La legge anti-pirateria nota come Hadopi o legge dei "tre schiaffi" è operativa. E si segnalano le prime denunce CLAUDIO LEONARDI In Francia fa il suo debutto la legge "Creation et Internet" contro la pirateria online, meglio nota come Hadopi, o, con espressione più colorita, dei tre schiaffi. Ci sono voluti tre anni perché, tra iter parlamentari e inciampi legali, il provvedimento fortemente voluto dal governo e dall'UMP, il parito del presidente Sarkozy, e contestato dall'opposizione, divenisse operativo.
Ora che anche le obiezioni sollevate un anno fa dalla corte costituzionale sembrano superate, l'Hadopi (acronimo che sta per Alta Autorità per la Diffusione delle Opere e la Protezione dei Diritti su Internet) ha assunto tutte le sue competenze. Tra esse ci sono l'invio di due avvisi preliminari a chi sia colto a scaricare materiale protetto da copyright illegalmente e, nel caso il colpevole non desistesse, l'assegnazione delle sanzioni previste.
Proprio in queste ore, numerosi siti segnalano che l'istituzione francese ha già cominciato a distribuire i primi "cartellini gialli". La legge, piuttosto complessa, distingue due gradi di reato: il "trafficante" occasionale, che fa scambio di qualche film o canzone, e chi, invece, ha messo in piedi una lucrosa industria criminale. Nel primo caso, è prevista la sospensione della connessione a Internet fino a un mese e una possibile multa di 1.500 euro. Nel secondo, si parla di una interruzione di un anno del collegamento, tre anni di prigione e sanzioni economiche fino a 300 mila euro.
La domanda che in Francia si pongono, aldilà delle obiezioni ideologiche, riguarda l'efficacia della legge nell'arginare il fenomeno multiforme e sfuggente della pirateria. Intervistata dal quotidiano Le Monde, la consigliera di Stato Mireille Imbert-Quaretta, membro della commissione dell'Hadopi insieme ad altri due magistrati, non esita a definire arduo il compito suo e dei suoi colleghi. Ma l'Hadopi sarà solamente l'ultimo anello in una lunga catene di competenze che porta dall'individuazione del reato alla sanzione del colpevole. All'origine della catena ci sono, infatti, cinque società impegnate nella raccolta dei diritti d'autore, tra cui la Sacem, una sorta di Siae francese.
Queste segnalano a una società delegata i dati delle opere che desiderano tutelare in rete, perché sia individuato chi le fa circolare illegalmente tramite eMule, BitTorrent o altri programmi per lo scambio di file p2p. Una volta ottenuto l'indirizzo IP del colpevole, questo deve essere trasmesso da Sacem e soci entro 48 ore ai magistrati dell'Hadopi, che, con l'aiuto degli agenti di polizia, ottengono dai provider i nomi delle persone a cui quell'IP è associato. A quel punto, le cifre anonime dell'indirizzo corrispondono finalmente a una persona, che in molti casi potrebbe non essere il diretto responsabile del reato. I più giovani, infatti, navigano e scaricano file solitamente sulla rete intestata a mamma e papà, ed è proprio sui genitori, tradizionalmente più responsabili, che l'Hadopi conta per ottenere il risultato desiderato senza passare per l'intera macchinosa trafila degli avvisi e, infine, per la sanzione.
Su Internet, però, sono già sorti e insorti centinaia di siti che, non solo contestano la legge, ma spiegano come fare a ingannarla. E' Le Monde stessa a denunciare che, se si effettua una ricerca su Google usando come parola chiave "Hadopi", il primo risultato non sarà il sito ufficiale dell'autorità francese, ma una pagina di suggerimenti per eludere la legge. Sistemi di cifratura, proxy server, VPN: c'è tutto l'armamentario per riuscire a navigare in sicuro anonimato, nascondendo il proprio IP alle autorità.
Il governo francese e i partiti che lo sostengono, tuttavia, sembrano intenzionati a proseguire la loro battaglia sul tema della proprietà intellettuale, e non solo in casa propria. Il Parlamento europeo si è pronunciato mercoledì scorso a favore di un rapporto redatto dalla parlamentare francese Marielle Gallo (dell'UMP), che promuove iniziative in difesa del diritto d'autore. Secondo la Gallo, l'obiettivo del rapporto era “mettere sul tavolo della discussione il dibattito attorno alla pirateria online, per una valutazione urgente, anche se attenta”.
Il documento si pronunciava, in particolare, a sostegno degli accordi in materia riuniti sotto la sigla Acta, ancora in fase di discussione, a porte chiuse, tra USA, Giappone, Canada e 27 Paesi dell'Unione. Sul rapporto sono piovute critiche e polemiche, sollevate dal partito dei Pirati, che ha una piccola rappresentanza nel parlamento europeo, e dalle associazioni di difesa della libertà in rete. Polemiche che, sappiamo già, non mancheranno anche quando l'Hadopi dalle denunce passerà alle sanzioni per chi scarica illegalmente dal web.
fonte: In Francia parte la legge anti P2p - LASTAMPA.it