A volte, quando il sonno tarda e stenta
a trovar la retta via
che lo porta a casa mia
mollo il letto e vò in cucina a far polenta.
Questo menare così cadenzato
m’intorpidisce il neurone
gli fa un po’ da biberone
e l’animo mio si sente cullato.
Schivando che mi ustionino gli schizzi
di farina incandescente,
mi s’illumina la mente
mi scoppiettan nel cuore lazzi e frizzi.
M’accade come già a quell’omarino
che si chiamava Leopardi
cui impedivano gli sguardi
la siepe e il colle, col greco e il latino.
Venutami così l’ispirazione
mi cimento nel poetare
vale a dir nel cementare
le mie stanche membra con il lettòne.
La poesia, sublime arte - e indiscussa
va sull’internazionale
e mi sforna un madrigale
in lingua a pochi amica, perché russa.