Oppure c'era quella volta, col Maresciallo dei Carabinieri.
Era una domenica mattina soleggiata, stupenda, che chiudeva una di quelle settimane di pioggia cosi terribili da farti apparire l’odiosa routine, se non altro come un posto in cui ripararsi dall’acqua; anche se poi gli schizzi di fango t’arrivano uguale.
Quella domenica era bella e improvvisa, l’allegretto della sinfonia settimanale, la melodiola che sveglia anche i profani intorpiditi dall’inedia, quelli che, alla musica della vita, c’hanno ormai rinunciato che tanto è roba per chi c’ha tempo e soldi da buttarci.
Ma l’allegretto piace a tutti, lo riconoscono tutti, è la parte che poi si fa jingle in onore delle biemmevvù e delle mercedes. Quello che ti fa fare bella figura in società e ti fa dire “è la Cavalcata delle Valchirie questa! Non conosci la Cavalcata delle Valchirie? Ahh! Povero Weber! Si starà rivoltando nella tomba!”.
Insomma, era una domenica allegretta. Ma non per me che lavoravo e morivo un po’ dentro.
Scesi e spalancai il portone che dava sul grosso piazzale sanpietrinato. Anche i piccioni si esibivano in formazione ridotta. Cercavo un coglione al quale sfuggiva il significato della criptica indicazione consistente nelle parole “citofonare interno 6”, ma non lo trovai. Probabilmente era ancora fermo col programma alla parola “civico”.
Al suo posto però trovai un ometto calvo, rubicondo e con un paio di Ray-ban da edizione limitata centenario dei Chips. Roba davvero dell’altro mondo.
L’esemplare dietro la montatura d’oro che, son sicuro, Snoop Dog definirebbe “oltremodo pacchiana”, si sbraccio appena vide apparire un altro essere umano da quel portone che, lo intuii subito, gli sbarrava la via per il posto dove doveva andare. Probabilmente Dallas, Casablanca o la Love boat.
Affannato mi espose il suo problema; aveva un numero di cellulare al quale probabilmente rispondeva una scimmietta ammaestrata la quale, nonostante il pollice opponibile e la buona volontà, non riusciva ad indicare al pover’uomo, che solo dopo m’accorsi si fregiava di una spilla d’oro raffigurante l’emblema dell’arma, il palazzone in cui doveva citofonare.
Fu cosi che presi a cuore la sua causa. D’altronde era anche grazie a lui se ora le freeway di Los Angeles erano un posto più sicuro; era il caso che la comunità estinguesse in parte il debito.
Il problema non si risolse, ma chiacchierammo per qualche minuto e a lui questo bastò per attribuirmi il titolo nobiliare di “Gran brava persona” nonché insignirmi di una laurea ad honorem in una qualsivoglia disciplina. Sarà forse perché dopo la quarta telefonata alla scimmia in cinque minuti, dire che c’era anche un “dottore” con lui ad esaminare il caso accreditava la sua tesi che, beninteso, non capii mai con esattezza quale fosse.
Arrivato a quel punto, mi esaltai e decisi di sedurlo. Quell’allegretto di domenica era troppo bello e improvviso per non romanzare un po’. Dovevo rendere più romantico quel personaggio scialbo in giacca di velluto a coste gualcita che era la mia persona. Cosi, usci fuori il fatto che io ero volontario dei vigili del fuoco. Di solito non me ne vanto eh, anche perché non è vero, ma tra gente di divisa si crea sempre un certo cameratismo e io, volevo arrivare a chiedergli di farmi fare un giro con quegli occhiali.
Ma l’essere pompiere non giustificava la giacca gualcita, e allora aggiunsi che ero anche giornalista.
Non prendetemi per un bugiardaccio, sono più un agricoltore. Vedetemi come un seminatore di fantasia.
Buttando quel seme nel suo cervello, sicuramente il Maresciallo a un paio di passi di marcia dalla pensione, si sarà immaginato questo eroico ragazzotto, che dopo aver salvato gatti e pulzelle, subito correva a casa e, indossato il suo berretto da giornalista, tosto si ingobbiva sulla sua “lettera 22” a scrivere un articolo, chissà, magari proprio su di un baldo carabiniere, che quella è un arma benedetta, che tanto ha fatto per l’Italia e che, ne avessimo avuti di giornalisti cosi nel ’68, miseriaccia.
O forse no, forse nella sua esperienza aveva imparato che Reggimonti, non era un cognome da caporeparto dei VVF; ma io che ci potevo fare, reggevo il portone, quella domenica l’avrei voluta passare ai monti e il resto si scrisse da se.