Forse sto sognando. Eppure è così vero. Così reale. No non è un sogno.
Sì, è un sogno, uno di quegli incubi tentatori.
Solo che ora l'"incubo" è realtà.
O forse, Penelope, non è un incubo? Forse è il sogno che hai fatto così a lungo? Non si è forse la tua virtù classica, macchiata di peccato?
E forse, Penelope, ne sei anche felice.
Non lo ammetterai.
La tentazione è ancora lì. Senza veli e senza volto. Come l'incubo più bello che la virtù potesse fare.
verrò punita?
Le lacrime scendono lente dal volto di Penelope, e macchiano un sorriso.
Il peccato dorme. Ha l'aria beata di chi ha compiuto il suo dovere, di chi è felice, di chi ha vinto, di chi ha trovato una casa asciutta e un letto caldo.
Penelope lo osserva, e piange.
L'amore è lontano, l'amore l'ha messa in gabbia, la tela è finita.
Il peccato l'ha vista ormai terminata, il volto della virtù è libero da attese e aspettative.
Sono sporca?
Sono impura?
...sono felice?
Il peccato è lì, la mela è stata morsa, consumata in ogni centimetro.
Il suo profumo è lì, sulla pelle della fedeltà pura.
Penelope ha ceduto.
Niente rabbia, niente lacrime, un sorriso.
La virtù, prima di sposare la tentazione, non conosceva la purezza dell'amore.
L'amore passione.
L'amore spirito.
L'amore carne.
Penelope non lo conosceva affatto.
ovviamente, come al solito. avrei voluto dedicarci più tempo, scrivere un racconto vero e proprio.
ma non ho tempo. e allora prendo quel poco che ho, e lo getto con furia sui tasti.
ci tengo a precisare che è tutto, puramente, ed esclusivamente allegorico.