Una capra dal labbro leporino
lancia fiori al passaggio di Dio
Dalla piazza si leva un brusio
“Quella croce uncinò l’imbianchino!”
I succinti cantori dell’oppio
dalle pipe traevano lampi
Un Rimbaud con la crema di scampi
il motore incitava allo scoppio.
Robespierre tagliuzzava le unghiette
ai clienti del bar di Danton
Diderot disdegnava il bon-ton
ostentando le mariantoniette
S’era rotto di vender’ encì
clopedie per saccenti borghesi
Rivendeva lumini già accesi
per segnare il cammino ai maudit.
Ma nel mentre che il ventre a Parigi
si strafoga in un gorgo di zola
c’è una bestia che umana si scola
filuferru nel solco di Aligi.
Uno spazzacamin detto Pier
nella cappa dal jey s’introduce
In ‘camino di ferro’ traduce
dove scritto sta ‘chemin de fer’.
Dal camino sgorgavan faville
che impicciavano l’estro ai piccioni
Garibaldi scriveva canzoni
che cantava col Coro dei Mille.
Or’ Anita or’ Aida cantava
“Viva Verdi!” e l’Italia si univa
Oggidì devastata dall’Iva
più di Roma non vuol esser schiava.
“Poti! Poti!” facea la Torpedo
blu di Gaber andando a morose.
Poi s’è uccisa con un’overdose
di cobalto rubato a Toledo.
L’esser nato in Italia per Gaber
fu una botta di culo o purtroppo.
S’ingoiò quell’amaro sciroppo
perché, dai, c’era nato anche Faber.
Va’ pensiero sull’ali d’orate
ove un tempo il Giordano era Bruno
Oggi è Franco ed ignora Unamuno
Mangia spigole con le patate.