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Italpetroli-UniCredit

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    Italpetroli-UniCredit
    Il giorno della verità
    Mercoledì, alle 12, collegio arbitrale sul debito di 325 mln dell'ammiraglia di casa Sensi e l'istituto. Stretto riserbo su un eventuale accordo, sul quale si lavorerà fino all'ultimo

    di MATTEO PINCI







    ROMA - Il tempo delle parole è finito. Domani, ore 12, si riunirà il collegio arbitrale per discutere la contesa tra Italpetroli e UniCredit (azionista al 49% della holding), sul debito di 325 milioni dell'ammiraglia di casa Sensi nei confronti dell'istituto. Nello studio del presidente del collegio Cesare Ruperto, oltre agli arbitri di parte Romano Vaccarella (Italpetroli) ed Enrico Gabrielli (UniCredit), saranno presenti anche Rosella Sensi, presidente anche di As Roma, e Piergiorgio Peluso, numero due della banca, accompagnati dai rispettivi legali, Agostino Gambino e Francesco Carbonetti.

    ACCORDO O ARBITRATO - La prima udienza del 4 giugno si è conclusa con il rinvio per consentire alle parti di cercare un accordo. Accordo su cui si è lavorato e si lavora, ma su cui entrambe mantengono il più stretto riserbo. UniCredit rinuncerebbe al credito in cambio di una dismissione ordinata degli asset di Italpetroli, compresa la Roma, che non passi necessariamente per l'attribuzione della proprietà della holding. La banca lascerebbe alla famiglia alcune proprietà immobiliari come Villa Pacelli. I tentativi di raggiungere un'intesa continuano e ogni ora sembra avvicinare le parti. Al termine della seduta arbitrale di domani, però, senza una stretta di mano si darebbe il via all'arbitrato che, in ogni caso, non si protrarrà oltre il 31 luglio.

    Una conciliazione potrebbe arrivare anche dopo l'inizio della contesa, trasformando l'eventuale accordo in lodo arbitrale.
    In quel caso, però, UniCredit non sarebbe disposta a discutere sulla base delle condizioni proposte in queste ore. La rinuncia della famiglia Sensi a un accordo verrebbe letta come un segnale forte, magari sulla spinta dell'approvazione (con riserva) del bilancio da parte dei revisori, condizionata alla vendita di alcuni asset (si parla di alcuni depositi petroliferi). Intanto Dagospia, sito di gossip e anticipazioni, annuncia: "Domani finisce l'impero dei Sensi", specificando come la Roma e gli altri asset passeranno a Unicredit in attesa di un acquirente mentre a Rosella resterà Villa Pacelli e la presidenza del club fino alla cessione. Scenario più che verosimile. Ma è ancora presto per gli addii.

    MANAGER - Nelle ultime ore è circolata la voce, diffusa dall'agenzia Mf Dow Jones, di una possibile nomina, in caso di accordo tra le parti, di un manager indipendente in grado di gestire la dismissione degli asset in tempi e modalità decise da Unicredit. Che, dunque, non si occuperebbe della gestione delle società (tra cui la Roma) da dismettere in qualità di amministratore. Una sorta di funzionario a cui affidare il lavoro tecnico, conseguenza di un accordo su cui si sta lavorando ma ancora tutto da definire.

    INCONTRO PER BURDISSO - Se per l'udienza arbitrale bisognerà attendere fino a domani, oggi a Milano è andato in scena il (doppio, prima di mattina, poi il pomeriggio) vertice tra Hidalgo, agente di Burdisso, e l'Inter, rappresentata dal direttore tecnico Branca. Lunedì toccherà a Roma e Inter parlare del riscatto del giocatore, per il quale i nerazzurri, potendo contare anche su un interesse del Manchester City, presentato oggi anche al manager dell'argentino, non faranno sconti. Il club milanese è stanco di una società che, per dirla con le parole usate da Mourinho, "piange perché non ha soldi quando deve comprare, ma se le chiedi un giocatore dice no". La Roma attende di conoscere le richieste: Pradè potrebbe vedere giovedì a Milano Hidalgo. I due non parleranno di Clemente Rodriguez, offerto ai giallorossi ma extracomunitario (la Roma ha occupato il posto a disposizione con Adriano). "Ribadisco la volontà del giocatore di rimanere alla Roma - assicura Hidalgo - ma l'Inter avanza le sue giuste ed opportune pretese". Richieste e pretese che potrebbero tradursi in una cifra intorno agli 8-9 milioni. Tanto, troppo forse. "Non dovesse esserci l'accordo Nicolas tornerebbe di buon grado all'Inter", il pensiero-minaccia del manager. "Sarà una trattativa lunga, serviranno mesi", la convinzione dei dirigenti romanisti. C'è da scommetterci. (22 giugno 2010)

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