Esiste, non lontano da qui un grande prato verde. Non è ora la sua stagione migliore, quando l'erba è frasca, tenera e turgida e puoi sentirne il rumore sotto le scarpe. In quella stagione i suoi colori sono vividi e abbagliante e puoi scorgerlo con lo sguardo da molto lontano, in mezzo alla città. Ci sono molti fiori soprattutto in quella zona dove l'ombra scende presto. E' il luogo preferito di anime dolci, di poeti smarriti, di fanciulle vestite d'inverno, di cani sdraiati al sole, di nonne coi gomitoli di lana, di biciclette, arcobaleni e farfalle.
Una farfalla, fra tutte la più bella ritorna sempre a posarsi sui suoi fiori. Racconta loro del mondo, delle cose che vede dall'alto, del vento, della ciminiera che inquina l'aria e di palloncini sfuggiti alle mani dei bimbi; delle strade piene di macchine, di mendicanti agli angoli della via.
C'è un fiore in particolare che lei ama più degli altri, perché è il primo a sentirla arrivare e subito gira verso di lei la sua corolla riservandole il nettare più dolce. Anche lui la ama tanto perché sa raccontare le cose come nessuno, perché è fragile e bellissima, vestita di azzurro e giallo, di rosso e blunotte. Perché sa riposarsi fra i suoi petali abbandonandosi completamente, morbida e senza paura.
Un giorno il vento, che viene e va come e dove vuole trasporta un piccolo pezzetto di carta colorato rosso arancio, probabilmente niente più di un biglietto d'autobus.
Quel giorno la farfalla arrivando nel prato lo vede e ne è subito attratta e se ne innamora perdutamente. Non sa capire perché ma non riesce più a staccarsi da lui, non riesce più a lasciarlo. Gli racconta delle sue storie e dei suoi viaggi ma non sa più viaggiare, del vento e della ciminiera ma non sa più vederli perché è sempre con lui che non sa darle niente, ma lei non se ne accorge, riesce solo a vedere i suoi colori e ipnotizzata non vorrebbe lasciarlo mai.
Il fiore è tristee non sa spiegarsi perché la sua farfalla non si renda conto che non c'è vita; quel biglietto d'autobus non può dare niente e non sa che farsene dell'amata farfalla che poco a poco sta diventando di carta, che non sa più volare sui fiori. Vorrebbe fare qualcosa, attirarla con profumi e sapori ma tutto è inutile e cerca di dimenticarla.
Un giorno il vento, che viene e va come e dove vuole, con una folata porta via, appena un pò più in là il biglietto d'autobus. Cadendo e fluttuando leggero nell'aria come una foglia secca il biglietto si posa di nuovo a terra, vicino ai fiori, scoprendo l'altra faccia grigia e ormai putrida, di muffa e umidità.
La farfalla si sente perduta e all'improvviso si rende conto di quanto sciocca fosse stata per tutto quel tempo. Di quanto avesse fatto soffrire i suoi amici fiori, il suo amato fiore; piange forte e cerca di nascondersi, di sparire, di morire.
Il fiore la sente e subito scopre di amarla ancora tanto, malgrado tutto e di volerla di nuovo fra i suoi petali. Con la corolla, con tutta la sua forza si china a salutarla inondandola del suo polline. Un battito d'ali e la farfalla è di nuovo a casa, spargendo sul prato la sua colorata vita.