione, furono consegnati volantini alla gente nel quale si spiegava cosa successe quel tragico giorno. Dopodichè, al grido di «Giustizia per le vittime dell'affondamento dell'imbarcazione 13 de Marzo», gli attivisti si erano recati nel lungomare della capitale cubana, per lanciare fiori nel mare, leggendo i nomi delle vittime, davanti a decine di cubani seduti nella banchina del porto del Malecòn. Subito dopo aver parlato con la stampa internazionale accreditata nell'isola, gli attivisti sono stati raggiunti da un centinaio di militanti del partito comunista, guidati da agenti della polizia politica in borghese. Subito sono cominciati gli insulti, tra i quali «svenditori della patria», «contro-rivoluzionari», eccetera. Al grido di «la strada è di Fidel» e «Fidel è presente», i comunisti hanno costretto gli attivisti a salire su una camionetta, che li ha condotti ad un'unità di polizia.
Da allora, molti di loro giacciono in carcere senza che gli sia stata formulata alcuna accusa.Ma sopratutto, da quel giorno è cominciata la seconda ondata repressiva dopo quella che nel Marzo del 2003 portò in carcere 75 tra giornalisti indipendenti e attivisti per i diritti umani. Repressione che continua ancora oggi, fatta di «atti di ripudio» di fronte alle case degli attivisti di movimenti dissidenti, simili a quelli contro gli attivisti del 13 Luglio dell'anno scorso. Repressione fatta anche di minacce di morte da parte della polizia politica e dei militanti del partito comunista. Anche in questi giorni vengono arrestati attivisti e vengono organizzati atti di terrorismo di Stato anche contro persone anziane, madri di dissidenti.
Nonostante la repressione sia in aumento, i più di 300 movimenti e partiti oppositori stanno incrementando le loro attività, consistenti - tra le altre cose - nel comunicare con la popolazione, distribuire materiale considerato sovversivo dal regime (come la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani), aprire nuove biblioteche alternative, in aggiunta alle 100 già esistenti e convocare assemblee con lo scopo di cercare la necessaria unità delle forze d'opposizione per intensificare la lotta contro il regime comunista. Forse pochi lo sanno, ma ormai i cubani stanno perdendo la paura di esprimere il proprio malcontento generale nei confronti di Castro. La vita quotidiana nell'isola è pessima: non ci sono medici, perchè vengono inviati all'estero. Non ci sono medicine, che però sono a disposizione dei turisti e dei pochi privilegiati del sistema. I cubani che, per sopravvivere, sono costretti a fare i venditori ambulanti, vengono multati con multe che solo un ricco può pagare. I black-out sono settimanali, l'acqua manca e quella che c'è non è quasi mai potabile. Il cibo scarseggia e quel poco che i cubani possono comprare attraverso la tessera di razionamento è di pessima qualità, spesso provocando epidemie ed infezioni. Tutto questo spinge molti cubani a scappare, e quelli che non possono scappare criticano il regime ed addirittura molti si uniscono ai gruppi oppositori.
Insomma, a Cuba è cominciata la transizione. Una transizione fatta e voluta dalla gente comune. Molti a Cuba sono convinti che il regime castrista non sopravviverà alla morte di Castro, che alcuni non vedono poi tanto lontana. Questa ipotesi è avvalorata dal fatto che tuttora gli stessi componenti del regime si chiedono se davvero Raul, il fratello del dittatore, potrà mantenere in vita il sistema comunista, perchè esso è sempre stato incentrato nella figura di Fidel Castro. Una cosa è certa: saranno i cubani stessi che non permetteranno alla rivoluzione di sopravvivere. Il giorno in cui verranno indette elezioni libere e democratiche sarà il giorno in cui si potrà finalmente fare giustizia per i tanti crimini castristi, tra i quali il massacro dei profughi del 13 de Marzo.