Un saggio filosofico
Da tempo immemorabile ho sviluppato una spiccata capacità introspettiva - acuita e perfezionata progressivamente - e allo stesso tempo riesco a cogliere le dinamiche naturali che caratterizzano il comportamento dell'uomo, e ancora più in generale mi ritrovo ad avere una prensione globale - anche se non dettagliata - della realtà.
L'uomo è un animale dotato di un sistema nervoso particolarmente sviluppato, non ha nulla di speciale, è un libro aperto scritto con caratteri comprensibili da chi indossa un certo tipo di occhiali.
I suoi bisogni, i suoi desideri possono essere facilmente analizzati, si può risalire alla loro origine, e una volta raggiunta tutta la *meraviglia* è destinata a spegnersi.
Anche l'amore, che viene unanimemente ammantato di scintillanti corollari e sentimentalismi, non ha proprio alcunché di speciale.
E neppure le credenze più o meno articolate... Se si passa dalla constatazione dell'esistenza di X e poi si risale fino alla sua origine, X verrà ridefinito, rivisitato, verrà accluso tra gli oggetti di cui si ha consapevolezza e da cui sono stati sfilati gli "abiti" che nella fase di pre-consapevolezza o non-consapevolezza li vestivano.
Si discute di libero arbitrio quando le nostre scelte "più proprie" - apparentemente frutto di autodeterminazione razionale - rispondono in nuce a esigenze istintuali, naturali, in un certo senso meccaniche, ma che razionalmente - e intendo una razionalità priva di consapevolezza - non cogliamo nella loro effettiva estensione e genesi, mentre qualora si cominciasse a indirizzare la nostra ragione in direzione della conoscenza e della consapevolezza potremmo effettivamente incamminarci verso un'ermeneutica lucida e critica di ciò che siamo, e più in generale di ciò che è.
Però questa *conoscenza consapevole* finisce con l'allontanarmi psicologicamente dalla realtà, ma non ontologicamente.
In altri termini io continuo a far parte di una realtà che sono portato a osservare sotto un vetrino.
Sono parte della realtà che indago e mi propongo di conoscere.
Per farvi un esempio pensate all'etologo che studia il comportamento di un animale... Io mi sento così... però nei confronti di tutto ciò che mi circonda.
Questo è un atteggiamento che allo stesso tempo mi allontana da ciò che indago, lo sento estraneo.
Qualsiasi cosa, una volta raggiunta dai tentacoli della consapevolezza, si fa più vicina e allo stesso tempo più lontana.
Io ti conosco, siamo parte della stessa realtà, ma ti sento estraneo.
Così come conosco me stesso e in un certo senso sono portato alle volte a estraniarmi pure da me stesso.
C'è una conoscenza che allontana.
M.M. 15/7/16