I rapper italiani guidano la “rivoluzione”
Che i rapper abbiano da sempre manifestato rigurgiti contro il sistema e la società è cosa risaputa, ma ciò che desta maggiore attenzione è senz’altro il passaggio di tale linguaggio dall’underground al commerciale, ossia dalla nicchia alla grande distribuzione portando le flotte di giovani a non cantare solo quanto è bello l’amore ma anche quanto non è bello il sistema Italia.
Anche se molti pensano a pure strategie di marketing, c’è comunque da sottolineare l’interesse dilagante verso i fatti che riguardano il nostro paese, e se il rap è ormai il linguaggio che masticano le nuove generazioni, vuol dire che “attraverso i loro megafoni” un disagio c’è. Sicuramente le vicende degli ultimi mesi che riguardano la politica sono causa della nascita di questi sentimenti comunitari “rivoluzionari” che trovano casa nel web e nella musica, una sorta di sfogo sociale, ormai non solo più giovanile, che punta il dito contro la classe dirigente avvisandola: “Ti teniamo sott’occhio!”.
Non sappiamo se le istituzioni siano intimorite da tali fenomeni o se hanno ben compreso il loro potenziale, sicuramente i giovani hanno trovato una piazza dove parlare liberamente e dove possono selezionare i loro leader direttamente con un click (altro che porcellum, ndr). I rapper che scelgono la protesta come live motive sono ormai davvero in molti tra noti e meno noti e c’è chi usa questa arma proprio come trampolino per farsi conoscere al grande pubblico come il caso di FEDEZ o i più recenti SAYDO. Insomma i rapper italiani non sono certo paragonabili alla figura dei nostri rappresentanti nelle istituzioni, ma sicuramente potrebbero insegnare loro qualcosa sul campo della comunicazione di massa.


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